La montagna di vetro

La montagna di vetro

Ci rispostiamo verso l’interno del nostro territorio dopo aver visitato le aree umide costiere; l’obiettivo che raggiungeremo è il vicino Monte Arci, a pochi chilometri da Oristano, una montagna ricca di elementi storici e naturalistici eccezionali.

 

“I primi albori incominciavano a schiarire l’orizzonte quando usciti da paese verso nord, iniziammo l’ascensione del Monte Arci, lungo un sentiero che ci portò sulle prime appendici collinose della montagna, parte coperte da olivi colossali e parte coltivate a cereali; poi, lungo un costone denso di cespugli, ad un bosco di belle e poderose querce e ricco di piccole sorgive di ottima e limpidissima acqua.

Tratto tratto ci fermavamo non solo per riprendere fiato, ma per osservare il magnifico panorama che si stendeva e si ampliava sempre più dinnanzi ai nostri occhi: era tutta la Marmilla con i suoi numerosi paeselli biancheggianti fra il denso verde d’infiniti campi di frumento, e poi la linea dritta dell’altipiano della Giara di Gesturi, e dietro a questa, lontano, le cime candide di nevi della catena del Gennargentu, che spiccavano nitidissime nella purezza azzurrina del cielo. Giungemmo così ad un sentiero incassato fra le rocce trachitiche, in località Sonnixedda, tutto cosparso di ossidiana, detta comunemente vetro dei vulcani. Sotto ai nostri piedi mandavano un suono caratteristico, tale che ci parea camminare su rottami di bottiglie di vetro nero. Il filone di questa pietra ne attraversa la strada, ed è stata l’unica sorgente, della quale si servirono i primi abitatori della Sardegna per fabbricare i loro coltelli primitivi e le punte delle loro frecce, che si rinvennero in tutte le abitazioni dell’uomo del paleolitico e neolitico”.

Così Emilio Lucchi di Pozzomaggiore, chimico di formazione ma narratore di viaggi in Sardegna ed esperto di arte medievale, descriveva nel 1930 l’inizio della passeggiata che lo avrebbe portato dal centro abitato di Ales alla sommità del Monte Arci, fino a permettergli di scorgere “tutta la piana di Oristano, tutta la città, dominata dalla cupola della Cattedrale luccicante ai raggi del sole, e attorniata da un gran numero di paesi; e più lontano il grande arco del vastissimo suo golfo…”

Questa descrizione esalta le caratteristiche che il Monte Arci conserva ancora oggi: posizione, singolarità geologiche, risorse. Situato al limite sud-orientale della nostra provincia funge da elemento separatore fra le propaggini piane del Campidano di Oristano, i dolci rilievi collinari della Marmilla e il confinante Grighine, senza quasi soluzione di continuità. Come gran parte delle montagne sarde, anche questa deve il suo appellativo non tanto all’altezza quanto alle asperità delle forme.

Se la punta di Sa Trebina Longa supera di poco gli 800 metri di altezza, l’aspetto del monte è però molto variegato e talvolta tormentato; infatti alterna zone dalle forme estremamente dolci, soprattutto nella parte che guarda la Marmilla, a parti molto aspre come quelle del versante occidentale.

Dal punto di vista geologico il Monte Arci è il risultato di diverse effusioni vulcaniche, succedutesi in momenti diversi, che hanno formato masse trachitiche e riolitiche; Trachite e basalto sono conseguentemente gli affioramenti rocciosi che ancora oggi un paesaggio molto suggestivo coperto anche da una variegata vegetazione che cambia a seconda delle altitudini: leccio misto ad agrifoglio e sughera.

Sin dà tempi remotissimi questa montagna ha giocato un ruolo determinante come luogo di raccolta nelle sue “miniere” di ossidiana, il mitico oro nero della preistoria, elemento importantissimo per la costruzione di armi da taglio ed armi. La diffusione di questo preziosissimo vetro vulcanico in gran parte del bacino del Mediterraneo testimonia, già dal Neolitico, l’importanza dei traffici economici legati all’isola fin dalle età più lontane. L’ultima attività vulcanica di superficie del vulcano Arci (da circa 3 a 1,8 milioni di anni fa) ha dato origine a questo incredibile vetro, grazie al rapido raffreddamento subito dal magma durante la sua fuoriuscita dalla crosta terrestre. Questo vetro naturale vulcanico è soprattutto di colore nero ma lo si trova anche di diverse altre colorazioni, compresa la rara ossidiana “a fiocco di neve”per le sue inclusioni bianche.

Nel versante del comune di Masullas si trova la “miniera” più ricca denominata Conc’e Cannas; questa località, situata nel fronte meridionale del Monte Arci tra due strette valli che confluiscono nel Riu Cannas, assume una notevole importanza sia dal punto di vista paesaggistico, poiché i diversi costoni, in continuità con le rocce della località Su Columbariu, presentano la stessa caratteristica tafonatura della roccia, sia storico-culturale, in quanto quest’area ha restituito il giacimento di ossidiana più vasto e della migliore qualità di tutto il Mediterraneo.

A noi che trattiamo soprattutto di archeologia il Monte Arci si apre come un vero museo a cielo aperto, con millenni di storia dell’uomo presente a 360 gradi. Non vi è territorio che non contenga preziose testimonianze caratterizzate spesso da peculiarità che ne attestano l’importanza. Oggi noi fatichiamo spesso per giungere in aree già frequentate in età neolitica per l’estrazione an plein air della già citata preziosa ossidiana fino a giungere agli insediamenti nuragici con le relative torri spesso in cima a erte salite, dove il controllo del territorio era essenziale.

Come detto, da semplici nuraghi monotorre a costruzioni di architettura più complessa e raffinata fino al megalitismo funerario presente con le tombe di giganti, tanto che sarebbe arduo tentare di stilare un elenco delle tante emergenze che si potrebbe facilmente tralasciarne qualcuno all’interno del grande parco regionale, la cui superficie è di 270 chilometri quadri e comprende il territorio di undici Comuni dell'Oristanese quali Ales, Marrubiu, Masullas, Morgongiori, Palmas Arborea, Pau, Santa Giusta, Siris, Usellus, Villaurbana e Villaverde.

I sentieri che si snodano al suo interno sono spesso contrassegnati con la specifica segnaletica che agevola gli amanti del camminare all’aria aperta; dai semplici camminatori a quelli più esigenti amanti dei lunghi trekking fino agli appassionati di escursionismo in mountain bike, che trovano percorsi adatti ognuno alle proprie capacità tecniche.

Una montagna carica di elementi culturali e naturalistici come i grandi alberi o le tante cascate che proprio grazie a questa stagione estremamente piovosa ha visto trasformare i tanti rii presenti in piccoli fiumi.

L’attuale situazione pandemica, che ci vede spesso relegati nelle nostre abitazioni senza possibilità di poter effettuare lunghi spostamenti, potrebbe vedere il vicino Monte Arci come metà per trascorrere delle piacevoli ore in tutta sicurezza.