Il neolitico

Il neolitico

Questa volta entreremo nel bellissimo periodo storico che è il Neolitico di oltre 6000 anni orsono. Conosceremo le caratteristiche dei suo orizzonti culturali che appaiono incredibilmente attuali ancora ai giorni nostri per la freschezza delle forme e dei decori.

 

Agricoltura, allevamento, conservazione di scorte di viveri, sedentarietà, specializzazione e divisione del lavoro, forte crescita demografica, sono questi i mutamenti e i cambiamenti decisivi nell’evoluzione sociale ed economica dell’umanità, che caratterizzano l’età neolitica.
Questa “rivoluzione neolitica” ebbe inizio nel Vicino Oriente e in Asia Minore intorno al 9000 a.C. e dopo circa due millenni raggiunse il Mediterraneo occidentale. A quell’epoca le grosse ondate migratorie arrivarono anche nella nostra Isola.
Caratteristico “fossile guida” del primo Neolitico mediterraneo sono i frammenti di ceramica, su cui prima della cottura si eseguiva un motivo lineare, impresso di regola con l’orlo seghettato di un Cardium edule, una conchiglia molto comune nei nostri mari. Il luogo del primo importante sito di ritrovamento di questa ceramica impressa, o cardiale, ha dato il suo nome alla prima fase culturale neolitica della Sardegna: Su Carroppu, presso Carbonia; qui, sotto una ripida parete di roccia si rinvennero i resti di un piccolo gruppo di cacciatori e pastori che vi abitarono a partire dalla metà del VI millennio. Frammenti di panciuti vasi con decoro cardiale a motivo lineare, fasce e triangoli, ossa di cervo, cinghiale e montone e l’immancabile Prolagus Sardus come pure gusci di conchiglie e patelle, piccoli utensili in ossidiana. Il gran numero di altri luoghi di rinvenimento, quasi esclusivamente in caverne o ripari sotto roccia, dimostra che gli uomini fin dal primo Neolitico frequentarono non solo le regioni costiere, ma anche l’interno dell’Isola.
L’uomo preistorico era fortemente attratto dalla Sardegna non solo per l’abbondanza di prodotti della terra e dalle possibilità di caccia e pesca, ma anche dalla presenza del nostro vulcano spento quale era il Monte Arci con i suoi ricchi giacimenti di ossidiana.
Gli intensi rapporti commerciali e gli scambi culturali all’interno della Sardegna e con il continente avevano prodotto sull’isola, già nel Neolitico, una vita culturale molto varia. Gli scavi subacquei condotti nella Grotta Verde, presso Capo Caccia e le ricerche nella grotta Filiestru ci hanno fatto conoscere un’altra fase culturale neolitica, che si collega direttamente alla fase culturale di Su Carroppu.

 

La cultura di Bonu Ighinu

Per questo orizzonte culturale dobbiamo tornare indietro al 4000-3500 a.C.. Nella prima metà del IV millennio si può collocare attraverso il metodo della datazione al radiocarbonio, una nuova fase culturale che trae il nome dal primo ritrovamento presso la chiesa di Bonu Ighinu nei pressi di Mara, che si distingue per l’alta qualità delle ceramiche e, per la prima volta, utensili in osso finemente lavorati, idoletti femminili dal corpo volumetrico che sono perlopiù interpretati come raffigurazioni di una divinità femminile. Tutti gli elementi culturali essenziali presentano evidenti corrispondenze con altre culture contemporanee della Sicilia e della Francia meridionale.

Gli scavi condotti per l’apertura del cosiddetto canale scolmatore presso lo stagno di Cabras hanno portato alla scoperta del sito di Cuccuru is Arrius i cui reperti furono veramente eccezionali; sepolture singole in fosse o cavità tondeggianti scavate nell’arenaria i cosiddetti forrus, forreddus o furrighesos,dove l’accesso a queste tombe era dato semplicemente da uno stretto pozzo, chiuso da una lastra di pietra.

 

La cultura di San Michele di Ozieri, dal 3400-2700 a.C.

La più recente delle culture neolitiche della Sardegna porta il nome del suo primo importante sito di ritrovamento, ovvero la Grotta di San Michele presso Ozieri.
La sua collocazione all’età neolitica è oggi dimostrata senza dubbi da precise analisi al radiocarbonio malgrado la durata di questo periodo rimane oscuro in quanto nella fase più tarda compaiono materiali in rame ed argento.
Fin dal Neolitico nell’area mediterranea gli scambi culturali erano evidentemente assai più intensi di quanto oggi si possa immaginare e il quadro del commercio dell’ossidiana ne costituisce solo una prova. Dobbiamo perciò immaginare un Mediterraneo come un grande bacino culturale all’interno della quale la Sardegna e le regioni costiere vicine e lontane svilupparono culture indipendenti.
Risulta oggi sempre più chiaramente che le civiltà neolitiche di Bonu Ighinu e quella di San Michele costituiscono due fasi evolutive della stessa cultura; gli uomini vivevano allora come pacifici agricoltori, pescatori e pastori in caverne naturali oppure all’aperto, in villaggi non fortificati di capanne anche di un centinaio di unità, ed essi non sono rari proprio nel nostro Campidano. La ceramica della cultura di Ozieri rimane ad un livello tecnicamente perfetto ma si riconoscono alcune spiccate analogie con la cultura di Chassey della Francia meridionale.
Nei corredi funerari e nei vasi rituali di osserva una tale abbondanza di elementi decorativi che la loro lavorazione fa veramente pensare a un singolare fervore religioso; anche gli idoli femminili sono comuni alle due culture. Dopo gli scavi a Cuccuru is Arrius sappiamo che gli esemplari di tipo volumetrico sono da attribuire alla cultura di Bonu Ighinu e quelli di tipo cicladico alla cultura di Ozieri.