Le confraternite in Sardegna e nella città di Oristano - 1

Le confraternite in Sardegna e nella città di Oristano - 1

Oggi andiamo a conoscere il mondo delle Confraternite in Sardegna e in particolare a quelle Oristanesi, che per secoli a partire dal Medioevo portarono assistenza e conforto ai meno abbienti e bisognosi. Scopriremo, in una serie di contributi, una delle più antiche tradizioni che purtroppo ai giorni nostri si sono conservate solo in minima parte.

 

Esistono notevoli difficoltà nel tentare di definire il momento in cui dovettero nascere quelle forme di associazioni religiose aventi come scopi di devozione, di preghiera e di assistenza, a noi note col nome di confraternite; le difficoltà stanno nelle caratteristiche stesse di tali associazioni, nate in modo assolutamente spontaneo e rimaste a lungo tempo slegate e libere da stretti vincoli con le autorità religiose, basate com’erano esclusivamente sui principi di pietà e carità, soprattutto in rapporto alle classi sociali meno agiate e rivolte ai più bisognosi.

Solo in un secondo momento, anch’esso non facilmente individuabile, la loro organizzazione venne riconosciuta dalla Chiesa, mentre maggiori certezze si hanno riguardo l’epoca in cui si ha per loro un’approvazione ufficiale, ed esse cominciano ad essere istituite con un formale decreto.

Il sentimento di fratellanza che si pone all’origine di tali entità non era estraneo al mondo pagano, come attesta l’esistenza di corporazioni di vario genere. Ma è certamente con i nuovo dettati evangelici, diffusi col Cristianesimo, che lo stesso sentimento acquista particolare vigore ed energia.

In Oriente si conoscono asceteri ovvero dei luoghi ove ci si ritira per condurre una vita ascetica e romita, già dal IV secolo d.C., la cui funzione era quella di accompagnare i morti alla sepoltura e provvedere ad essa, preoccupazione ancora viva in numerose confraternite d’oggi.

Ma la loro diffusione si ha soprattutto nel medioevo, fin dai primi secoli di questo lungo periodo storico, quando libere associazioni che acquistano differenti denominazioni, a seconda delle aree geografiche e del particolare momento in cui si sviluppano, unitamente alle diverse motivazioni che determinano la loro nascita; si hanno così scuole, eredi delle scholae assistenziali che a Roma erano preposte all’accoglienza dei pellegrini stranieri.

Riferimenti all’assistenza di confraternite si hanno nella Francia del VII secolo, segno che queste si erano ormai affermate, anche se ancora non avevano un riconoscimento ufficiale da parte della gerarchia ecclesiastica.

La loro nascita e diffusione in territorio italiano è invece controversa; secondo alcuni esistono già dal X secolo, mentre secondo altri si attestano più tardivamente. Recentemente si è voluto porre il momento di ampia diffusione, presupponendone però la nascita qualche secolo prima, a partire dal XII secolo.

Spesso assumevano le caratteristiche di movimenti mistici, soprattutto di quelli che a motivo di espiazione propria o dell’intera comunità usavano flagellarsi pubblicamente; nel basso medioevo inoltre molte confraternite furono legate a particolari ordini religiosi, soprattutto quelli mendicanti, Francescani e Domenicani. Nonostante le apparenti differenze tra confraternite, le spinte erano sempre comuni, le medesime dei movimenti che caratterizzarono il periodo di origine del fenomeno; principi di fratellanza e di uguaglianza, aiuto reciproco, scopi assistenziali e di carità nei confronti dei più deboli, operato spesso presso gli ospedali e i centri di ricovero. Naturalmente in tutto ciò rimaneva sempre fermo il sentimento cristiano, ed era sempre viva l’attenzione per le pratiche di culto, alle quali alcune associazioni di confratelli erano particolarmente legate o persino preposte ad esse. Per tali ragioni, tranne particolari casi da eccessi o abusi, il loro operato era ben visto dalla Chiesa e non ostacolato dalle autorità politiche. Solo dopo il Concilio di Trento, celebrato alla metà del XVI secolo, le confraternite entrarono ufficialmente sotto la vigilanza della gerarchia ecclesiastica; si pone in questo momento così tardivo, dopo secoli di attività operativa, il loro passaggio sotto la giurisdizione della Chiesa.

In Sardegna[1] le prime manifestazioni del fenomeno non rimontano prima della fine del XIII-inizi del XIV secolo; a tale periodo risalgono infatti le prime notizie circa l’esistenza della compagnia dei Disciplinati di Sassari, confraternita che, nata sulle orme della predicazione francescana, aveva lo scopo di venerare e contemplare il mistero della passione e della morte di Cristo. I mezzi necessari prevedevano un assiduo esercizio della preghiera e della mortificazione corporale, che veniva raggiunta dai membri in atti estremi, quale la flagellazione del proprio corpo in segno di penitenza, nel corso di teatrali processioni.

Sempre riferito alla stessa confraternita è anche il primo documento sicuramente datato: il 9 giugno del 1497 i frati minori Conventuali di Santa Maria di Betlem a Sassari stipulano infatti un contratto con i Disciplinati bianchi, cosiddetti per le candide vesti. Occorre ricordare che la confraternita, in riferimento al particolare culto cui prestava attenzione alle pratiche di penitenza, era nota come Compagnia della Santa Croce o dei Battudos biancos.

E’ all’età spagnola che comincia nell’isola la grossa diffusione delle confraternite, che si affermano sia in ambito rurale, sia nelle città, dove il loro numero aumenta progressivamente, grazie ad un sentimento religioso sempre vivo e ai bisogni spirituali dei differenti strati sociali, soprattutto quelli meno abbienti e più bisognosi, anche di beni materiali. Fini religiosi si univano così ai fini assistenziali, durante i secoli XVI e XVII nei quali le confraternite hanno il loro massimo sviluppo; naturalmente le differenti forme si configurano in rapporto alle particolari esigenze e alle necessità sociali, per cui, soprattutto in ambito cittadino, le diverse confraternite nascevano in relazione alle realtà locali.

Non bisogna dimenticare gli impulsi dati in questi secoli dal Concilio di Trento, che a partire dalla metà del 1500 incrementò certamente in tutto il mondo cattolico i sentimenti di religiosità ed il dinamismo dell’apostolato evangelico, grazie anche all’operato di ordini religiosi di nuova fondazione quali la Compagnia di Gesù.

Fu proprio la temperie culturale e soprattutto religiosa in seguito al Concilio a dare ordine alle naturali tendenze all’associazionismo religioso che avevano caratterizzato il Cristianesimo fin dalle origini, anche se spesso slegati dall’autorità religiosa; con il più diretto controllo delle confraternite, la Chiesa ne sosteneva la nascita, ovviamente determinando una vera e propria esplosione del fenomeno.

Così ad esempio a Sassari[2] ed in altri centri del Logudoro, dove agli inizi del ‘500 avevano iniziato a riunirsi nuovi gruppi di confratelli, e a Cagliari, città in cui erano state erette tre confraternite tra il 1530 ed il 1539 (del Monte di Pietà, del Santissimo Sacramento e del Gonfalone, quest’ultima sotto l’invocazione di Sant’Efisio), nella seconda metà del secolo aumentò ulteriormente il numero delle confraternite, che superarono le dieci unità in ciascuna delle due città sarde. Così in altri centri urbani, come Alghero, dove si contavano almeno cinque confraternite, e ad Oristano, con ben sette gruppi, differenti non solo per le intitolazioni, ma anche nelle finalità per le quali esse erano costituite e gli strumenti utilizzati per perseguirle.

All’impulso nuovo dato dai più alti membri della gerarchia ecclesiastica si aggiunsero le spinte degli ordini religiosi, ciascuno dei quali sostenne confraternite quanto più vicine alle proprie caratteristiche costitutive e alle particolari tendenze devozionali; in quest’opera furono impegnati Francescani, Domenicani, Trinitari, Gesuiti e Agostiniani.

Le finalità e i particolari culti e devozioni furono i più vari: l’assistenza agli infermi, dei carcerati, dei poveri, il conforto e la sepoltura dei condannati a morte, ancora la sepoltura dei più bisognosi, in generale l’esercizio della carità che si accompagnava alle pratiche di devozione e di preghiera e all’assistenza attiva nel corso dì numerose celebrazioni liturgiche e soprattutto di manifestazione paraliturgiche, legate alla religiosità popolare.



[1] Le Confraternite in La società sarda in età Spagnola. 1993.

[2] D. Filia: Il laudario lirico quattrocentista e la vita religiosa dei Disciplinati bianchi di Sassari. 1935