Su Congiu, boccale in terracotta, tipico di Oristano. Anni venti-trenta

Perchè su Brugu de is Crongioagius

Su brugu de is crongioagius è il titolo scelto per questo cantiere culturale attivato da MuseoOristano, in memoria di un borgo storico cittadino, posizionato a nord-est, a ridosso della città murata medievale, che prende il nome dagli antichi artigiani lavoratori della terra cotta, i figoli, protagonisti di una tradizione artigianale oristanese di rilevanza artistica ed economica, famosa in tutta l’Isola ma non solo.

Nelle antiche fonti documentarie oristanesi del XV e del XVI secolo, ovvero il Condaghe del Monastero di Santa Chiara, il Condaxi Cabrevadu ed il Brogliaccio del convento di San Martino e il Campion del Convento di San Francesco, ovvero i registri dei conti dei rispettivi conventi, l’antico artigiano della ceramica che dà il nome al borgo è indicato con i nomi “congiolargiu”, “coniolargios”, “congiolarjus”, “los congiolargios del burgo”. Partendo dalle testimonianze orali, e quindi in ricordo della fonetica legata alla comunicazione quotidiana tra gli artigiani e la stessa popolazione di un tempo, così come documentato nella pronuncia di numerosi altri vocaboli nella lingua sarda campidanese oristanese che testimonia l’anticipazione della consonante “r” presente in sillabe successive di alcuni nomi, abbiamo voluto appositamente chiamare questo cantiere, su brugu de is crongioagiu, perché CRONGIOAGIUS si chiamavano tra loro i maestri ceramisti, e così venivano denominati da tutti gli oristanesi che si avvalevano delle preziose, utili ed eleganti manifatture di questi straordinari artisti artigiani della terra!

Il vocabolo crongioagiu, o congiolargiu, deriva dal nome latino CONGIU, termine che individua un vaso di terra cotta, nella fattispecie una tipica forma di boccale, utilizzato per contenere e versare l’acqua, della capienza di circa due o tre litri. Su crongioagiu identifica pertanto l’artigiano produttore di boccali e, per estensione, di stoviglie di terra cotta. Il termine italiano FIGOLO, che individua questo mestiere, nasce dall’aggettivo latino fictĭlis, in italiano fittile, derivato dal verbo fingĕre «plasmare», il cui participio passato è fictus, che significa “plasmato di terracotta”, l’arte fittile infatti si riferisce alla lavorazione di vasi e oggetti di terracotta.

Dal termine CONGIU deriva anche il toponimo oristanese TERR’E CUNGIALIS. Letteralmente, “la terra dei boccali”, indica il nome della zona, dell’area e dei luoghi di approvvigionamento della materia prima utilizzata dai figoli per le loro produzioni: l’argilla.

Quanti ricordano ancora dove si trovava e con quali modalità veniva estratta?

Partendo anche dai vostri contributi ripartiamo da qui nella prossima puntata…

(le immagini sono tratte da "Ceramiche, storia, linguaggio e prospettive in Sardegna" - Collana di etnografia e cultura materiale, Ilisso Edizioni, Nuoro, 2007)