PINAX CON FIGURA DI SILENO

PINAX CON FIGURA DI SILENO

I pinakes sono una classe di materiali che compare come ex voto in molti santuari della Grecia, della Sicilia e della Magna Grecia. Se ne conoscono di diverse forme e tipologie, da quelli lignei, alle lamine metalliche, a quelli fittili, raramente dipinti, con una molteplicità e ricchezza di varianti iconografiche.
Per quanto riguarda la funzione e la fruizione visiva, il fatto che alcune tavolette mostrino motivi iconografici solo sul prospetto e altre su entrambi i lati e la presenza di fori sui lati, oppure in posizione mediana, indiziano che la loro collocazione potesse essere di diverso genere. Per alcune si può immaginare che venissero affisse a superfici lignee mediante dei chiodi, altre sospese, altre semplicemente appoggiate ad una superficie come quella di un altare. Nei pinakes policromi, troviamo diverse tonalità; il rosso, l’azzurro, il rosa e meno frequentemente il giallo e il nero, eventuali tracce di bianco solitamente erano relative all’ingobbio usato per la stesura dei colori.

Il pinax dell’Antiquarium Arborense (in deposito dal Museo archeologico Nazionale di Cagliari), a forma trapezoidale (alt. cm 16, 5; base maggiore cm 19,5; base minore cm 14,8; spess. cm 1,4), dotato di due fori ravvicinati sulla parte superiore centrale per la sospensione, proviene da Tharros.
Il motivo iconografico è presente solo sul lato anteriore, la parte posteriore è semplicemente lisciata ma presenta tracce di colore rosso. La decorazione verosimilmente è ricavata mediante stampo e rifinita a stecca e incisione, ma forse solo relativamente alla matrice utilizzata per l’applique, altri esemplari diversamente presentano superfici irregolari poiché realizzati a mano senza l’ausilio di forme e matrici.
In argilla rosata, ben depurata, con scialbatura gialla il pinax di Tharros è arricchito da tocchi di pittura rossa apprezzabile negli elementi del fregio superiore, sul fianco sinistro del motivo figurato, nella cintura che reca stretta sull’addome e ai lati sinistro e superiore destro del sileno in cui compare la raffigurazione a vernice rossa di due corolle floreali.
Il soggetto è un Sileno itifallico a orecchie equine, senza coda, da riportare alla metà/seconda metà del VI secolo a. C. Sulla faccia anteriore è riportato superiormente in applique un fregio rettangolare decorato da sei ovuli. Su tutta la superficie inferiore delimitata dal fregio si staglia, in applique, una figura divina con il volto massiccio, di pieno prospetto, a prescindere dagli arti inferiori di profilo, con occhi amigdaloidi ed il naso camuso, la bocca dischiusa definita dalle labbra in rilievo, orecchie equine e folta chioma con capelli rizzati tra le orecchie.
La testa si innesta, con un brevissimo collo tarchiato, su un corpo muscoloso rivestito da una minuscola veste (?), stretta sull’addome da una cintura, dipinta in rosso. Il braccio destro è piegato a gomito a recare la mano sul fianco destro, mentre quello sinistro è slanciato in fuori, con l’avambraccio teso a portare in alto il palmo anteriore della mano. Il bacino è dominato dal fallo rizzato, mentre le gambe presentano lo schema arcaico definito dagli archeologi e storici dell’arte “schema del volo o della corsa in ginocchio”, noto in ambito tedesco come “knielauf schema” ed in ambito anglosassone come “kneeling running”, presente in ambito orientale, greco e italico su molteplici supporti: monetali, ceramici, scultorei, architettonici e bronzei e pitture vascolari.
Si tratta di un pinax greco occidentale, forse siceliota, con uno schema che arieggia, secondo Piero Bartoloni, per il braccio sinistro e le due gambe, quello della triskeles (una gorgone al centro con tre gambe piegate al ginocchio). Il suo utilizzo primario dovette essere santuariale. In ambito tharrense per i caratteri del Sileno affini al Bes e ad Herakles-Melqart l’oggetto dovette subire un ricondizionamento religioso attraverso l’interpretatio divina.
In area punica i pinakes (o tavolette votive) non sono molto numerosi: ricorderemo la lastrina votiva con due fori di sospensione e una orecchia applicata al centro della faccia anteriore da Neapolis- Guspini (sud Sardegna) (III sec. a. C.), al contrario della documentazione greca, siceliota e magno greca, in particolare con i pinakes del santuario di Persefone di Locri Epizefiri e quelli di Lipari.

Bibliografia.
D. ARTIZZU, Oscillum, in M. GUIRGUIS (ed.), La Sardegna fenicia e punica. Storia e materiali ( Corpora delle Antichità della Sardegna), Nuoro 2017, p. 406)
In generale: M.G. PALMIERI, Penteskouphia. Immagini e parole dipinte sui pinakes corinzi dedicati a Poseidon, (TRIPODES 15), Athens,2016(https://www.academia.edu/…/M.G._Palmieri_Penteskouphia._Imm…)
E. MARRONI M. TORELLI, L’obolo di Persefone. Immaginario e ritualità dei «pinakes» di Locri, Pisa 2016.