Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano

42 ricorrenza del 25 marzo segna l’inizio dell’anno civile secondo lo stile pisano dell’incarnazione utilizzato anche in ambi- to arborense. La Madonna dell’Annunziata lascia una lunga tradizione di fede presso gli ori- stanesi che si appelleranno al suo miraco- loso intervento nei momenti difficili che attraverseranno nel corso dei secoli suc- cessivi. Spesso dalla lettura dei documenti notarili e diplomatici nasce la tendenza a separare la comunità pisana da quella ar- borense, quasi non ci fossero che semplici ed asettici rapporti commerciali guidati dai rispettivi rappresentanti. Questo è si- curamente necessario per Mariano II, che essendo contemporaneamente Giudice d’Arborea e cittadino di Pisa, deve vedere tracciati in modo inequivocabile i confini dei diritti e doveri derivanti dal duplice ruolo, ma per i semplici cittadini tale ob- bligo non sussiste. Il mercante pisano che apre la sua atti- vità ad Oristano può affittare una casa-bot- tega nella ruga mercatorum o decidere di acquistare un terreno e costruirne una nuova nei pressi, avvalendosi dell’esperien- za e dell’aiuto dei concittadini presenti in città. Di seguito può portare la famiglia dalla Toscana o contrarre matrimonio con una donna del posto e avere figli. Svolge quotidianamente i suoi affari con i pisani, ma anche con mercanti genovesi, venezia- ni, catalani, marsigliesi e maiorchini, senza dimenticare i rapporti più importanti con la comunità arborense dalla quale acquista le materie prime e alla quale vende le sue mercanzie. 31 Il riferimento è indirizzato all’omicidio di Aldobrandino Gualandi avvenuto nel 1259, e al successivo omicidio del fratello Galeazzo avvenuto alcuni anni più tardi nel 1263,cfr. Petrucci S., Re in Sardegna, a Pisa cittadini , Cappelli editore, Bologna 1988, p.85. Durante le ricorrenze religiose si reca nella vicina chiesa di Santa Maria, e por- tando le proprie usanze nel celebrare le fe- stività le accosta a quelle degli oristanesi. Tale percorso di fede, che in un primo mo- mento si presenta come una novità, diven- ta col tempo un rito condiviso ed infine una consolidata tradizione comune. Queste celebrazioni legano il mercante a questo particolare edificio religioso dove un giorno, dopo aver redatto apposito te- stamento, potrà essere sepolto al termine della sua esistenza terrena. Dopo una vita trascorsa interamente ad Oristano, possia- mo veramente stabilire con certezza che questo immaginario mercante sia un pisa- no o un oristanese: formalmente è rimasto un suddito della repubblica di Pisa, ma a tutti gli effetti ha vissuto da cittadino ori- stanese partecipando attivamente alle vi- cende politiche e allo sviluppo della sua vera città. Per tutto il Duecento Oristano si lega irrimediabilmente a Pisa, in un rapporto che le vincola entrambe non solo da un punto di vista politico, ma anche in campo economico, religioso e culturale. Mariano II d’Arborea, il più illustre cittadino oristanese diventa pisano, così come importanti cittadini pisani divente- ranno oristanesi, svolgendo la loro esi- stenza all’interno delle mura della nuova città, e in alcuni casi trovando tra le stret- te vie del centro storico una tragica fine per mano di sicari politici inviati apposi- tamente, in un rapporto dai contorni sfu- mati che attende ancora di essere approfondito. 31

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