Gli astucci porta amuleti dell’Antiquarium Arborense

Gli astucci porta amuleti dell’Antiquarium Arborense

Tra il materiale di provenienza tharrense, conservato all’Antiquarium Arborense, vi è anche un astuccio “porta-amuleti” o “porta rotolo”, frammentario. L’astuccio, in bronzo, laminato in argento, è di forma cilindrica, con il coperchio foggiato a testa di falco, sormontata dal disco solare con un serpente ureo.

Tra il materiale di provenienza tharrense, conservato all’Antiquarium Arborense, vi è anche un astuccio “porta-amuleti” o “porta rotolo”, frammentario. L’astuccio, in bronzo, laminato in argento, è di forma cilindrica, con il coperchio foggiato a testa di falco, sormontata dal disco solare con un serpente ureo.

All’interno doveva essere riposta una laminetta in metallo, perduta. L’oggetto, derivato dalla Collezione Pischedda, potrebbe provenire da una tomba a camera, sia della necropoli meridionale di Tharros, sia da quella settentrionale (II metà/fine  VI sec. a. C.).

 

 

Il manufatto appartiene ad una categoria artigianale caratteristica del mondo cartaginese, documentata per la prima volta, nel 1693, in una tomba cartaginese di Malta.

Si tratta di oggetti di piccole dimensioni utilizzati per contenere al loro interno delle sottili lamine metalliche (o striscioline di papiro).  La loro parte superiore è contraddistinta da un coperchio a capsula, semplice o conformato a protome zoomorfa (falco, leone, ariete) egittizzante, sormontato da un anello di sospensione.

L’astuccio appare, in prevalenza,  come elemento tubolare liscio, scanalato o, eccezionalmente, a forma di crisalide, quest’ultimo verosimilmente  con un chiaro riferimento alla rigenerazione.

La documentazione archeologica ha restituito manufatti simili solo a Cartagine e in alcuni territori posti sotto il suo diretto controllo o influenza culturale (Malta, Sicilia, Sardegna, Andalusia);  rimangono ancora poco chiare le modalità con le quali tali iconografie siano state trasmesse.

Per gli esemplari tharrensi la derivazione da modelli cartaginesi è stata ampiamente dimostrata, presentando tuttavia elementi originali nelle scene delle lamine, con esiti quasi caricaturali, rispetto ai modelli egiziani, dato che potrebbe essere rapportato alla conoscenza diretta da parte delle maestranze puniche dei modelli e la loro abilità nel rielaborare gli stessi.

Al loro interno gli astucci ospitavano laminette metalliche in oro,  argento o papiro (esemplare maltese), recanti figurazioni derivate dalle liste dei “decani”(stelle o costellazioni, successivamente convertiti in personaggi sfavorevoli o favorevoli ai defunti) o, eccezionalmente, accompagnati da caratteri geroglifici.

A quest’ultimo caso appartiene una laminetta aurea frammentaria di Tharros, estratta da un superbo porta-amuleti in oro a testa di Horus-falco della collezione Spano, quasi identico ad un analogo della collezione del Presidente del tribunale di Oristano, Francesco Spano, entrata nel 1884 nel Museo di Cagliari (inv. 19591). (G. Spano, Amuleti e ornamenti in oro di Tharros, Bullettino Archeologico Sardo, IV, 1858, pp. 34-36, nr. 3; 75, nr. 24). Sui geroglifici della lamina si è soffermato P. C.  Orcurti, Aggiunta alla tavola 1 degli ori di Tharros, Bull. Arch. Sardo, VIII, 1858, pp. 184-185. La lamina necessita di un nuovo studio frontale)

Purtroppo, le lamine tharrensi sono in numero ridotto, giacché spesso, come riferisce il Canonico Spano, gli scavatori locali durante il lavoro di svuotamento delle tombe «dissigillavano gli astucci, ne cavavano le laminette e le dividevano tra loro per poi venderle agli orefici» (G. Spano, Amuleti, cit., p. 36).

I motivi figurati che compaiono sulle lamine tharrensi per via della loro somiglianza alle raffigurazioni egiziane, hanno suscitato l’interesse degli studiosi fin dalla loro scoperta, a partire dal 1851. I disegni ottocenteschi, riportati da Gaetano Cara nel 1865, sono stati utilizzati nella storia degli studi, anche relativamente alle lamine metalliche originariamente arrotolate e contenute all’interno degli astucci.

Da Tharros sono documentate sei lamine, frutto degli scavi ottocenteschi, tre in oro e tre in argento, tra loro simili, che recano incisi motivi figurati e iscrizioni contenenti formule volte a garantire la protezione del defunto.

Le tre lamine provenienti da Tharros, realizzate in argento, potrebbero indicare anche una produzione locale, ma mancano analisi archeometriche per confermare tale ipotesi, considerato che anche a Cartagine sono documentate laminette in argento e che una delle due laminette iberiche, probabilmente da tombe puniche di Sexi, è in argento, che potrebbe essere dell’Iberia.

Nelle lamine d’argento conservate al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, sono rappresentate scene di personaggi divini e animali dove all’onnipresente sottofondo egizio sono unite iscrizioni votive e propiziatorie rese in fenicio, relative ad una dimensione escatologica ancora celata nel dettaglio: in particolare in una delle iscrizioni tharrensi compare la richiesta di salvezza per il defunto: “Proteggi Abdo, figlio di Shmshy, dai possessori della bilancia” con riferimento al rituale, noto nel Libro dei morti, della pesatura del cuore che doveva essere leggero come una piuma, posata sull’altro piatto della bilancia.

In mancanza dei dati certi relativi ai contesti di rinvenimento, dai confronti con gli esemplari cartaginesi ma anche spagnoli ed in base alla forma degli astucci, anche le lamine tharrensi possono datarsi al VI sec. a. C.

Finora non vi è unanimità circa lo scopo e la destinazione primaria di tali oggetti, che come ultimo fine sono deposti in tomba, ma niente ancora dimostra che non fossero utili all’uomo anche nella vita terrena o che fossero destinati a membri aristocratici della comunità.

L’utilizzo di questi artefatti, è riconducibile ad epoca moderna ed anche alla tradizione sarda, richiamando l’astuccio cilindrico per “filatterio”, usato come amuleto nel quale sono racchiuse preghiere o formule magiche.

A cura di Raimondo Zucca e Anna Paola Delogu

 

BIBLIOGRAFIA

In generale: M. Martinez, Gli astucci porta-amuleti punici, (=Biblioteca di Byrsa, 6), Lugano 2010;  per le laminette sarde: E. Dirminti, Le lamine degli astucci porta-amuleti di Tharros, in M. Guirguis, Dal Mediterraneo all’Atlantico: uomini, merci e idee tra Oriente e Occidente. Proceedings of the 8th International Congress of Phoenician and Punic Studies, Carbonia-Sant’Antioco, 21th-26th October 2013, Pisa-Roma 2018, pp. 76-80.

R. Zucca, Antiquarium Arborense, Sassari 1998, p. 59.