Geografia storica del mondo antico
Questa volta vi portiamo alla scoperta di una nuova serie di contributi che si basano sulla conoscenza della geografia antica, così come appariva a quei popoli che si spostavano sia per terra che per mare. Siamo certi che troverete queste pagine alquanto intriganti.
“La terra è qualcosa di immenso e noi ne abitiamo una piccola porzione, dal Fasi alle Colonne d’Eracle; abitiamo intorno al nostro mare come formiche o rane intorno ad uno stagno.”
Così afferma Socrate nel Fedone; le sue parole, volte nel contesto a definire la ristrettezza degli spazi abitati dai Greci in rapporto alle dimensioni della sfera terrestre, nascondono tuttavia il riconoscimento della fondamentale importanza del Mediterraneo per la loro civiltà e per le altre civiltà classiche in genere.
Come formiche gli uomini si muovono indaffarati attorno alle rive di questo mare, lungo una fitta trama di percorsi la cui memoria si perde lontano nel tempo.
E’ attorno al Mediterraneo e su di esso, infatti, che sono sorte e si sono sviluppate la civiltà greca e quella romana; le regioni che su di esso si affacciano, identificate con i tre continenti conosciuti, costituivano secondo la visione antica, la totalità delle terre abitabili, facendo di questo mare il cuore dell’ecumene[1], la dimora dell’uomo, la sede fertile e privilegiata.
Il Mediterraneo diviene la sede ospitale dell’uomo, purché si faccia attenzione ai suoi precetti: il marinaio conosce il mare e lo teme, ne affronta le onde solo con la buona stagione, tra marzo e novembre, ne segue le rotte determinate dai venti e dalle correnti, ne utilizza gli approdi e si tiene lontano dalle secche, dagli scogli e della acque profonde.
Definito dai greci come “mare interno”, a partire dal VI secolo a.C. per distinguerlo dall’oceano esterno, e menzionato da Erodoto come “questo mare” rispetto all’altro oltre le Colonne d’Ercole.
La fortunata formula sarà trasmessa al mondo romano, dove, da Cesare in poi, l’espressione nostrum mare verrà abilmente sfruttata ad indicare l’avvenuta sottomissione delle spazio mediterraneo alle insegne di Roma.
Occuparsi della geografia storica del Mediterraneo significa pertanto ricostruire lo scenario di una appropriazione che ebbe come protagonisti Greci e Romani, con il contributo assai rilevante di altre culture e altri popoli come Fenici ed Etruschi a cui non bisogna dimenticare i protosardi dell’epoca dell’ossidiana prima e dei nuragici dopo con il commercio dei minerali, le cui vicende si svolsero ai bordi e su questo mare.
Ed era per mare soprattutto che avveniva il trasporto delle merci e lo scambio delle idee, che gli uomini migravano o si avventuravano in terre lontane, in pace o in guerra.
La lentezza dei trasporti terrestri, dovuta alla conformazione dei rilievi montuosi, alla diffusione delle paludi ed altri ostacoli naturali, fu solo mitigata dalla creazione del sistema stradale romano, la cui capillarità facilitava sia le comunicazioni sia il trasporto si carri.
Comunicante con l’oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra, il bacino del Mediterraneo presenta una forma irregolare dovuta ai profondi cambiamenti geomorfologici, incuneandosi tra le terre per oltre 3500 chilometri; i rilievi montuosi ne delimitano gran parte del contorno, assieme alla desertica distesa nordafricana.
Per quanto attiene la navigazione antica a vela, i venti si presentano irregolari e variabili; in estate predominano in venti da nord, mentre in inverno alle masse d’aria provenienti da settentrione si oppongono correnti d’aria atlantiche e sahariane.
In inverno ed in primavera si avverte l’azione del venti locali come la bora, il maestrale, il libeccio e lo scirocco, che non mancano anche in estate; data la particolare conformazione del mare e la scarsa distanza di ogni punto dalla terraferma, non vanno tralasciate le brezze che spirano in alternanza dalla terra al mare e dal mare alla terra, creando a volte le condizioni indispensabili per rendere possibile la navigazione costiera, al riparo da venti e correnti contrari.
Si capisce allora perché q gli antichi consigliassero di avventurarsi in mare solo con la bella stagione, in un periodo compreso tra la fine del mese di marzo e la metà di quello di novembre.
In questo periodo dell’anno si trovano nel Mediterraneo le tre principali essenze vegetali addomesticate dai primordi dall’uomo per costituire la sua base alimentare; è la cosiddetta triade mediterranea, composta da grano, ulivo e vite, presenti maggiormente lungo i bordi del mare.
[1] Ecumene: Il termine dal greco indicava la porzione di Terra conosciuta ed abitata dall’uomo, ovvero la casa dove abitano tutti.