Statuetta maschile itifallica da Tharros

Statuetta maschile itifallica da Tharros

Dalla necropoli meridionale di Tharros proviene una statuetta di orante ignudo appartenente alla metà del V sec. a.C.

 

Fanno parte del repertorio ampio e complesso della coroplastica fenicia e punica in Sardegna, le figurine in terracotta legate alla sfera religiosa, sia di carattere colto, sia popolare, attestate nelle aree sacre, funerarie ma anche abitative.
Tali statuette attribuite alla categoria degli ex voto che i fedeli dedicarono alle divinità per guarire dalle malattie, possono essere classificate in base alla tecnologia di fabbricazione; a mano, a stampo, o al tornio con l’applicazione di elementi in argilla relativamente ad alcune parti anatomiche.
Le statuette al tornio con corpo ovoidale o campaniforme strombato e aperto nella parte inferiore, costituiscono una produzione caratteristica di matrice orientale che trova notevoli corrispondenze fuori della Sardegna e precisamente a Cartagine, Mozia ed Ibiza.
Tra i materiali dell’Antiquarium Arborense è esposta una figurina in argilla,  di colorazione nocciola rosata, lavorata al tornio, raffigurante un personaggio maschile orante ignudo. La testa di forma cilindrica, il cui volto è caratterizzato da occhi e bocca forati realizzati mediante un punteruolo, presenta orecchie mento e naso prominenti, applicati successivamente alla modellazione.
Dalla base strombata del capo, sorge il corpo, arrivando alla massima espansione all’altezza della spalle, l’organo sessuale maschile, così come le braccia sono anch’essi applicati, il braccio destro è flesso, poggiato al petto in posizione orante, il braccio sinistro doveva congiungersi al capo a sostenere una lucerna, rappresentando l’unica attestazione tharrense di una tipologia ben documentata in Sardegna (Nora, Bithia, Monte Sirai, Sulci, Neapolis, Narbolia, Nuraxinieddu, San Vero Milis, Seneghe, Cornus), Sicilia (Mozia), Africa (Cartagine, Utica) e, soprattutto, Ibiza (santuario dell’ Illa Plana).

La tipologia delle statuette, pur essendo i “vasi” verosimilmente prefabbricati, lavorati alla ruota del tornio, i cui solchi orizzontali sono chiaramente visibili all’interno, presentano caratteristiche individuali, sicché nessuna può dirsi identica all’altra. Il reperto custodito nell’Antiquarium trova corrispondenze e confronti con altri esemplari provenienti da aree diverse per alcuni tratti peculiari; la resa degli arti e delle altre parti applicate e plasmate a mano, creano delle superfici continue, quasi a mimetizzare le parti di riporto dando l’impressione di un pezzo unico.
Prendendo in considerazione gli esemplari di Mozia, in riferimento alla lucerna, mancante nel nostro esemplare, questa appare sia posta sul capo, sia sorretta dalle braccia, era nella maggior parte dei casi bilicne con i due beccucci volti anteriormente, sempre rigorosamente plasmata a mano e con piattello molto basso ed orlo ribattuto, di difficile collocazione cronologica data la morfologia comune e poco caratterizzante. Ma altre statuette si distinguono per il diverso numero di lucerne, e la loro collocazione variabile (abbiamo esempi di statuette recanti una lucerna sul capo e due sulle spalle).

Le figurine, una volta completate in ogni dettaglio, potevano essere rifinite con una ingubbiatura chiara, e dipinte, la decorazione molto spesso consisteva in bande di colore rossastro o rosso-bruno, le bande rosse potevano incrociarsi sino a formare delle ampie x sul petto, sulle spalle e sul capo. La pittura poteva impegnare la faccia per intero, oppure la decorazione a strisce distanziate e parallele poteva presentarsi sulle braccia. Purtroppo lo stato frammentario di questa tipologia di statuette in genere non permette una ricostruzione completa di queste decorazioni se non dopo il restauro. La pittura a strisce rossastre, soprattutto parallele, è presente su alcuni artefatti del Nord Africa, di Ibiza e di Narbolia.

Bibliografia
A .C. Fariselli 2019,  Le terrecotte figurate, Il tempo dei fenici. Incontri in Sardgna dall'VIII al III secolo a.C. a cura di: C. Del Vais, M. Guirguis, A. Stiglitz
S. Moscati 2005, Fenici e cartaginesi in Sardegna a cura di P. Bartolini
M. L. Uberti 1973; Mozia – VII, Rapporto preliminare della Missione congiunta  con la Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale di A. Cascia, V. Tusa, M. L. Uberti.
R. Zucca 1998,  Antiquarium Arborense, Sardegna Archeologica, guide ed itinerari