Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Acquedotto

La struttura dell'antico Acquedotto: lavatoio, abbeveratoio e cisterna.

Le opere dell’acquedotto, lavatoio e abbeveratoio vengono inaugurate a Oristano nel 1884.

Terrapieno San Martino


Lat: 39.898337 Long: 8.586731

Costruzione: 1884

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  • fiume | architetto

Nella seconda metà dell’Ottocento l’élite sociale e culturale di Oristano si è ormai convinta della necessità di dotare la città di un acquedotto, adeguandosi ai requisiti igienici e tecnici moderni.
Grazie alle opere di Vittorio Angius e Alberto della Marmora, siamo a conoscenza di come avveniva l’approvvigionamento dell’acqua ad Oristano prima della costruzione dell’acquedotto. Alcune case erano dotate di cisterne che raccoglievano l’acqua piovana, ne sono documentate 36 che venivano rifornite nel mese di marzo con acqua del Tirso, la quale veniva portata in città attraverso dei carri; vi erano, inoltre, dei pozzi che però fornivano acqua salmastra. Per questo la maggior parte della popolazione preferiva prendere l’acqua direttamente dal fiume Tirso, nonostante fosse spesso torbida.
Per questi motivi si sente, quindi, la necessità di dotarsi di un acquedotto.
Dal 1877 al 1878 vengono consegnate al Comune candidature spontanee per la realizzazione di questo progetto, la prima è quella dell’ingegnere Pietro Cadolini, il quale propone di far arrivare l’acqua dal Monte Arci, attraverso una condotta di circa 50 chilometri. Il progetto risulta però troppo costoso per il Comune che non è in grado di affrontarlo.
Intanto, come testimonia l’atto di compravendita del notaio Marongiu di Oristano del 5 settembre 1877, conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Oristano, il nobile Don Efisio Carta acquista a Bonarcado un terreno dotato di una sorgente naturale che avrebbe potuto alimentare l’intera città, il suo scopo era quello di rivenderlo al Comune in vista della realizzazione dell’acquedotto. Si pensa, quindi, di far arrivare l’acqua ad Oristano dal Montiferru, dalle fonti di Bonarcado.
Il 31 maggio del 1880 il Comune affida la progettazione all’ingegnere Angelo Filonardi, tecnico della Società Italiana per le Condotte d’acqua di Roma; l’acqua, partendo dal territorio di Bonarcado, costeggiando il Rio Mannu, Milis, Tramatza e continuando per il vecchio percorso della Strada Statale 131, sarebbe, così, arrivata in città. Il costo per la realizzazione dell’acquedotto è di 650.000 lire, spesa a cui avrebbero contribuito in parte la Provincia (allora Cagliari) e in parte lo Stato. Anche questa soluzione crea però dei problemi, infatti, i comuni di Bonarcado e Milis si oppongono alla realizzazione dell’acquedotto, in quanto ritengono di essere derubati dell’acqua. Finalmente, con la firma del Decreto Reale, il 31 febbraio del 1881, viene autorizzata la realizzazione.
Il 5 luglio del 1882, dopo aver preso atto della rinuncia dell’ingegnere Filonardi, il Comune nomina direttore dei lavori Francesco Serra Falqui, originario di Cuglieri. Questo atto permette finalmente di dare avvio ai lavori. In corso d’opera, l’ingegnere Serra Falqui modifica il progetto del serbatoio e realizza un nuovo lavatoio, inserendo tre abbeveratoi, il tutto dotato di un'unica recinzione in modo tale da dare l’idea di un unico grande complesso. Per decorare la recinzione, fa porre sui pilastri dei vasi in terracotta realizzati dalla fornace La Chiocciola di Firenze.
Dal punto di vista estetico, il progetto si rifà allo stile architettonico rinascimentale. Infatti, le facciate del lavatoio e del serbatoio ricordano quella del Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti, un grande fornice centrale e due laterali più piccoli che poggiano su un basamento; Alberti ritorna anche nelle pareti laterali con la realizzazione di archi e oculi posti su un basamento.
Il lavatoio presenta una pianta a sviluppo longitudinale, una vasca centrale e due laterali separate da un corridoio, e una copertura a capriate lignee tutt’ora presente. Il serbatoio, invece, all’interno ha due vasche simmetriche e una camera di manovra soppalcata dalla quale si potevano controllare le due vasche.
Oggi è possibile vedere i resti di questo grande progetto.

 

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