Chiesa e Monastero di Santa Chiara

RINTOCCHI BRONZEI: LE CAMPANE DI ORISTANO_02

Prosegue il viaggio nel mondo delle antiche campane delle chiese della nostra città…

 

Uscendo dalla Cattedrale, nell’attiguo Seminario diocesano, si è potuto rilevare la presenza di altre due campane di piccole dimensioni. La prima, alta 21 centimetri per 15 centimetri di diametro è posta all’ingresso principale ed ha una forma molto particolare, lunga e stretta, provvista di un lungo manico in alto. Nella tromba delle scale dello stesso edificio, tra il piano terra ed il primo piano, è presente un’altra campana di 30 centimetri di altezza per 24 centimetri di diametro, realizzata dalla ditta E. Bargozzi di Milano.

La nostra passeggiata prosegue verso la vicina chiesa conventuale di San Francesco d’Assisi ma, prima di giungervi, notiamo sulla destra un campanile a vela, posto sul fianco dell’Oratorio della Trinità, provvisto di un piccolo bronzo senza alcuna iscrizione della misura di 30 centimetri di altezza e 23 centimetri di diametro.

Nella cella campanaria del San Francesco sono presenti tre esemplari, tutti realizzati nel 1961. Prima di descriverli non possiamo non ricordare che, dal campanile della antica chiesa medievale ricostruita nelle forme attuali nel corso del XIX secolo, proviene la campana più antica di Oristano, oggi conservata nei locali del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e scampata alla distruzione.

Infatti, nel 1891 la campana, dopo essere stata ceduta da un padre del convento di San Francesco in cambio di una nuova, era stata ridotta in frammenti per essere fusa a Tempio Pausania dai fratelli Giorgio e Paolo Mutzu. Filippo Vivanet, allora commissario alle Antichità e Belle Arti della Sardegna, riuscì a bloccarne la fusione appena in tempo e, dopo la rivendicazione dell’opera da parte del Ministero per il Museo di Cagliari, nel 1893 i fratelli Mutzu furono costretti a cedere i frammenti. Dal 1894 la campana, restaurata, si conserva dove succitato.

Essa è decorata dalla sola iscrizione che occupa la parte superiore; disposta su tre registri e mezzo, è scritta in lingua latina: + ALPHA ET O(mega) MENTEM SANTAM SPONTANEAM HONOREM DEO ET PATRIE LIBERACI/ONEM HOC OPVS FECIT FIERI FRAT(r)IS (CH)R(is)OFORI ET VENER(a)BILIS FRATRES HELIE RENA(n)/TE D(omi)NO VGHONE IVDEX (Ar)BOREE TERTIO ANNO D(omini) MCCCLXXXII MARCUS DE PERUSIA/ME FECIT.

Detta la “martinella” venne fatta fondere nel 1382 dai due frati Cristoforo ed Elia, sotto il regno di Ugone III giudice d’Arborea, per la chiesa di San Francesco, dal maestro Marco da Perugia. Considerate le generose dimensioni dell’opera con i suoi 120 centimetri di diametro si crede si possa ipotizzare il soggiorno nell’Isola dei fonditori, limitatamente al periodo necessario per portare a termine il lavoro.

A ricordo di quest’opera nel 1961, i padri conventuali di San Francesco, fecero realizzare la campana posta attualmente nel lato sud e decorata con il ritratto di Eleonora d’Arborea, con la Madonna del Rimedio, con la quercia simbolo del Giudicato d’Arborea ed altri elementi di gusto neo-gotico. Alta 60 centimetri per 54 centimetri di diametro, riporta la seguente dicitura: A RICORDO DELL’ANTICA CAMPANA VOTIVA DELLA LIBERTA’ FUSA NEL 1382 ORA CONSERVATA NEL MUSEO DI CAGLIARI I FRANCESCANI ED IL POPOLO DI ORISTANO FECERO. ANNO MCMLXI.

Le altre due campane, una posta ad est e l’altra a sud, sono state realizzate dalla stessa fonderia, utilizzando il metallo delle antiche campane che vennero rimosse nell’aprile del 1961 e trasportate a Napoli. Presentano identiche decorazioni: putti con ghirlande ed altri elementi fitomorfi. Nell’esemplare a sud che misura 85 centimetri di altezza per 60 centimetri di diametro, l’iscrizione è la seguente: SANCTISSIMO CRUCIFIXO A NICODEMO DICTO COMMORANTIBUS DE FAMILIA P. AUGUSTINO PISCHEDDA GVARDIANO – P. COSTANTINO DEVILLA – P. MATHEO ZVCCA – P. HENRICO PALVZZI – P. THOMA PINNA – P. EMILIO MACCIONI – P. ALPHONSO MADEDDU – P. BERNARDINO FLORIS – Fr. ANGELO COSSU – Fr. SERAPHINO PIGA – Fr. ALPHONDO SANNA – PROVINCIALI P.M. AMBROSIO SANNA; sotto FONDERIA C(armine) CAPEZZUTO – NAPOLI ANNO MCMLXI.

In quella posta ad est che misura 70 centimetri di altezza per 64 centimetri di diametro, sotto l’immagine di Maria a mezzo busto, di San Francesco che riceve le stigmate e lo stemma francescano, troviamo la scritta: DIVO FRANCISCO ASSINIENSI DEVOTISSIMI FILII/PACEM ET BONUM CIVITATI ARISTANEI AD.PRECANTES DICAVERE/ANNO DOMINI MCMLXI DICATA.

Lasciata la chiesa di San Francesco si prosegue sulla via S. Antonio dove troviamo l’ex Asilo Infantile nel quale si trovava una piccola campana dedicata a S. Antonio Abate e datata MDLXXVIII.

Ancora oltre, a sinistra della facciata della chiesa, oggi denominata di San Mauro notiamo un altro campaniletto a vela priva purtroppo della campana; questa è stata trafugata diversi anni orsono e mai più ritrovata. Essa stava lì dal 1859 ma eseguita nel 1840 dalla rifusione di una più antica. Fu commissionata dal gremio dei Calzolai, che aveva allora sede nell’edificio da Antonio Marcia di Cagliari il quale la fuse per 62 lire e 10 soldi; era alta 54 centimetri per 40 centimetri di diametro presentava la seguente iscrizione: + SAN MAURO S.C.A.R.P.A.R.I. IN ONORE DELLA VERGINE ADDOLORATA- LA CONFRATERNITA.

Continuando la nostra camminata nel centro storico della città giungiamo alla chiesa medievale dedicata a Santa Chiara: nel campanile a vela che sormonta la facciata, si conserva una bella campana datata 1789. Alta 60 centimetri per 50 centimetri di diametro è riccamente decorata nella parte alta da elementi vegetali; in un unico registro si legge: + S. CLARA ORA PRO NOBIS A. 1789 +

Completano la decorazione una croce e l’immagine di una Santa che sorregge con la sinistra una grande foglia di palma, simbolo del martirio ed un elemento cilindrico merlato a sinistra simile ad una torre che identificherebbe la martire con Santa Barbara. All’interno del monastero delle Clarisse, nell’ingresso del coretto, si è potuto notare la presenza di una piccola campanella di 24 centimetri di altezza per 19 centimetri di diametro, che appare rifusa ma, nella parte medio bassa, presenta delle lettere in caratteri gotici sistemati alla rinfusa, tanto che la frase non è assolutamente leggibile. Evidentemente le lettere furono recuperate in occasione della fusione del bronzo antico ed riapplicate nell’odierna campana senza altra logica che quelle decorativa.

Poco lontano dalla chiesetta di Santa Chiara incontriamo un altro monastero di clausura ovvero quello delle suore Cappuccine ora occupato dalle Servidoras, edificato insieme alla chiesa a spese di Pietro Ibba nel 1738. Anche qui sono conservate due campane, una nel chiostro del convento, coperta da uno spesso strato di pittura verde che non consente rilevare la presenza di eventuali iscrizioni. L’altra è posta sul tetto della chiesa, sospesa ad un piccolo campanile a vela, datata 1956, misura 60 centimetri di altezza per 55 centimetri di diametro ed è decorata con l’effige dell’Immacolata Concezione entro ovale.