Scheda: Luogo - Tipo: Edifici monumentali

Complesso di San Filippo

Complesso di San Filippo. Disegno di Mauro Ferreri, piazza de sa Majoria.

Il complesso di San Filippo, oggi interamente scomparso, comprendeva la torre omonima, la porta a Mari e una possente fortezza, che protegge l’ingresso Sud della città e la Reggia Giudicale.

Piazza Manno

 


Lat: 39.901327 Long: 8.591940

Costruzione: XIII Sec. (1200-1299)

Categorie

  • giudicato | porta | demolizione | carcere | torre | mura | edificazione

Il progetto unitario

Il complesso difensivo di San Filippo viene realizzato per volontà di Mariano II de’ Bas-Serra nel 1293, come tramanda l’epigrafe commemorativa oggi conservata nell’Antiquarium Arborense. Poco tempo prima nell’anno 1290, viene ultimata la torre di San Cristoforo che protegge l’accesso Nord alla città.
Un progetto unitario descritto a più riprese nei documenti ottocenteschi d’archivio: i problemi strutturali segnalati nelle delibere del Consiglio Civico chiariscono come il cedimento della muratura di uno dei tre corpi di fabbrica abbia causato danni anche agli altri due. La stessa epigrafe cita chiaramente le tre strutture. I rilievi planimetri e una litografia dell’epoca ci aiutano ugualmente a comprendere la natura del complesso, andato quasi del tutto perduto nel corso di pochissimi anni. L’area del complesso interessa le attuali piazza Manno, il primo tratto di via Angioi e di via Solferino.
Una torre simile a quella di San Cristoforo si innalza possente sul fianco di un edificio a pianta irregolare. Questo edificio delle dimensioni di 26 x 19 metri, possiede pareti possenti di 3 metri di spessore e quasi 10 metri residui in alzato. Non conosciamo in effetti la sua reale mole , che nel 1827 si presenta già priva delle coperture. Variamente indicato come “castello”, si tratta di una piccola fortezza che deve garantire la difesa di un’area ben più vasta. Le opere difensive controllano una porta urbica, non già la porta sottostante la torre come nel caso di Porta Ponti, bensì una struttura a sé. La Porta a Mari ha una pianta quadra di circa sei metri per lato e un doppio fornice, possiede inoltre un doppio sistema di chiusura a portale con due ante e saracinesca/grata ed è dotata di ponte levatoio: come sembrano suggerire gli scassi aperti nel paramento esterno, visibili nelle foto di repertorio. La tecnica muraria è quella impiegata nelle altre opere difensive: una muratura a sacco in pietrame misto e malta, rivestita esternamente da lisci cantoni di arenaria dorata.

 

Le molteplici funzioni

La funzione del baluardo di San Filippo non è solo quella di proteggere la città e la vicina Reggia Giudicale con la piazza de sa Majoria, ma di avere un punto privilegiato di controllo e di osservazione sulla strada che conduce a Sud verso gli approdi marittimi di Santa Giusta e Cagliari.
I documenti del primo Trecento non aiutano a chiarire lo stato di avanzamento dei lavori del complesso, ancora in corso alla morte di Ugone II (1335) ma certamente completati sotto Mariano IV (1353). Dai Procesos contra los Arborea, i procedimenti giudiziari della  Corona di Aragona contro i nostri giudici, documenti ricchi di testimonianze sulla Oristano del XIV secolo, ci informano infatti su alcune opere di rafforzamento o completamento delle fortificazioni cittadine volute da Mariano IV d’Arborea.
Ben presto il complesso di San Filippo, protagonista della storia arborense, si mostra adatto a ospitare dei prigionieri: nel 1363 il giudice rinchiude nella torre il fratello Giovanni e il nipote Pietro, che rappresentano una minaccia per il destino del regno. Nel XVI secolo si hanno le prime notizie di un sistematico uso della torre di San Filippo come carcere, unitamente alle prime lamentele dell’autorità civica sul precario stato di conservazione del complesso: nel 1515 la fortezza minaccia di crollare completamente. Nel 1571 niente pare essere migliorato, sebbene nel 1557 fosse stato presentato il progetto dell’ing. Rocco Capellino per riparare ed adeguare le mura della città, nell’intenzione di irrobustirla con dei bastioni stellati. Il progetto non viene realizzato e il degrado delle mura prosegue nei secoli successivi.
Nel corso del Settecento si ha notizia di lavori di risistemazione della strada e della piazza, il cui piano di calpestio si solleva notevolmente in seguito al riempimento di piccoli acquitrini e di quello che rimane del fossato ormai diventato inutile. Alcune relazioni della fine del secolo ci informano sull’uso costante della torre come carcere, i cui piani ospitano rispettivamente celle maschili e femminili. Durante il giorno i detenuti circolavano liberamente nel cortile, ovvero tra le murature superstiti della fortezza, a cielo aperto.

 

Le demolizioni ottocentensche

Grazie alla perizia del complesso stilata nel 1831 dall’ing. Pau e da alcuni disegni eseguiti trent’anni dopo, è possibile verificare lo stato delle strutture, ormai circondate da una serie di piccoli ambienti di proprietà privata addossati alle mura, e di alcuni antistanti la torre. Questa è preceduta da un cortiletto o piccolo loggiato. Alcune guardiole si trovano tra la torre e la Reggia. Negli stessi rilievi è indicato un vano adibito a cappella delle carceri, benché la dedicazione della torre a San Filippo, unitamente a quella di San Cristoforo per Porta Ponti, dipenda dalla presenza di un dipinto o un’immagine sacra qui conservata e non dall’esistenza di un luogo di culto addossato alla porta, come è stato proposto.
Negli anni ’70 dell’Ottocento si verificano dei crolli delle strutture, che rendono necessario trasferire provvisoriamente le carceri femminili nei locali del vicinissimo convento di San Giovanni Evangelista. Da questo momento in poi il Consiglio Civico discute con sempre maggiore frequenza della demolizione dell’intero complesso. Da un lato non vi sono fondi necessari per il ripristino degli ambienti, dall’altro le antiche mura cittadine cominciano ad essere viste come un ingombrante impedimento: la piazza deve essere ridisegnata e le via aperte sulla strada principale.
Dopo vicende alterne legate a nuovi crolli e alle pressanti richieste dei consiglieri, l’intero complesso viene definitivamente smantellato tra il 1906 e il 1909, ricavando materiale da costruzione per altri edifici cittadini. Entro questa data, le carceri vengono trasferite nell’ex Reggia Giudicale, poco prima che si realizzasse il nuovo corpo di celle per i detenuti affiancato a questo edificio.