Monumenti di Barbagia 2
Continuiamo la nostra passeggiata virtuale nel cuore della Sardegna, nella certezza che le nuove aperture concesse in questa fase pandemica possano renderle realizzabili. La Barbagia è proprio dietro l’angolo in attesa dei tanti estimatori che ancora oggi potranno godere del verde smeraldo della sua natura.
Nel precedente contributo abbiamo preso visione delle tante domus de janas della Barbagia di Ollolai. In questo vedremo una classe di monumenti preistorici a carattere religioso non particolarmente frequenti, sia come numero che come area di presenza; parliamo dei menhir o perdas fittas secondo la tradizione popolare sarda.
In località Sa Itria in agro di Gavoi, inglobato nell’area del santuario dedicato a Nostra Signora d’Itria si trova un unico menhir sopravvissuto di una serie allineata di altri quattro o cinque; si eleva da terra per una altezza di metri 3,60.
Dobbiamo spostarci nel territorio di Fonni, in località Tramassunele ad una quota di oltre ottocentocinquanta metri, per trovare sei menhirs, un dolmen e una tomba di giganti. Di questi residui non si percepisce un allineamento certo anche perché di alcuni di essi si trovano solo parti residue e frammentate.
Di ben altra dimensione è la presenza di monumenti di età nuragica, infatti nella sola area di Ollolai ne sono presenti ben 43 con una densità di un nuraghe ogni due kmq con addirittura due nuraghi distanti tra loro meno di un centinaio di metri; cosa comunque non rara nell’Isola.
In questa disamina per ovvi motivi si prenderanno in considerazione solo alcuni di essi spaziando in tutti i territori di questa Barbagia di Ollolai onde invitare i lettori ad un approfondimento personale.
Come oramai abbiamo imparato, non tutti i nuraghi si presentano in condizioni tali a volte da essere addirittura riconoscibili; moltissimi di essi si elevano per pochissimi centimetri dal piano di campagna. Prenderemo pertanto in esame solo quelli ove l’edificio nuragico è ancora leggibile.
Ad una prima e semplice analisi vediamo che la maggior parte delle torri si trova in territorio di Fonni, dove brilla per magnificenza il villaggio e santuario di Gremanu risalente dal Bronzo Medio e ancora attivo fino alla Prima Età del Ferro posto a poco meno mille metri di quota.
Il sito, di eccezionale interesse, rappresenta l’unico esempio noto finora di acquedotto nuragico; l’area è stata indagata già a partire dal 1990 a cura della Soprintendenza archeologica ed il complesso si articola, a monte, da una serie di fonti e pozzi per la captazione e la raccolta delle acque, mentre a valle da una serie di templi con abitato.
Gremanu era verosimilmente un cosiddetto santuario federale, ovvero un’area in cui in occasione di festività particolarmente importanti, dovevano aver luogo incontri di fedeli provenienti da diverse parti dell’isola.
A monte una serie di pozzi e fonti avevano la funzione di convogliare, per mezzo di un articolato sistema di canalette, l’acqua a valle, mentre una vasca di forma rettangolare era utilizzata per i bagni rituali neri culti lustrali
L’area santuariale è delimitata da un recinto sacro lungo circa 70 metri, detto temenos, e presenta tre edifici templari.
In località Serra Isedelai si trova il rudere del nuraghe monotorre granitico di Biaceddu a poco più di novecentocinquanta metri di quota; il monumento, di tipo semplice è in buono stato di conservazione e si eleva su un pianoro intensamente sfruttato a pascolo. Questo nuraghe era già noto in antico con i nomi di Donna Maria e Maria.
Ci allontaniamo di poco per arrivare in località Gorolusu per trovare il nuraghe Carpidura; anch’esso è un monotorre in discreto stato di conservazione che sorge su un’area già occupata sin dal Neolitico, come testimonia la presenza di tre domus de janas già citate del precedente contributi. Nei pressi del nuraghe, in direzione nord-ovest, sono visibili le basi delle capanne del villaggio che doveva estendersi tutto intorno.
Un bellissimo nuraghe complesso lo troviamo in località Dronnoro, con una torre centrale provvista di tholos perfettamente integra, due torri laterali parzialmente distrutte ed un cortile centrale a cielo aperto di forma triangolare; un bastione rifascia e protegge le strutture.
Entriamo ora nel territorio del comune di Gavoi per trovare il nuraghe Castrulongu nella medesima località a ottocentottantacinque metri di quota; il nuraghe semplice è incastonato tra le rocce e collocato in posizione dominante al centro dell’altipiano di Sa Itria e di San Cosimo in un’area già frequentata in età Neolitica.
Rimaniamo ancora in area gavoese per trovare il nuraghe Talaighè a poco meno di mille metri di altitudine; è un monotorre in ottimo stato di conservazione malgrado una caratteristica quercia cresciuta sulla sua sommità che ne pregiudica la stabilità.