Raimondo Carta Raspi

Raimondo Carta Raspi

RAIMONDO CARTA RASPI
UN GRANDE ORISTANESE CADUTO NELL’OBLIO

 

Nella Sardegna dei primi decenni del novecento, mentre i fascisti operavano con la violenza e la corruzione per spegnere ogni forma di libertà, un giovane di appena trent’anni sceglie l’impresa culturale come strumento di lotta e di riscatto a favore della sua terra e della sua gente.
Stampa e diffonde le opere che gli storici e i viaggiatori dell’ottocento avevano dedicato alla nostra Isola, pubblica libri di poesia e opere teatrali, raccoglie attorno a se altre energie e con loro dà vita ad una rivista che per otto anni riesce a sopravvivere nel regime che si è instaurato.
E’ difficile trovare nella storia della Sardegna un altro esempio di imprenditore e di intellettuale che si sia adoperato a difendere, con la stessa efficacia, competenza e coraggio le idee di progresso sociale in cui credeva.
Intellettuale, editore e giornalista. Nacque a Oristano nel 1893. Si laureò in scienze sociali a Firenze dove iniziò l'attività giornalistica (Nuovo Giornale). Tornato in Sardegna nel 1922, si stabilì a Cagliari. Carta Raspi non aderì alla piega politica delle tendenze dell’epoca, anzi attivò una fronda letteraria chiamata “Federazione Mediterranea”.
Assertore di un sardismo aperto al confronto con le altre culture, era profondamente convinto che la ripresa sociale e la modernizzazione dell'isola passassero attraverso la diffusione dell'istruzione e la cultura. Diede quindi vita, nel 1923, alla rivista e alla casa editrice Il Nuraghe con la collaborazione di alcuni intellettuali ed artisti come Filiberto FarciGiovanni Antonio MuraFilippo AddisPietro Casu. Il periodico, intorno a cui ruotavano intellettuali antifascisti e afascisti, dava spazio a problematiche letterarie, storiche ed artistiche; fu molto apprezzato (premio "Merello" 1924), ma cessò di essere pubblicato nel 1930 per l'impossibilità di sfuggire all'oppressivo controllo del fascismo. La casa editrice riscosse grande successo alla III fiera internazionale del libro di Firenze nel 1928. La casa editrice redistribuì opere poco note ma importanti per la storia in generale e per la conoscenza e la storia della Sardegna in particolare, a partire dal “Viaggio in Sardegna” del Lamarmora; monografie inedite, ristampe anastatiche di famose opere del Bellieni, dei viaggiatori francesi dell'Ottocento, e dei poeti e romanzieri isolani Carboni, Costa, Bacaredda. Pubblicò anche opere d'arte, teatro sardo e saggistica. Fra gli autori pubblicati, ci fu Max Leopold Wagner che tracciò le basi per lo studio della lingua sarda e Pietro Martini autore dei primi compendi di storia sarda. Nel 1930 con “Sardegna terra di poesia – Antologia poetica dialettale sarda”, Raimondo Carta Raspi realizzò una delle prime raccolte della produzione in lingua sarda, sino ad allora snobbata editorialmente anche perché, solo la lingua italiana era consentita durante il fascismo per la unificazione anche linguistica. Nel 1933 Carta Raspi scrisse e pubblicò “Castelli medioevali di Sardegna”, che resta un testo di riferimento per lo studio del sistema delle fortificazioni in età giudicale. Nel 1937 ripubblicò il Condaghe di Santa Maria de Bonarcado, un documento del XIII secolo annoverato tra i primi testi in lingua sarda, la cui testimonianza spiega lo sviluppo dei dialetti in seno al sardo. Nel 1944 Carta Raspi scrisse” Verso l’autonomia – la Sardegna dalla prima alla seconda guerra mondiale” dove esprime le sue idee autonomiste. Il Nuraghe, nel frattempo era divenuto una fondazione. Nel dopoguerra, Raimondo rafforzò l’intesa con il Partito Sardo D’Azione di Emilio Lussu per sostenere le istanze autonomistiche isolane. Carta Raspi sostenne l’ipotesi di una città del VI secolo chiamata “Neapolis” individuata nel territorio comunale di Guspini, e di un’altra chiamata “Nure”, che sarebbe stato un porto nella zona di Alghero. Nel 1946 il Carta Raspi diede vita alla rivista Il Shardana, rivolta a problematiche autonomiste e federaliste, in linea con le fervide speranze di ricostruzione degli anni del dopoguerra. Personalità poliedrica, scrisse lui stesso di storia, letteratura e teatro.

Tra le opere più note Sardegna terra di poesia (1930), Artisti, poeti e prosatori di Sardegna (1927), Album di costumi sardi (1931), Storia di Sardegna (postuma). La sua visione storica dell'isola fu quella di una millenaria emarginazione, spezzata soltanto dalla grande epopea giudicale e dal movimento artistico e culturale sviluppatosi nel primo novecento.

Morì a Cagliari nel 1965
Ancora oggi la sua città natale si dimentica di un suo figlio, lasciandoci privi del suo ricordo neanche attraverso l’intitolazione di una semplice via periferica, dove invece troviamo una toponomastica con la memoria di personaggi sicuramente illustri e meritevoli, ma sconosciuti ai più.