I cartaginesi 1

I cartaginesi - parte 1

Nel passato contributo vi abbiamo raccontato dell’arrivo dei Fenici in Sardegna nella Prima Età del Ferro; ora la storia prosegue con una vera conquista e relativa colonizzazione dell’Isola da parte dei Cartaginesi. Da questo momento entreremo nella Sardegna Punica. Iniziamo con la prima parte di questa lunga storia

La storia delle libere colonie fenicie in Sardegna durò poco meno di tre secoli e fu la storia di città sorte in funzione del commercio marittimo, in origine semplici scali permanenti divenuti gradatamente veri centri urbani, disseminati lungo tutte le coste dell’isola e dotati di una grande forza di espansione commerciale.

Non sappiamo se l’intervento armato cartaginese in Sardegna sia stato richiesto dai Fenici residenti nell’isola, ma certo Cartagine sarebbe intervenuta in ogni modo, perché il controllo delle coste sarde era allora essenziale per il suo commercio.

Lasciare che altri si impossessassero di quelle coste significava abbandonare in mano di concorrenti stranieri l’importante ponte marittimo che la collegava all’Italia centro-occidentale, dove ormai gli Etruschi avevano creato una vera nazione, e attraverso le Baleari, alla penisola iberica.

Cartagine dunque doveva intervenire e lo fece verso la metà del Vi secolo a.C. mandando in Sardegna un condottiero che gli storici greci e romani chiamano Malco, ignorando il vero nome di chi guidò nell’Isola il primo corpo di spedizione cartaginese, ma sappiamo che era un personaggio molto importante, se aveva addirittura il diritto di fregiarsi del titolo regale forse valsogli alcuni anni prima conducendo a termine vittoriosamente una guerra contro i Greci di Sicilia, assicurando a Cartagine il dominio su una grande parte di quell’isola.

In Sardegna però egli non ebbe altrettanta fortuna e fu ripetutamente sconfitto, forse impreparato al genere di guerra che lo attendeva nell’isola, dove non solo dovette combattere contro un popolo dal grande coraggio quale erano i Protosardi ma anche per la diversa strategia di guerra solitamente adottata.

In Sardegna Malco trovò un terreno montagnoso e selvaggio, a volte paludoso e coperto di vegetazione e più di novemila fortezze difese da un popolo di pastori guerrieri, rude e bellicoso, abituato alla guerriglia e all’imboscata.

Probabilmente proprio questo complesso di fattori, umani, militari e geografici portò alla confitta del condottiero cartaginese; è certo che la prima guerra cartaginese in Sardegna fallì totalmente e l’esercito di Malco tornò in Africa senza aver potuto allontanare dalle città fenicie dell’isola i pericoli che le minacciavano.

Non molto tempo dopo però la situazione mutò profondamente; Cartagine infatti non aveva rinunciato al suo piano di conquista dell’isola e superata la crisi condusse le cose in modo da affermare per sempre in Sardegna il proprio saldo e incontrastato dominio.

L’integrazione etnica sardo-punica, che qualcuno definisce anche come l’africanizzazione della Sardegna, fu certamente la conseguenza della penetrazione capillare operata dai coloni inviati da Cartagine nell’Isola, penetrazione che doveva inevitabilmente favorire le unioni miste.

L’organizzazione sociale che abbiamo attribuito alla Sardegna fenicia è sostanzialmente la stessa che, attraversi le fonti, dobbiamo attribuire alla Sardegna punica; così è documentata l’aristocrazia attraverso epigrafi poste da personaggi che ostentano prestigiosi antenati così come le iscrizioni rinvenute a Sulky, a Tharros ed a Olbia.

L’esistenza nella Sardegna punica della categoria servile più bassa, cioè quella dei veri e propri schiavi è attestata dalle fonti classiche; ne facevano parte i ribelli libici deportati e i prigionieri di guerra, fra i quali si trovavano anche indigeni sardi, catturati durante le guerre condotte da Cartagine nell’Isola.

L’organizzazione politica della Sardegna sotto il dominio di Cartagine ci è nota attraversa una scarna documentazione fornita in parte dalla letteratura classica e in parte dalla archeologia in cui risultano presenti dei funzionari che Cartagine inviò nell’isola già nel VI secolo a.C.; la presenza continua di Cartagine in Sardegna doveva essere assicurata da due categorie di pubblici ufficiali: gli scribi e i comandanti militari. I primi erano veri e propri cancellieri che compilavano e registravano atti ufficiali e tenevano la contabilità dello Stato; i secondi erano coloro i quali dovevano garantire la protezione contro nemici esterni ma anche di scoraggiare, reprimere e punire all’interno di quei territori ogni eventuale ribellione o trasgressione della legge cartaginese.