Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano

45 Questa proprietà confina da un lato con la casa di Truischu Capai in sa ruga de putzu puddinu e dall’altra con la cortilla della casa de maistru Bartholu Corgiolu. In questo modo abbiamo due riferimenti primari dati dalla chiesa e dal pozzo e due riferi- menti secondari dati dalle persone ancora esistenti ai lati della proprietà, mentre se avessimo collocato semplicemente la casa nel quartiere di Santa Chiara avremo avuto solo una vaga identificazione. Per quanto riguarda la tipologia delle abitazioni nella Oristano del XIII secolo, sappiamo che accanto ai più importanti palazzi della famiglia giudicale e della cu- ria arcivescovile costruiti in pietra con de- corazioni negli architravi e negli stipiti di porte e finestre, sorgono le domos mannas o grandi case in pietra e laterizio de matoni e qarqina appartenenti a ricche famiglie arborensi. Subito dopo troviamo la tipolo- gia della domo solaida o mesu solaiada , con camara e fundaghu ovvero la casa dotata di pianoterra e primo piano con funzione di bottega/magazzino/abitazione per mer- canti o artigiani che necessitano di questi molteplici spazi. Ma buona parte delle case sono costrui- te inmattoni di terra cruda, con tetti in can- ne singole o intrecciate ricoperte di tegole. Dotate solamente di pianterreno, le domo terresta vengono descritte come molto sem- plici nell’aspetto esteriore, ma con vani in- terni accoglienti che si collegano a cortilla, 34 dove si ricoverano gli animali domestici in appositi stalli. Un particolare che identifica questa tipologia di casa è l’ umbraco : una tet- toia in semplici travi di legno che estende lo spazio lavorativo della casa e permette lo svolgimento delle mansioni al riparo dagli 34 Per le tipologie costruttive delle case in terra cruda si rimanda a, A.Sanna-C.Atzeni, Architetture in terra cruda, dei Campidani,del Cixerri e del Sarrabus , a cura di R.A.S., DEI Tipografia Genio Civile, Cagliari 2009. agenti atmosferici. In questo si differenzia dalla dimora dei mercanti iberici che invece possiede sulla facciata esterna una loggia co- struita con pilastrini e balconcini in pietra: ancora oggi tale tipologia costruttiva viene identificata come “casa aragonese”. Oltre alla casa con cortilla , abbiamo quella dotata di hortu e funtana per la colti- vazione degli ortaggi, oppure di un orto con mulinu : verosimilmente un mulino a pietra azionato da trazione animale che serve per la macinazione delle granaglie. Alle dimore dei privati cittadini si affiancano le tipologie adibite ad uso pubblico: infatti viene citata la presenza di hospicia per l’accoglienza di ospiti isolani o stranieri, le pinnacula e ta- bernae per il ristoro dei viandanti, e anche di un albergu sul modello italiano appartenen- te alla pisana Villaria Archetani. Riesaminando complessivamente le va- rie strutture della capitale del Giudicato d’Arborea verso la fine del Milleduecento, possiamo notare: palazzi e grandi dimore, una cattedrale e molteplici chiese minori, un ospedale e varie zone cimiteriali, piazze per diverse tipologie di mercati e scambi commerciali, una zona doganale, varie atti- vità artigianali e manifatturiere, botteghe e magazzini, pozzi pubblici e cisterne per ri- fornimento idrico, e infine taverne e strut- ture ricettive. Mentre all’esterno si trovano alcuni insediamenti abitativi preesistenti, diventati in seguito alla costruzione delle mura dei veri e propri borghi a cornice della città. Talvolta un borgo può nascere per una specifica attività lavorativa come quello dei vasai o congiolarjos , oppure assistenziale come quello di San Lazzaro che accoglie un ospedale per i malati di lebbra sulla strada per il villaggio di Santa Giusta [ Fig.31 ].

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