LA SARDEGNA NELLE FONTI CLASSICHE 01

LA SARDEGNA NELLE FONTI CLASSICHE

Stiamo sempre navigando sulle onde della storia e del mare della nostra Isola che credo, dopo queste brevi letture fin qui proposte, sarà sembrata molto più vicina al resto del continente, forse più di quanto a volte appaia ora in questo terzo millennio di viaggi sulla Luna. Lungi dal voler trattare argomenti come continuità territoriale che lasciamo di competenza a chi è preposto a tale importante compito, ora con una serie di quattro contributi andremo a vedere come la Sardegna era conosciuta e cosa rappresentava nel contesto storico antico.
Si ricorda che gli autori classici citati nei contributi sono presenti con loro testi presso la nostra Biblioteca Comunale, come sempre con l’invito ad un approfondimento.

 

“Le isole godono nel pensiero antico di una profonda ambivalenza: da un lato esse rappresentano un punto di passaggio lungo le rotte mediterranee, dall’altro, per la loro stessa natura, sono luoghi remoti e isolati e, in quanto tali, possono trasformarsi in luoghi utopici”. Sulle isole mediterranee disponiamo di una ricca produzione letteraria, in gran parte perduta, con l’eccezione del libro V della Biblioteca storica di Diodoro Siculo.

Questo brano, tratto dal volume Insulae Sardiniae et Corsicae. Le isole minori della Sardegna e della Corsica nell’antichità [1]di Raimondo Zucca, richiama non solo l’esotismo delle isole in generale, caratterizzate spesso da nicchie antropologiche, ecologiche e geologiche a volte non riscontrabili in contesti peninsulari, ma anche i benefici ricavabili dai traffici commerciali; questo vale per le antiche rotte dei prospectors micenei (letteralmente “coloro che effettuano prospezioni, indagini preliminari”) che, con i loro robusti scafi dall’alta prora guarnita da una testa di uccello, venivano utilizzati non solo per i circuiti dei metalli di epoca nuragica, ma anche per le rotte dei navigli  fenici, greci ed etruschi,  e in seguito per i trasporti di età punica e romana.

Per certo possiamo affermare che la navigazione costituì un fattore di primaria importanza per le civiltà del Mediterraneo antico, non solo per gli aspetti commerciali e militari, ma anche per i vastissimi riflessi che ebbe a livello sociale e culturale, fatto che mette in evidenza il rilievo delle rotte verso la Sardegna percorse dai navigatori levantini, sin dalla fase detta della “precolonizzazione”, precedente ai primi insediamenti fenici della Sardegna, fissatesi intorno all’ VIII sec. a.C.

Il prodigioso movimento che nell’VIII secolo a. C. portò i Fenici a creare, nell’arco di qualche decennio, un tessuto di diecine di colonie è un fenomeno fondamentale nella storia dell’antichità mediterranea. Lo spostamento di ingenti quantità di persone da Oriente verso Occidente comportò straordinarie innovazioni; si consolidarono infatti tutte quelle relazioni di commercio solo parzialmente attivate nei secoli precedenti.

Quindi alla base di tutto troviamo l’attività commerciale e la fondazione di nuovi punti ove creare degli insediamenti costieri che dovranno poi servire come base di partenza per una penetrazione successiva all’interno del territorio.

Non dobbiamo inoltre dimenticare l’esperienza maturata dai Fenici in imprese portate a termine per conto di altri sovrani come il re assiro Sennancherib che utilizzò marinai di Tiro e Sidone  per navigare sul fiume Tigri in Mesopotamia o ancora al servizio del faraone egizio Neco che incaricò marinai fenici di compiere il periplo dell’Africa; conosciuto come il “periplo di Annone”, secondo Erodoto questo lungo viaggio avrebbe richiesto tre anni e sarebbe andato così per le lunghe per l’esigenza di coltivare e raccogliere il grano indispensabile alla sopravvivenza dei naviganti.

La localizzazione delle fondazioni e degli insediamenti attesta che nulla fermava i Fenici; la mancanza di strumenti per la navigazione, la distanza, i venti e le correnti contrarie come quelle che si formano nello Stretto di Gibilterra pareva invece che maggiormente attraessero i Fenici, impegnandoli con tutte le loro energie per il raggiungimento delle meta.

Il prosieguo della navigazione per attività commerciali, ma anche per esigenze militari, in tutto l’evo antico lungo la costa ovest della Sardegna è documentato dalle fonti classiche e dagli studi dal Rinascimento ai nostri giorni.


[1] R. Zucca; Insulae Sardiniae et Corsicae. Le isole minori della Sardegna e della Corsica nell'antichità. 2003