Le croci di Mauro Ferreri

Le croci di Mauro Ferreri

La Fondazione Oristano e l’Assessorato alla Cultura e al Turismo organizzano la mostra delle opere del noto pittore oristanese Mauro Ferreri

La Fondazione Oristano e l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Oristano organizzano la mostra “Le croci di Mauro Ferreri”, piccola esposizione di opere del noto pittore oristanese Mauro Ferreri, scomparso nel 2013.

Dal 14 al 18 aprile la mostra sarà ospitata nei locali dell’Ufficio informazioni dell’Assessorato regionale al Turismo, Artigianato e Commercio, in piazza Eleonora d’Arborea.

Le opere, tutte provenienti da collezioni private, rappresentano il tema della Settimana Santa. La mostra si compone di 3 crocifissioni, una processione e alcuni disegni preparatori. La scelta della selezione si è orientata verso la riscoperta di una parte di Ferreri sconosciuta alla gran parte del pubblico. Le crocifissioni sono databili tra gli anni ‘70 e i primi ‘80, la processione è del 2001. I quadri più vecchi in esposizione mostrano il giovane Ferreri esplorare tecniche e stili che abbandonerà nella sua produzione adulta e più nota. In alcuni tratti compositivi delle opere in esposizione si riscontra l’influenza dei grandi maestri oristanesi del ‘900.

In mostra sono presenti una crocifissione, esposta nel 1975 alla Pinacoteca Carlo Contini nella prima personale di Mauro Ferreri, presentata dal pittore Dino Fantini e recensita sulla stampa da Peppetto Pau, e due crocifissioni inedite. Una delle due è frutto di un recente ritrovamento fortuito in una intercapedine di un armadio appartenuto all’artista.

La mostra è ad accesso libero e può essere visitata negli orari di apertura al pubblico dell’Ufficio Informazioni Turistiche 10.00-13.00 / 15.00-18.00.

 

MAURO FERRERI

Nasce ad Oristano il 4 dicembre del 1957, in una famiglia della borghesia cittadina che annovera fra le sue fila unartista professionista, lo zio Sandrino Chiapasco. Mauro giovanissimo frequenta gli studi dei pittori Dino Fantini eAntonio Corriga, dai quali apprende preziosi suggerimenti. Si considera autodidatta, fino all’iscrizione negli anniOttanta all’Istituto Europeo di Design di Cagliari. Dedicandosi sempre più intensamente alla pittura ne fa una professione,lavorando in media otto ore al giorno per tanti anni. La sua produzione affronta temi religiosi, insieme anature morte e scorci, concentrandosi poi su quelli concernenti le tradizioni dell’isola e in particolar modo le peculiaritàdella sua Oristano amatissima: soggetto preponderante tra gli altri è la Sartiglia. Nonostante le sofferenzeinferte dalla malattia, produce un numero altissimo di opere, continuando a lavorare con grande fatica fino agliultimi giorni. Si spegne ad Oristano il 2 giugno del 2013.

LE CROCI DI MAURO FERRERI

L’esposizione “Le Croci di Mauro Ferreri” rievoca aspetti poco noti di un processo creativo, attinente alla fase embrionaledella pittura di Ferreri. Gli anni sono quelli della prima mostra pubblica, quando emerge in tutta spontaneità“l’incanto che il mistero religioso esercita in lui”. Nell’autunno del ’75 Dino Fantini lo presenta al pubblico della GalleriaCarlo Contini, e già la forte tensione drammatica del giovanissimo Ferreri si volge ad un topos della narrazionepittorica: la Passione di Cristo.L’attenzione è qui concentrata su soli tre lavori, che includono uno studio sulla Croce, realizzato in rapide grondantipennellate; una scena sul Golgota, inedita al pubblico, fortuitamente ritrovata dopo decenni; infine la precoce ‘Crocefissione’,nella quale lo stesso Peppetto Pau riconosce ‘quella schiettezza e quella tumultuosa improvvisazione’,presaga delle future ‘esperienze compositive e cromatiche’. Quale contrappunto alle opere giovanili, il tema sacroritorna ancora nella maturità con una ‘Processione’, tracciando un filo conduttore nella sua travagliata ricerca.Ferreri ha colto l’essenza dell’iconografia della Passione di Cristo nella sua percezione emotiva, prima che divenga,come accadrà qualche anno più tardi, forma riconoscibile: è la rappresentazione di una sensazione.In questa precisa fase della sua vita, personale e artistica, sembra rendere le sue opere delle “produzioni di sestesso”, in una dimensione che quasi trascende la realtà. Non per questo si tratta di uno spazio estraneo o irraggiungibileallo spettatore che è anzi compartecipe di quanto viene artisticamente e intimamente espresso: la morte diCristo è territorio comune di dolore per chi realizza l’opera e per coloro ai quali sarà destinata la sua osservazione