I cartaginesi - parte 2

I cartaginesi - parte 2

Continuiamo la conoscenza dei punici in Sardegna e questa andiamo a scoprire come la nostra Isola fu governata per i tre secoli della loro dominazione.

 

Per mezzo di pubblici ufficiali appartenenti alle tre differenti categorie quali quella politico-diplomatica, quella amministrativo-fiscale ed infine quella militare, Cartagine esercitò per tre secoli il suo potere in Sardegna.

Oltre alla amministrazione statale, però, è documentata nella Sardegna punica anche una amministrazione municipale e l’epigrafia rinvenuta ce ne dà conferma; da questa si deduce che, almeno dal IV secolo a.C. nelle città sarde era istituita, sull’esempio di Cartagine, la suprema magistratura. Ogni anno venivano eletti due giudici o sufeti, che davano il nome all’anno, come accadeva con i consoli a Roma.

I documenti epigrafici, oramai numerosi, attestano la presenza di sufeti nelle città costiere di Karalis, Nora, Bithia, Sulkis, Tharros ed anche in un insediamento interno presso San Nicolò Gerrei ancora sconosciuto.

Come a Cartagine anche nelle città della Sardegna punica, i sufeti erano senza dubbio i primi cittadini, ufficialmente a capo della città; ma non vi è motivo di ritenere che i loro poteri fossero più ampi di quelli di cui erano investiti gli stessi della capitale africana, dove si limitavano a convocare e presiedere le assemblee degli anziani e del popolo, ad amministrare la giustizia, ad assolvere forse a qualche funzione sacerdotale ed comandare gli eserciti.

E’ molto probabile anzi che questi sufeti provinciali avessero poteri ancora più limitati, dovendo tenere conto del potere non solo dell’aristocrazia locale ama anche dello stato cartaginese, presenti sul posto con i suoi rappresentanti ufficiali. E’ specialmente improbabile che assolvessero funzioni militari, dalle quali del resto erano spesso esonerati i sufeti della stessa Cartagine.

Oltre ai sufeti, è documentata dall’epigrafia punica isolana, anche una assemblea di anziani, attestata per Sulcis da una lastra bilingue punico-romana del I secolo a.C. che però rispecchia l’ordinamento politico dell’età cartaginese.

Mancherebbero invece espliciti riferimenti all’assemblea popolare; del resto la mancanza di documenti epigrafici relativi a tale assemblea non desterebbe meraviglia, data la scarsa importanza politica di tale assemblea nella stessa Cartagine.

Appare interessane notare che Cartagine adottò nei confronti dei economici e militari della Sardegna provvedimenti uguali a quelli adottati nei confronti dei problemi economici e militari dei territori africani soggetti al suo dominio; sappiamo infatti dal testo di un trattato stilato con Roma nel 509 a.C. che anche in quei territori d’Africa i mercanti stranieri non potevano concludere alcun affare se non davanti ad araldi o a scribi cartaginesi, che controllavano e garantivano la trattativa a nome dello Stato.

Nel prossimo contributo esploreremo la famiglia e la vita privata.