Le zone umide nell'oristanese

Le zone umide nell'oristanese

Una caratteristica primaria del territorio sardo è quella degli ambienti umidi sulla sua costa come gli stagni, le lagune e le saline. Il territorio di Oristano è quello, fra tutte le province sarde, in cui si trovano gli stagni maggiori; andremo a scoprire l’importanza che questi specchi d’acqua rappresentarono per l’uomo antico e ancora quanto rappresentino come patrimonio ambientale e naturalistico per noi uomini moderni.

 

 

Stagno di Cabras
Inizieremo il nostro percorso “umido” con il maggiore degli stagni sardi; i circa 2000 ettari del suo stagno, su mar’e Crabas come viene definito dai cabraresi, rappresentano l’ambiente palustre più importante della Sardegna ed uno dei principali d’Europa. Si tratta di un grande specchio d’acqua in comunicazione, attraverso canali naturali, con il mare, in cui la salinità è abbastanza bassa, tanto che la vegetazione che lo circonda ha le caratteristiche degli ambianti d’acqua dolce.
Vi risultano abbondantissime le specie legate, per ragioni di vita e di nidificazione, al canneto; fra questi si ricorda il fistione turco dove a Cabras si registra la maggiore densità di coppie nidificanti in tutta Italia; molte sono le anatre selvatiche, il germano, l’alzavola e la folaga.
La storia, o meglio la preistoria dello stagno, alla luce delle scoperte archeologiche avvenute alla metà degli anni ’70, ha confermato la presenza dell’uomo lungo le sue sponde sin da età assai remote.
I ritrovamenti più antichi sono ora custoditi nell’isolotto di Cuccuru is Arrius risparmiato dalla apertura del grande canale scolmatore che, a partire dalla metà degli anni ’70, collega lo stagno al mare, e risalenti dal V al IV millennio a.C. come pure l’insediamento perilacustre di Conca Illonis dimostrano che quelle acque lagunari avevano una funzione essenziale nell’economia degli abitanti della zona, ed è ormai certo e innegabile che alcuni dei primi insediamenti umani dell’Isola erano relativi all’orizzonte culturale di Bonu Ighinu abitarono le sue sponde.

Del Neolitico medio rimangono tracce di capanne e necropoli che testimoniano il rito dell’inumazione di un solo individuo in ogni tomba. Importante è pure l’occupazione durante l’età nuragica e in particolare nel Bronzo finale (1150-900 a.C.) di cui rimane un tempio a pozzo per il culto delle acque. L’area del tempio sarà utilizzata successivamente in età romano-repubblicana per la celebrazione di riti rivolti ad una divinità salutare e agraria. Infine, durante l’età imperiale, fu costruita una necropoli di cui sono state messe in luce oltre 50 tombe, sia ad inumazione che ad incinerazione.

Stagno di Mistras
Tra Cabras ed il mare si stende un piccolo specchio d’acqua di circa 250 ettari; ci piace ricordare il nostro compianto Peppetto Pau il quale nel suo libro Il Sinis, così racconta ”…nel grande silenzio, per chi va verso Tharros, le acque di Mistras trascolorano immobili, i fenicotteri fanno isole di candore rosato nello specchio dello stagno. Talvolta in grandi nembi s’innalzano a un volo che ti rapisce, ti esalta, ti mozza quasi il respiro, sotto il fruscio delle ampie ali: volano verso altre lagune del Sinis: a Sa’e Proccus…a Is Benas. Un gabbiano solitario vola verso il mare…”.
E’ lo stagno di Mistras, regno dei gabbiani. In ogni stagione essi volano numerosi, da i grandi gabbiani reali, al gabbiano corso dal becco rosso sangue, ai gabbiani comuni dalla testa bruno nera. Nelle brutte stagioni stazionano i fenicotteri, eleganti e flessuosi cui si unisce lungo le rive una miriade uccelli più piccoli quali i fratini e pivieri. Ne settore occidentale le acque raggiungono spesso il metro e mezzo di profondità, mentre in quello orientale raramente superano i 30 – 40 centimetri. Nelle acque limpide e salmastre si trovano prelibate specie di pesci quali orate, spigole e il vero re delle acque interne cabraresi quale è il muggine.

Stagno di Sa’e Proccus
Attraversando la parte settentrionale del Sinis si costeggia, poco prima di raggiungere Putzu Idu, una grandedistesa pianeggiante invasa dalle acque nelle stagioni più piovose e riducendosi enormemente durante la stagione calda. La copiosità delle piogge di questo ultimo autunno-inverno e che ancora si protraggono in primavera lasceranno ancora spazio alle acque e ai suoi innumerevoli ospiti alati fino alla stagione estiva; infatti si tratta del più noto specchio d’acqua interno dell’Isola in quanto deve la sua fama proprio alla presenza, ormami stanziale, di grandi colonie di migliaia di fenicotteri.
Lo stagno è stato decretato oasi permanente di protezione faunistica e inserito di merito nelle zone umide di interesse internazionale, in osservanza alla Convenzione di Ramsar. Oramai sono trascorsi oltre quaranta anni da quando, per iniziativa della L.I.P.U. e del Comune di San Vero Milis su cui ricade l’intera zona, la creazione di un’oasi faunistica con il suo regolamento onde incentivare la frequentazione di visitatori appassionati di birdwatching.

Stagno di Is Benas
Dal latino Bena ovvero sorgente. Comunica saltuariamente con il vicino Sa’e Proccus ed è inoltre collegato al mare con un grande canale artificiale rettangolare fino alla grande spiaggia di Is Arenas.
Lo stagno si estende per circa 120 ettari e non ha immissari naturali ma riceve acqua di bonifica attraverso vari canali e la sua profondità varia da quaranta centimetri a qualche metro.
Le sue acque sono abbastanza ricche di prelibate specie ittiche.

Stagno di Santa Giusta
Lo stagno di Santa Giusta è un bacino dalla forma quasi circolare, esteso fra l’abitato di Oristano ed il suo porto, la S.S. 131, l’abitato di Santa Giusta e separato dal mare da un ampio cordone litorale nel grande Golfo di Oristano.
La superfice del bacino è di circa 850 ettari e la sua profondità è compresa fra i quaranta e i centoventi centimetri, raggiungendo i tre metri in un canale artificiale perimetrale ed uno centrale onde favorire una migliore ossigenazione; fino agli anni ’50 lo stagno comunicava solo col Tirso per cui era privo del necessario ricambio idrico che causava, soprattutto nei mesi estivi, una invasione di una fittissima vegetazione e la relativa moria delle preziose specie ittiche.
Abbiamo riportato le indicazioni solo di alcuni dei bacini interni nelle immediate vicinanza alla nostra città ma non si vogliono dimenticare:

Lo stagno di S’Ena Arrubia che rappresenta ciò che rimane del vastissimo stagno di Sassu bonificato negli anni ’20.

Gli stagni di Marceddì e San Giovanni all’estremità più meridionale del Golfo di Oristano.

Lo stagno di Corru e s’Ittiri.

A completare la grande ricchezza delle zone umide dell’Oristanese vi è tutta una serie di piccoli stagni o pauli, la cui importanza, pur nella loro modesta dimensione, non è inferiore a quella dei grandi specchi d’acqua; essi sono ricchi di avifauna e di una flora fra le più svariate ed interessanti dell’area mediterranea; i loro nomi sono: Pauli Maiori, Pauli Pirastu, Pauli ‘e Sali, Pauli Trottas, Pauli Civas, Pauli Cherchi, Pauli Figus, Stagni Istai, Cuccuru Isperrau, Pischeredda, Putzu Idu.