Scheda: Luogo - Tipo: Edifici monumentali

Portale Cabitza

Portale Cabitza

Il portale dell’oliveto Cabitza venne realizzato nel primo Ottocento per delimitare la proprietà del ricco possidente oristanese.


Lat: 39.912528 Long: 8.608229

Costruzione: XIX Sec. (1800-1899)

Categorie

  • portale

Non si possiedono attestazioni documentarie su questo portale eretto lungo la strada che collega Oristano alla frazione di Silì. La struttura delimita l’oliveto di proprietà Cabitza dal quale attinge il suo nome. L’austera semplicità, rispetta i rigorosi schemi neoclassici e per questo si può datare alla prima metà del XIX secolo; infatti mostra tutti gli influssi stilistici utilizzati a Oristano negli stessi anni. In quel periodo La città è interessata da una radicale trasformazione architettonica e urbanistica, che coinvolge anche i portali rurali dei ricchi proprietari locali. Le sue proporzioni fanno pensare al nome di Antonio Cano, religioso e architetto attivo in numerosi cantieri oristanesi quali il San Francesco e la chiesa dei Padri Scolopi.
La struttura si presenta solida e massiccia: realizzato in laterizi semplicemente intonacati,  una robusta base da cui generano piatte paraste, terminanti con stretti capitelli a sezione di cornice, sui quali poggia la trabeazione, sormontata da timpano. L’ opera inquadra un’apertura con luce a pieno centro, definita unicamente da semplici peducci d’imposta. Una preziosa cancellata in ferro battuto coeva al portale si rivela l’unica decorazione dello stesso.
Alcuni interventi di ripristino condotti a partire dagli anni Novanta ne compromettono gli originali intonaci, sostituiti da malte cementizie. Dello stesso periodo sono anche i due portali della proprietà Sotgiu, il portale della proprietà Tolu -Cadoni e quelli dei padri Scolopi e dei Carmelitani di Oristano.
I portali non possiedono alcuna funzione: si tratta di un simbolo dell’aristocrazia locale, celebrazione delle fortune di alcuni facoltosi oristanesi coinvolti nel rinnovato impulso della coltura dell’olivo tra il XVIII e il XIX secolo. Il fenomeno è peculiare dell’oristanese, dove si possono contare una ventina di strutture monumentali, mentre più rari esempi si trovano nel sassarese e nelle campagne algheresi.