1420 – 2020: 17 agosto
Esattamente seicento anni fa, dopo circa mezzo millennio di storia, cessava di diritto l’esperienza istituzionale del Regno giudicale dell’Arborea. L’ultimo sovrano, Guglielmo III di Narbona, il 17 agosto del 1420, per la somma di 100.000 fiorini d’oro, cedeva definitivamente i suoi diritti sul trono giudicale al sovrano aragonese Alfonso V.
La Storia e le storie legate alla lunga vicenda politica, economica e culturale di questa istituzione, hanno segnato per sempre l’identità dei Sardi e della Sardegna. Il Regno dell’Arborea, il più longevo dei quattro regni medievali sardi, ha avuto rapporti istituzionali con imperatori e papi oltre che con numerosi sovrani e governanti dei più importanti regni medievali dell’Europa e del Mediterraneo del tempo.
Eredi di antiche provincie amministrative di origine bizantina, i giudicati di Cagliari, di Torres, di Gallura e d’Arborea, nel corso del XI secolo, emanando documenti ufficiali dalle proprie cancellerie, affermarono definitivamente la propria autonomia istituzionale.
Guerre di confine e velleità di potere tra i vari sovrani giudicali segnarono la Sardegna del XII secolo. In questo contesto si inserisce il progetto di espansione del Giudicato d’Arborea sull’intera Sardegna, culminato con l’investitura nominale del titolo di Re di Sardegna nel 1164 di Barisone I, Giudice d’Arborea, per mano dell’imperatore Federico Barbarossa.
Nel corso del XIII secolo i regni giudicali di Cagliari, Torres e Gallura, in seguito alla presenza sempre più ingombrante di pisani e genovesi, iniziavano la fase dell’inesorabile declino. Sul finire del secolo, il Giudicato d’Arborea, mantenendo salda l’autonomia e l’indipendenza, per opera del sovrano Mariano II, fortifica con possenti mura e imponenti torri la capitale Oristano.
Il Trecento è il secolo d’oro del Giudicato d’Arborea. Nel 1323 il sovrano arborense Ugone II, pur offrendo il suo contributo militare agli aragonesi, ormai decisi a conquistare con le armi e quindi perfezionare il titolo di Re di Sardegna ricevuto nel 1297 da papa Bonifacio VIII, vedrà riconosciuto il suo impegno e la sua amicizia ma non l’indipendenza che ormai da qualche secolo caratterizza la storia del Popolo e del Regno Arborense: i suoi successori saranno costretti a rendere omaggio al sovrano aragonese.
Toccherà al figlio, il grande Mariano IV, ricordare agli aragonesi, con la forza della diplomazia prima e successivamente con quella delle armi, la storia di libertà e indipendenza del Regno dell’Arborea. Dal 1353, un popolo in armi, quello arborense, tiene testa per decenni con forza e fierezza agli invasori. Nel 1368 Mariano IV con il suo esercito, con il suo popolo, infligge una pesante sconfitta all’esercito aragonese proprio ad Oristano. Solo la peste poté fermare lo spirito e la forza di questo grande sovrano che non solo estese i confini del Regno Arborense su quasi tutto il territorio isolano escludendo le città di Cagliari ed Alghero, ma fu illuminato al punto da legare il suo nome alla stesura di un codice di leggi, il Codice Rurale di Mariano, che regolava i rapporti nelle campagne tra allevatori e contadini.
L’omicidio del figlio Ugone III, suo successore, aprì la strada al governo di sua figlia Donna Eleonora, sa Juighissa. L’ultimo scorcio del Trecento è segnato dal desiderio di pace di questa donna che nel 1388, nel Convento dei Francescani di Oristano, dove si riuniva per antica tradizione la Corona de Logu, la massima assemblea dei rappresentanti dei villaggi del Regno, venne firmato l’accordo con la restituzione agli aragonesi di tutti i territori conquistati dal padre Mariano IV e dal fratello Ugone III. In questo clima, come afferma la stessa sovrana,”Con siò siat causa qui su acreximentu et exaltamentu dessas provincias et regnos et terras dexendat e bengant dae sa rexoni e pro servari sa iusticia…” si dispone nell’ultimo scorcio del XIV secolo, la promulgazione di un aggiornamento della Carta de Logu dell’Arborea, il codice di leggi già emanato in una prima edizione da Mariano IV, che per la sua modernità rappresenta in Europa una delle più complete e complesse forme di legislazione di età medievale.
La parabola discendente del Regno dell’Arborea seguirà alla morte di questa regina che, forte e determinata, sarà vittima anch’essa della peste.
L’ultimo sovrano arborense è un visconte francese, Guglielmo III di Narbona, nipote di Beatrice d’Arborea, sorella di Eleonora. Dopo il 1409, fallito miseramente nella battaglia di Sanluri il tentativo di riscossa contro le armate aragonesi nell’intento di mantenere il titolo e l’autorità sul territorio dell’Arborea, nell’agosto del 1420 Guglielmo III di Narbona maturerà definitivamente la decisione di vendere i suoi diritti sul trono giudicale arborense.
Il 17 agosto del 1420 cessò di esistere de jure l’istituzione Regno dell’Arborea ma è imperitura, giungendo sino a noi e supererà le nostre generazioni, la forza delle Idee e della Cultura Arborensi.
Il Regno dell’Arborea e la cultura arborense hanno espresso Uomini e Donne di spiccato valore etico e morale, hanno creato veri monumenti dell’architettura religiosa, militare e civile e unitamente alla copiosa produzione di documenti, manoscritti e codici hanno prodotto un giacimento culturale che ieri come oggi sono all’origine dell’Identità del Popolo Arborense Oristanese e più in generale di quello Sardo