Le pintaderas
Nella pubblicazione odierna torneremo a parlare di archeologia attraverso uno studio riguardante le ben note pintaderas di età nuragica. Un umile e semplice disco in terracotta ricco di fascino e di “mistero” per quanto attiene l’interpretazione dei suoi svariati decori. Il contributo proposto è il medesimo che si trova inserito nel volume Tharros Felix IV a cura dell’Università di Sassari che potrete consultare presso la nostra biblioteca comunale. Le immagini proposte rappresentano solo una parte dei reperti conosciuti e pubblicati.
Pintadera: Origini del nome
Pintaderas è un termine del lessico castigliano utilizzato per definire timbri per decorare il pane. I conquistadores spagnoli, nel primo Cinquecento, diedero tale nome anche a quei timbri che il popolo dei Maya usava per tatuaggi sulla pelle umana.
Ad utilizzare per primo questo termine per definire i timbri delle comunità indigene dell’isola atlantica di Gran Canaria fu René Verneau nel 1883. L’ anno successivo il nome pintaderas fu usato per la prima volta nell’ ambito degli studi paletnologici a proposito delle pintaderas rinvenute «nelle caverne ossifere delle Canarie e della Liguria» ad opera di Arturo Isser.
Negli studi archeologici sardi fu Antonio Taramelli nel 1916 a riconoscere in alcuni oggetti in terracotta della collezione oristanese dell’Avvocato Efisio Pischedda, ereditata in parte dall’ Antiquarium Arborense, «(tre) pintaderas in terracotta (impronta per focacce)».
Fu dunque il fertile suolo del Sinis a restituire le prime pintaderas nuragiche della Sardegna, rappresentative dei tre tipi principali di questi timbri per pani cerimoniali: a sagoma circolare, a sagoma ellittica e a sagoma rettangolare.
Lo stesso Antonio Taramelli nella pubblicazione dei suoi scavi del Nuraghe Santu Antine di Torralba (1939) riconosceva due pintaderas nello “strato profondo” del nuraghe, una delle quali sarebbe stata assunta a logo del Banco di Sardegna dopo una variazione grafica.
In occasione della presentazione di tale logo in Sassari il Soprintendente Archeologo Fulvia Lo Schiavo presentò per la prima volta una seriazione tipologica, in base al decoro, di questi oggetti. Seguì nel 1988 il lavoro di Alberto Moravetti sulle pintaderas del mondo nuragico, a partire dagli esemplari del nuraghe Santu Antine.
Infine nel 2000 il volume di Franco Campus e Valentina Leonelli sulla Tipologia della ceramica nuragica annovera una compiuta schedatura e inquadramento tipologico delle pintaderas.
I timbri servivano a ornare pani cerimoniali per occasioni festive, così come avveniva in ambito punico, romano bizantino (eulogiai) fino ad oggi, con le tradizioni del pani pintau con sa marca o pintapani, realizzati in prevalenza in legno. Ad avvalorare l’importanza di tali materiali è il fatto che pur essendo fatti di un umile materiale quale l’argilla, facilmente reperibile, il loro numero è decisamente esiguo, rispetto ad altri reperti della stessa epoca come i bronzetti, dove per produrli era necessaria la raffinata tecnologia di un metallurgo e degli impegni di materiali decisamente più onerosi per coloro i quali ne volevano fare dono nei santuari; questo ci porta a supporre che l’utilizzo di questi timbri per pani cerimoniali (?) era destinata verosimilmente ed esclusivamente a personaggi che ruotavano nell’ambito delle sacre funzioni.
Allo stato delle conoscenze, tuttavia, è l’Oristanese a possedere la più vasta seriazione tipologica delle pintaderas e il più elevato quantitativo.
Deve in particolare rimarcarsi che solo nell’ Oristanese è documentato il tipo ellittico (1 esemplare della collezione Pischedda), mentre il tipo rettangolare individuato da Gianni Ugas nel suo scavo dell’insediamento di Prima Età del Ferro di San Sebastiano (San Sperate) trova un preciso confronto in un esempio perduto della collezione Pischedda e, parzialmente, in un timbro di Su Cungiau ‘e Funtana- Nuraxinieddu.
Alcune delle pintaderas poste in elenco risultavano ancora inedite e con questa pubblicazione se ne è data definitiva conoscenza.
Le tipologie delle pintaderas
Le pintaderas si suddividono in base alla forma del timbro in tre tipi, tutti dotati di una presa cilindrica o conica disposta al centro del dorso:
A - SAGOMA CIRCOLARE
B - SAGOMA ELLITTICA
C - SAGOMA RETTANGOLARE
Tipo A.1
Decoro a segmenti radiali intervallati da brevi segmenti o da punti presso il margine e disco centrale in rilievo.
Contesti di provenienza:
- Abbasanta, Nuraghe Losa.
- Villanovaforru, Villaggio di Genna Maria
- Villanovaforru, Villaggio di Genna Maria
- Isili, Nuraghe Is Paras.
- Cabras, Loc. sconosciuta del Sinis, (?).
- Cabras - Tharros, Villaggio nuragico di Torre di San Giovanni.
- Villaurbana / Siamanna, Nuraghe San Giovanni.
- Villaurbana / Siamanna, Nuraghe San Giovanni.
- Genoni, Nuraghe S. Antine
- Oristano - Rimedio, Nuraghe Nuracraba.
- Oristano - Rimedio, Nuraghe Nuracraba.
- Oristano - Rimedio, Nuraghe Nuracraba.
- Bauladu, Villaggio nuragico Santa Barbara.
- Zeddiani, Loc. sconosciuta.
- Zeddiani, Loc. sconosciuta.
- Villaggio nuragico di S. Efis.
Tipo A.2
Decoro a settori, da quattro a cinque, realizzati con angoli inscritti convergenti in un cerchio centrale e divisi da dorsali spesso punteggiate o da cerchielli concentrici impressi o incisi. Gli angoli inscritti possono presentarsi con i vertici acuti o arrotondati.
Contesti di provenienza:
17. Barumini, Villaggio Su Nuraxi, capanna 141.18. Orroli, Nuraghe Arrubiu.
19. Teti, Villaggio di S’Urbale.
20. Torralba, Nuraghe Santu Antine.
21. Villanovaforru, Villaggio di Genna Maria.
22. Villanovaforru, Villaggio di Genna Maria.
23. Tinnura, Villaggio nuragico di Tres Bias.
24. Cabras, Sinis. Loc. sconosciuta (?)
25. Oristano - Rimedio, Nuraghe Nuracraba.
26. Oristano - Rimedio, Nuraghe Nuracraba.
27. Villaurbana, Loc. sconosciuta
28. Nuraxinieddu, Loc. Palamestia.
29. Olbia, Pozzo sacro Sa Testa
30. Isili, Nuraghe Is Paras
31. Irgoli, Complesso nuragico di Janna ’e Pruna.
Tipo A.3
Decoro a cerchi concentrici e a zone anulari concentriche decorate da punti impressi, da tratti oblunghi o a foglioline, da tratti rettilinei, da cerchielli, da chevrons o da linee continue a sviluppo sinusoide. Gli stessi motivi, per lo più riuniti in numero variabile in una stessa pintadera, possono comparire senza essere delimitati dai cerchi concentrici, come è possibile osservare in uno dei due esemplari dello stesso tipo rinvenuti a Nuracraba.
Contesti di provenienza:
32. Zeddiani, Loc. sconosciuta
33. Nuraxinieddu, Centro abitato.
34. Cabras, Loc. sconosciuta del Sinis (?)
35. Dorgali, Villaggio nuragico di Serra Orrios.
36. Barumini, Villaggio Su Nuraxi
37. Villanovaforru, Villaggio di Genna Maria.
38. Oristano - Rimedio, Nuraghe Nuracraba
39. Oristano - Rimedio, Nuraghe Nuracraba.
La Classe B è distinta da un contorno rettangolare con i lati rettilinei convergenti ad angolo retto o con i lati corti curvilinei. Il decoro è costituito da segmenti rettilinei, da chevrons, da segmenti a foglioline e da cerchi inscritti.
Contesti di provenienza:
40. Nuraxinieddu, Su Cungiau ‘e Funtà.
41. Cabras, Loc. sconosciuta del Sinis (?).
42. San Sperate, Villaggio nuragico di Via Giardini 25.
Alla Classe C viene ascritta una sola pintadera, quella che figura nella fotografia della Collezione Pischedda dietro le altre di forma rettangolare e di tipo A.2, proponendo una sintassi decorativa analoga a quella dello stesso tipo A.2. Tale reperto risulta attualmente disperso.
Contesti di provenienza:
43. Cabras, Loc. sconosciuta del Sinis (?)
I motivi decorativi delle pintaderas
La sintassi decorativa delle pintaderas appare formata da pochi semplici motivi geometrici. Sapientemente modulati e intervallati tra loro, i motivi rendono una chiara dimostrazione di gusto ed eleganza, coniugata a una inequivocabile capacità tecnica pur nella semplicità della forma ceramica.
I cerchielli si alternano ai tratti incisi punteggiati, che spesso disegnano il profilo della circonferenza; nelle tipologie con segmenti radiali si contemplano centralmente sia elementi circolari pieni, che nelle impressioni renderanno un perfetto incavo, ma anche cerchielli semplici inscritti l’un nell’altro.
L’altro motivo preferito per realizzare la decorazione dei dischi fittili sono gli angoli inscritti, sempre con il vertice posizionato verso il centro; l’alternanza di questo ornato è scandito da partiture che delimitano solitamente quattro o cinque distinte zone; in molti casi gli stessi segmenti incisi formano disegni nuovi e originali, alternandosi ortogonalmente tra loro.
Alberto Moravetti ha notato l’ampia diffusione anche nella «decorazione vascolare villanoviana» dello «schema cruciforme ad angoli inscritti». In realtà il patrimonio decorativo delle pintaderas si inquadra puntualmente nell’ambito del «geometrico» sardo, nel corso dell’VIII sec. a.C., attestato principalmente dalla ceramica,ma anche dalla decorazione su supporto litico, dalla scultura in pietra e in bronzo, di seguito esaminata in rapporto alle pintaderas.
Il «geometrico» sardo, d’altro canto, poté avere altre forme di espressione, ad esempio nella xilotecnica e nel tessuto, a tener conto del raffinatissimo decoro che risulta da una statua di Monte Prama.
Tale «geometrico» sardo non si esaurì nell’ambito dell’VIII secolo, in quanto riscontriamo sue eredità nella secondo ferro sardo, parallelo all’Orientalizzante.
La pintadera sarda, così come molte espressioni del artigianato isolano, quanto è estremamente semplice nella sua forma, tanto è per contro elaborata nel suo apparato decorativo. Pertanto il semplice disco fittile, del diametro che varia dai 6 cm ad un massimo di circa 14,2 cm (tali dimensioni si riscontrano in due pintaderas integre provenienti dallo scavo del nuraghe Nuracraba presso il Rimedio di Oristano e da altre ricostruite, ove possibile, attraverso residue porzioni di un settore di esse), non abbisognava di particolari capacità per la sua modellazione, visto anche lo spessore medio del disco, che raggiunge al massimo 3 centimetri, e della sua piccola presa a pomello, adatta ad essere maneggiata con i polpastrelli del pollice e dell’indice.
Differente invece appare l’abilità per quanto attiene le varie combinazioni di decorazione, ottenute attraverso l’ausilio di stampini o stecche di varie forme e dimensioni, così da poter ottenere dei perfetti cerchielli di vario diametro, ancora regolari incisioni puntiformi o lineari fino a formare i decori a chevrons.
L’abilità dei ceramisti della prima età del ferro nasce da una tradizione di perfetta padronanza dell’uso del forno per la cottura degli oggetti; tradizione che già dagli elementi di cultura materiale degli orizzonti neolitici ha dato prova di vera maestria, sia per le originali forme sia per i preziosi decori, impressi, incisi e coroplastici.
Si vuole proporre, anche se brevemente, in questa sede una comparazione che riguarda sia il decoro di conci del tempio di Nurdole di Orani, sia alcuni schemi decorativi di bronzi figurati nuragici, sia motivi ornamentali che presentano alcune delle statue di Monte Prama- Cabras.
Una serie di conci di trachite utilizzati nella ristrutturazione in forme templari del nuraghe polilobato Nordule di Orani offrono nella composizione del loro decoro degli espliciti richiami alla sintassi delle pintaderas, come notato sin dal momento della scoperta dalla sua editrice. In particolare un concio riporta tre motivi circolari con decoro a segmenti radiali interposto da incisioni puntiformi che occupano tutto lo specchio, in parallelo con il tipo di decoro di una delle pintaderas. Un secondo concio reca un elemento circolare a settori, decorati da incisioni oblique, suddivisi da dorsali risparmiate, dipartenti dal centro del disco, in parallelo con il tipo A2 delle pintaderas.
Venendo ai confronti con le sculture in bronzo e pietra nuragiche osserviamo significative corrispondenze delle pintaderas “con angoli inscritti”, con il decoro degli scudi[1] di undici figurine in bronzo rappresentanti soldati oranti, e più precisamente negli esemplari di Alà dei Sardi, di località sconosciuta, di Abini; in uno dei due commilitoni di Abini, ancora nei cinque soldati con stocco che sospende lo scudo sulle spalle provenienti dal santuario di Abini e nel soldato da Sorgono. Anche l’eroe con quattro occhi e quattro braccia da Abini mostra nei due scudi un decoro similare a quello delle pintaderas in esame.
Un altro motivo decorativo presente nelle pintaderas “a segmenti radiali” è documentato in ben sei figurine bronzee, tutti provenienti dal santuario nuragico di Teti – Abini.
Solamente tre bronzetti presentano una decorazione con elementi geometrici misti, che vanno da partizioni di angoli inscritti e porzioni radiali all’unione di angoli inscritti e cerchielli, fino al decoro radiale entro quattro distinti settori.
Anche le statue di guerrieri e di arcieri in calcarenite di Monte Prama presentano negli scudi schemi decorativi affini a quelli delle pintaderas “con angoli inscritti”.
Ulteriori decori, in questo caso esclusivamente della tipologia radiale, si hanno nelle figurine che presentano gli oranti con l’offerta della focaccia, alcuni provenienti da località sconosciute, uno da Abini e l’altro dal Nuraghe Attentu - Fluminaria di Sassari; in questi casi abbiamo la rappresentazione di un pane decorato in tutta la sua superficie.
Al momento della stesura del lavoro suesposto gli scavi archeologici e le ricerche avevano portato a conoscere 43 reperti di queste varie tipologie; allo stato attuale possiamo implementare tale numero di un’altra decina di elementi ceramici sempre appartenenti alle tipologie sopra rappresentate e pubblicate nei resoconti degli archeologi che hanno curato lo scavo o la ricerca.