La torre di San Cristoforo o Porta Ponti, detta anche di Mariano II, sorge isolata al centro della piazza Roma, a ricordare il nobile passato della Oristano medievale.

Visita guidata alla Torre di Mariano II

LA TORRE DI MARIANO II - ITA

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Oristano capitale del Regno di Arborea dal 1070 al 1410, assunse la sua identità e conformazione urbanistica, di matrice culturale sostanzialmente toscana, tra l’XII e il tardo XIII secolo, quando la città venne munita di una cinta muraria e di alte torri difensive ad opera del giudice Mariano II de Bas Serra.

Nel momento in cui venne concepito il circuito murario fu necessario tenere conto della situazione orografica e idrografica del sito: dobbiamo immaginare la città circondata dalle acque, una fitta rete di affluenti del fiume Tirso, stagni e paludi.

La cinta muraria duecentesca di forma irregolarmente circolare era lunga 2 chilometri, con  una superficie interna della città di 32 ettari. Le mura erano intervallate da 28 torri di guardia e da 2 porte principali: a sud Porta Mari, difesa dalla torre di San Filippo e dall’attigua residenza dei giudici; a nord Porta Manna o Porta Ponti, che si apriva con arco gotico nella torre omonima, sulla direttrice del ponte romano che  valicava il fiume Tirso e conduceva verso Turris Libisonis (odierna Porto Torres) con un itinerario prevalentemente lungo la costa occidentale.

La Torre menzionata come “Porta Ponti” nel 1500 riceve, in seguito, la denominazione di torre di San Cristoforo, attestata da un retablo dedicato al santo (retaulet de sanct Christofle de la Porta Ponti), restaurato poco prima del 1564/1565 dal mestre (maestro) Barthomeu Piras. Il retablo era dedicato al Santo protettore dei viandanti, secondo un uso frequente del culto al San Cristoforo di porte cittadine. Originariamente alla torre di Porta Ponti erano saldati due tratti della cinta muraria, come può ancora notarsi nella parte inferiore, dove sono ancora visibili i blocchi di connessione all’altezza della porta che metteva in collegamento la torre con il camminamento di ronda delle mura. Ora si erge isolata al centro della piazza Roma.

ISCRIZIONE MARMOREA SOPRA L'ARCO GOTICO DELLA PORTA DI INGRESSO
La data della realizzazione della torre ci è nota da un testo epigrafico custodito nel Museo Archeologico Comunale Antiquarium Arborense.
L’iscrizione, incisa originariamente in un blocco di marmo posto sopra la chiave dell’arco gotico della porta d’ ingresso (e ora sostituito da una copia), consente di datare con precisione la torre tra il 1 gennaio 1290 e il 24 marzo 1293, eretta da Mariano (II) vicecomes de Basso (Visconte di Bas, in Catalogna) e Iudex Arboreae (giudice di Arborea), che con la sua innovazione urbanistica di Oristano decretò l’elevazione di Arestano da villa a civitas, come è attestato per la prima volta proprio dalla iscrizione della nostra torre.

La cronologia si basa sullo stile pisano dell’Incarnazione (adottato anche in Sardegna), che iniziava l’anno il 25 marzo, ossia con un anticipo di 9 mesi rispetto al Natale di Cristo e al successivo 1° gennaio. Tuttavia l’indicazione della III Indizione (un ciclo di 15 anni), ci assicura che nel momento della iscrizione della targa il 1290 corrispondeva allo stesso dello stile della Circoncisione di Gesù (1° gennaio).

Il testo recita:

In no(m)i(n)e D(omi)ni n(ost)ri Ihe(su) Chr(ist)i Am(en). Hoc op(us) turris hui(us) et muru(m) et [portam ?] civit(atis) Arestani fec(it) fieri D(omi)nu(s) M[arianus] vicecomes d(e) Basso, iudex Arbor(eae), q(ui) felix diu [vi]vat et p(ost) obitu(m) i(n) Chr(ist)o q(u)iescat. A[nno] MCCXC, indi(ctione) III. Reg(ni) ei(us) an(n)o XXV c[urrente ?].

In nome del Signore nostro Gesù Cristo Amen. L’opera di questa torre e la cinta muraria e la porta della città di Arestano ha stabilito che si facesse il Signore Mariano, visconte di Bas, giudice d’Arborea, che felice viva a lungo e che, dopo la morte, riposi in Cristo. Nell’anno millesimoduecentesimonovantesimo, nella terza indizione. Nel corso del venticinquesimo anno del suo regno.

 

LE CARATTERISTICHE DELLA TORRE

L’impianto architettonico della torre si compone di due volumi sovrapposti, entrambi a base quadrata: il corpo inferiore, traforato dalla porta cittadina verso il ponte, presenta il lato opposto aperto verso la  città.

La struttura muraria è realizzata in conci squadrati di arenaria che per un’altezza di 5 metri presentano una lavorazione a bugnato. La porta è inquadrata in un fornice di ingresso a tutto sesto, realizzato anch’esso in blocchi bugnati, in cui si apre un arco a sesto acuto nel quale scorreva una saracinesca, di cui rimangono gli alloggiamenti, che veniva sollevata mediante argani posizionati al secondo piano.

Questa torre si eleva per un’altezza di circa 19 metri con un coronamento di 15 merli guelfi (5 per lato);  ogni merlo presenta alle estremità della parte superiore degli elementi in arenaria sagomati ad uncino e destinati a sostenere mantelletti ( o ventiere) di protezione o aste alle quali appendere gli stendardi in occasione di festività e celebrazioni civili.

Lo spazio all’interno della torre e ripartito in tre piani.

PRIMO PIANO:

Il primo piano della torre è quello di accesso al camminamento di ronda lungo la muraglia. I soldati di istanza alla torre potevano accedervi tramite le due aperture  con archi a tutto sesto nei lati Nord est e Sud ovest. Due feritoie laterali permettevano la difesa dell’ammorsamento alle mura cittadine della torre.

SECONDO PIANO:
Il secondo piano è dotato di due feritoie laterali disposte sullo stesso asse mediano dei prospetti Nord est e Sud ovest e di una ulteriore sul prospetto principale della torre.

TERZO PIANO:
Il terzo piano costituisce la base per l’elevazione di una torretta parallelepipeda di dimensioni minori, circondata da un camminamento perimetrale protetto dalla merlatura. Il volume della torretta quadrangolare si eleva per circa dieci metri, con una rastremazione scandita da due riseghe che determinano uno slancio verticale, accentuato dal traforo dell’arco a tutto sesto. La parte sommitale è articolata in nove merlature a pettine. L’ampio spazio del fornice dell’arco ospita una campana dedicata dal marchese di Oristán, Leonardo Cubello, realizzata nel 1430 e relativa alla città divenuta nel 1410, dopo la caduta del giudicato d’Arborea, capitale del marchesato di Oristán. Il particolare più rilevante della campana bronzea consiste nelle 24 invocazioni mariane apposte sulla superficie, verosimilmente per porre sotto la protezione della Vergine la  città di Oristán.