La mazza cerimoniale argentea della Città di Oristano, con in evidenza i nomi dei Santi protettori

La mazza cerimoniale: un simbolo della Città di Oristano

In occasione della Festa della Repubblica e della Solennità del Corpus Domini, i fedeli ed i cittadini oristanesi hanno potuto riammirare la mazza cerimoniale, vero simbolo della storia e dell’identità della Città di Oristano. L’Amministrazione Comunale, con in testa il Sindaco e la Giunta, che per antica tradizione accompagnano in processione il Santissimo Sacramento, quest’anno, dopo tanti anni, hanno sfilato con il gonfalone scortato da questo emblema dell’Istituzione Comunale, realizzato nel 1650 in argento sbalzato e inciso, dagli argentieri sassaresi Del Piano e Frigado. Nella mazza, configurata nella parte superiore a lanterna, oltre alla data 2 aprile 1650, si leggono i nomi del notaio civico, dei cinque consiglieri della città di quell'anno e i nomi dei seguenti santi: Santa Maria, San Giovanni, Sant'Andrea, Sant'Archelao, Sant'Alessandro e San Vincenzo. E’ l’invocazione ai Santi Patroni della Città che in diverse occasioni hanno assistito e liberato la città da guerre e pestilenze. Il tributo a Santa Maria lo incontriamo in numerosissime attestazioni, dalle intestazioni di opere all'incipit dei documenti, così come il suo nome è ripetuto per 24 volte nella campana della torre di San Cristoforo, quasi ad indicarne l'invocazione in tutte le ore del giorno. Nella mazza, nell'ordine, è quindi inciso il nome di San Giovanni Battista, già patrono della città di Tharros e forse primo patrono del capoluogo arborense, se si considera che l’inventio delle reliquie del presbitero Archelaus risale al 1615, segue quindi il nome di Sant'Andrea. L'invocazione a tale santo è legata al suo ruolo di protettore speciale dei consigli civici. Infatti, in base alle disposizioni del Llibre de Regiment, il libro dei capitoli delle disposizioni che la Oristano Città Regia doveva rispettare a partire dal 1479, l'elezione del consiglio civico avveniva secondo la formula dell'insaccolazione, il 30 di novembre di ogni anno, festa di Sant'Andrea, pratica comune a numerose città nei regni della corona aragonese. Era dedicata a Sant'Andrea anche l'antica cappella del Palazzo di Città, l'edificio dove si riuniva il consiglio civico, individuabile grazie all'iscrizione dell'età di Filippo II di Spagna, ancora oggi conservata nel palazzo posto all'angolo tra la piazza Eleonora e la piazza Martini, attualmente ospitante una sezione dell'ufficio tecnico comunale. Nella mazza cerimoniale cittadina figurano quindi Sant'Archelao, come detto, patrono della città a partire dal 1615, e Sant'Alessandro, il santo che ha protetto la città di Oristano in occasione dell'invasione dei sodraus grogus. A lui si sono invocati gli oristanesi quando i soldati francesi, negli ultimi giorni del febbraio del 1637, misero a ferro e fuoco la nostra città, in attesa dei rinforzi e della successiva vittoria e cacciata che consenti ai nostri militari il bottino degli stendardi francesi che ancora oggi trionfano nella controfacciata della cattedrale arborense. Infine nella mazza è ricordato San Vincenzo, il cui antico rapporto con la nostra città lo riconosce, secondo alcune fonti, quale primo titolare dell'edificio dove, successivamente, nella prima metà del XIV secolo, Pietro III d'Arborea edificò la chiesa di Santa Chiara. È inoltre documentata nel XVI secolo una chiesa dedicata proprio a San Vincenzo Martire, corrispondente all'attuale aula consiliare, precedentemente all'insediamento dei Padri Scolopi. I festeggiamenti solenni legati al culto di San Vincenzo Martire sono inoltre attestati in una interessante iscrizione custodita presso l'Antiqvarivm Arborense. Il documento epigrafico richiama il lascito del facoltoso commerciante oristanese Michele Pira, ricordato nella toponomastica cittadina con una via che porta il suo nome, il quale nel 1656 con una donazione desiderava perpetuare la festa solenne con processione ed ostensione delle reliquie del santo.