Scheda: Luogo - Tipo: Edifici monumentali

Seminario Arcivescovile di Oristano

Seminario Arcivescovile di Oristano. Foto di Gianfranco Casu_SarGea. ©Archivio Fotografico MuseoOristano

Il Seminario Arcivescovile di Oristano è uno tra i maggiori edifici del centro storico e tra le più importanti istituzioni cittadine e diocesane. Fondato nel 1712, ha ormai superato i suoi primi 300 anni di attività.

Piazza Duomo


Lat: 39.902722 Long: 8.589577

Costruzione: XVIII Sec. (1700-1799)

Categorie

  • fabbricato | edificio religioso | palazzo

La fondazione

La storia del Seminario Arcivescovile di Oristano inizia un secolo prima della sua effettiva fondazione. Nel 1619 l’arcivescovo Antonio Canopolo  riserva ai chierici oristanesi alcuni posti nel collegio da lui eretto a Sassari, con il pretesto che il clima insalubre del territorio di Oristano non rende possibile la creazione di un istituto di questo genere. Per tutto il XVII secolo sono numerosi i richiami dei pontefici agli arcivescovi arborensi, richiami che vengono presi in considerazione solo nel secolo successivo.
La città di Oristano deve attendere l’episcopato di Mons. Francesco Masones y Nin (1704-1717) per ottenere nel 1712, la fondazione del Seminario Arcivescovile sotto l’invocazione di Santa Maria Assunta. Il primo edificio, assai modesto e ridotto alla capacità di quattro posti per gli studenti, resiste per diversi decenni. L’arcivescovo Del Carretto (1746-1772), avverte l’esigenza di rinnovare il fabbricato mettendosi in contatto con il padre gesuita Emanuele Rovero, colto personaggio dotato di grandi conoscenze in materia di architettura e calcoli statici. Il Rovero non è un vero e proprio architetto, ma nonostante questo è l’unico personaggio presente in Sardegna informato sulle moderne soluzioni architettoniche impiegate nel Nord Italia. Il suo progetto, semplice ma pratico, viene tenuto in gran considerazione nei decenni immediatamente successivi. Ma la nuova fabbrica del Seminario è un affare troppo complesso perché un solo progetto soddisfi pienamente le esigenze dell’Arcidiocesi. Per questa ragione una serie di nuovi incarichi vengono affidati agli architetti Giuseppe Viana e Carlo Maino, entrambi già attivi nell’Isola. Le soluzioni assai differenti tra loro, vengono esaminate dal piemontese Carlo Andrea Rana, architetto regio a cui vengono inviati i progetti nel 1778. Tra i problemi principali vi è quello della scala interna, le cui dimensioni sono state sacrificate per errate scelte in fase di realizzazione. Una notevole spinta ai lavori negli anni ’70 del Settecento si ottiene per iniziativa di Mons. Malingri, i cui progetti coinvolgono l’intera area: Cattedrale, Palazzo Arcivescovile, Seminario. La fabbrica settecentesca si conclude solo nel 1794, quando l’arcivescovo Cusano inaugura definitivamente la struttura.

 

La fabbrica settecentesca

Nel corso del Settecento il Seminario assume l’aspetto attuale: un ampio fabbricato con pianta a “C”, il cui lato aperto è esposto alla via Cagliari. Un nudo paramento a vista in opera mista di pietrame, laterizi e calce, mai intonacato, è scandito da quattro monumentali paraste, terminanti in una semplice cornice di marcapiano. Un timpano recante al centro l’albero deradicato simbolo dell’Arcidiocesi, aggiunto nel primo Novecento e ancora assente nelle fotografie di repertorio. L’austero aspetto del prospetto è movimentato dalla sola scalinata a due rampe in calcare, opera del Sartorio, e dalla cornice trachitica del portale, opere realizzate in occasione dei primi duecento anni dell’istituto (1912).
Il seminario è comunque ben lontano dall’essere concluso. Infatti solo l’opera di Giovanni Maria Bua, arcivescovo arborense del primo Ottocento, rende possibile un effettivo completamento delle strutture. Bua coinvolge nei suoi progetti il giovane architetto Giuseppe Cominotti, portando al novero della fabbrica un altro tra i maggiori nomi della storia dell’architettura sarda. L’attività del Cominotti interessa soprattutto l’ala occidentale del Seminario, progettata a più riprese ma fino a quel momento mai realizzata. Oltre alle esigenze di spazio perché il Seminario conta sempre più studenti, si deve ancora collocare all’interno della struttura una dignitosa cappella. Si decide di demolire l’antico Oratorio delle Anime del Purgatorio, una struttura giudicata poco capace staticamente, per recuperare lo spazio necessario. La cappella ospita una grande tela ovale con la Beata Vergine Immacolata, opera del Marghinotti. Anche in questa occasione il Bua, come il Malingri, intende dare un nuovo volto all’intera insula episcopalis, con modifiche al prospetto del palazzo Arcivescovile.

 

Il nuovo millennio

Conclusi i lavori del Cominotti, per l’intero arco del XX secolo proseguono le modifiche e gli adeguamenti, tra i quali spicca certamente la realizzazione di una nuova e più ampia cappella, intitolata a San Luigi Gonzaga. La cappella viene realizzata sotto l’episcopato di Mons. Fraghì, che la consacra nel 1957.
Con il nuovo millennio si manifesta la necessità di ulteriori adeguamenti e restauri, promossi dall’arcivescovo Tiddia e da Mons. Ignazio Sanna. Si rendono fruibili le collezioni del Seminario accumulate nei trecento anni di storia: la collezione archeologica, dono dell’avvocato Efisio Pischedda; la collezione di strumenti scientifici di laboratorio e un notevole fondo librario, dono della famiglia Cadoni di Oristano; la collezione numismatica, con oltre mille pezzi; quella delle armi d’epoca (a partire dal XVII-XVIII secolo). L’ingente patrimonio storico-artistico conservato in Seminario, include una delle più grandi biblioteche di volumi rari dell’Isola, oggi è posto disposizione degli studiosi grazie anche al censimento promosso dalla CEI pochi anni addietro.
La collezione artistica, comprendente simulacri del XVIII secolo, dipinti, argenti e paramenti sacri di grande importanza, recentemente studiata, ha visto la luce in una prima esposizione al pubblico in occasione dell’inaugurazione del Museo Diocesano Arborense (2015), ormai in funzione.