Fonte: Guida Storica di Oristano del Canonico Antioco Melis – 1924 - Breve storia di Oristano di Lorenzo Manconi – 1993 -

La Storia di Oristano - parte 1

La millenaria storia della nostra città ha invogliato nei secoli molti illustri personaggi a scrivere sulle sue nobili e gloriose origini; ma è nella temperia ottocentesca, con il suo Romanticismo, che andremo a ricercare attraverso gli scritti dei grandi viaggiatori e degli eruditi, spigolature e curiosità che al giorno d’oggi troveremo quasi come frutto di mera fantasia, tanto da far pensare che qualcuno di essi non abbia mai messo piede non solo ad Oristano ma addirittura nell’Isola...

 

Nella lettura, che spero possa risultare leggera e gradevole, potremo trovare un momento di distrazione da questo inaspettato ostacolo rappresentato dal Coronavirus; come Voi mi trovo a trascorrere le mie ore lavorative in modalità Lavoro Agile…o se preferite Smartworking per cui, impossibilitato a servirmi del patrimonio librario della nostra splendida biblioteca comunale mi sono messo davanti alla mia libreria, decisamente più modesta, a caccia di testi che potessero portarmi a soddisfare la mia e spero anche la vostra curiosità e magari ilarità.

La scelta è caduta sul testo del Padre Vittorio Angius, appartenente all’ordine monastico degli Scolopi nonchè collaboratore col Padre Gesuita Goffredo Casalis della stesura della monumentale opera del Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M il Re di Sardegna.

Egli si occupò dei tre volumi riguardanti la Sardegna effettuando ricerche d’archivio per quanto riguarda l’epoca medievale, mentre per il resto si recò di persona in ogni paese per appuntare le usanze, le credenze, le feste, la geografia e la storia tramandata oralmente di ogni singolo villaggio. La forma di tale opera è quello di un resoconto di viaggio nel quale sono annotati minuziosamente tutti gli aspetti della Sardegna della prima metà dell’ottocento.

Quanto andrete a sfogliare è stato liberamente scelto mediante la lettura del succitato volume e che è parsa voler a volte strappare un sorriso (che male non fa).

La storia avrà inizio, come tutte le storie che si rispettano, con la collocazione geografica della nostra città per seguire con altri interessanti argomenti.

Grazie fin d’ora per l’attenzione  e la curiosità che vorrete dimostrare.

(N.B. I testi di seguito riportati sono gli originali così come i termini grammaticali ottocenteschi)

 

ORISTANO, volgarmente ARISTANI, antica e celebre città della Sardegna, dopo la metà del secolo XI sede dè regoli Arboresi (Arvaresi), ora capoluogo di prefettura e di diocesi.

Nell’inverno il termometro di rado segna sotto il +8°, ed è più raro che nell’estate salga al 29°. [...]nel resto godesi una temperatura di primavera…

Il mare, gli stagni, il fiume, i molti pantani che sono nella maremma e il doppio fosso della strada del porto, dove l’acqua sparvasi dall’inondazione del Tirso impaluda, procurano tanti vapori che l’aria ne resta tutta pregna, e devon soventi anche i corpi più duri soffrire da una grande umidità, la quale è eccessiva quando domina un vento di sua natura umidoso….

E l’aria? E’ infamata per la sua insalubrità dai primi giorni estivi sino a quando, essendo già ben inoltrato l’autunno, la terra sia più sazia d’acqua, e spenta la fermentazione né pantani puzzolenti…

[…]In nessun tempo, né pur quando eravi  presso l’abitato la fetidissima palude, che diceano Cea Cuccu (N.d.A. Leggi l’attuale depressione occupata dal grande parcheggio fronte ufficio postale di Via Mariano IV), l’aria oristanese era così maligna, e adesso più che allora è minor pericolo per i forestieri avezzi a cielo più puro se si sappiano ben governare, evitino le ore crepuscolari, si appressino all’aura purificatrice del focolare, e sieno temperati e accorti nel mangiare e bevere. Chi nel paese consideri saggiamente le condizioni locali vedrà che nell’aria non potrà mai essere interamente salubre, ma vedrà pure che è per colpa dell’uomo che ella sia insalubre quanto è giusto dirla. Quanto essa non migliorò da che per un canale si diede sfogo alle acque che stangavano nel bacino di Cea Cuccu?

…L’aria, che fanno maligna tanti pantani, rendesi ancora più morbosa dà letamai, dalla corruzione delle foglie dei fichi d’India, che sono siepe ai piedi, da quella dell’erbe ortensi, dalle acqua sporche e da tanti altri puzzori…

(Segue...)