Fonte: Guida Storica di Oristano del Canonico Antioco Melis, 1924 - Breve storia di Oristano di Lorenzo Manconi, 1993.
La Storia di Oristano - parte 2
Continua il viaggio nella città di Oristano, vista dagli occhi di un viaggiatore del primo Ottocento...
"...Oristano occupa tanto spazio, che sarebbe assai al decuplo della sua popolazione. Componesi della città propriamente detta, la quale resta compresa entro le sue antiche muraglie, e di alcuni sobborghi. A veder questi pare di essere in un villaggio; a percorrer le vie dell’altra, se non riguardi le mura e le torri, ti parrà vedere una meschinissima cittadella del medio evo, anzi che la gloriosa città dei re arboresi, la città di Mariano e di Leonora. I grandi edificii di quei potenti principi si sono lasciati cadere, o si diroccarono, e sarebbero state da gran tempo distrutte le mura, se il timore che si avea delle inopinate invasioni dei barbareschi e dei nemici politici del Sovrano, non ne avesse comandato la manutenzione. Che resta del gran palagio dei re d’Arborea? Alcune mura interne e le fondamenta che ti danno un’idea della robustezza e magnificenza del medesimo. Che resta delle antiche edificazioni religiose? La metropolitana dell’arcivescovo tharrense, opera di insigni architettori pisani, è stata atterrata per elevare sopra la medesima la attuale cattedrale, non so se in stile miglior di quello che era adoperato nel medio evo, e lo spirito vandalico di quei pretesi rimodernatori ha annichilito le tavole operate da insigni pennelli, e gli altri oggetti che sono ancora ammirati nelle chiese più antiche; anzi i sacrileghi hanno forse profanato e distrutto le tombe di quei principi che sostennero la nazionalità sarda contro gli stranieri, che ssi voleano imporre, o erano imposti, padrone della nazione.
Quando sul cadere del secolo XVI il Fara scrivea la Corografia sussisteva ancora la vecchia stanza dei giudici nelle sue più parti, ed era ammirata per l’arte della costruzione. Lo stesso autore parla con lode del tempio maggiore dedicato alla B.V. Maria, edificato tutto a pietre squadrate in bel disegno.
Ritornando all’aspetto della città, tu non potrai esser contento di andar intorno per vederla, se vedrai case secolari e di stile antico, che minaccian rovina, contigue a casipole meschine […]
Spiace di dover dire delle cose che ad alcuni devono essere ingratissime; ma il dovere di fedel descrittore del vero stato delle cose non mi consente il silenzio, e noto però la spensieratezza o la negligenza degli edili, da’quali non è fatto alcun provvedimento per migliorare l’aspetto della città […] per togliere dalle vie che sono coperte di ciottoloni la scabrezza, da quelle che mancano di pavimento di fango, e per conservarle pulite dalle sozzure. Se passando pur nella strada del corso riguardi a destra e sinistra le case spesso dovrai affrettar il passo nel timore che la rovina non ti schiacci; e se dovrai nelle tenebre della notte, non illuminata da alcun fanale, percorrere le altre vie non solo né borghi, ma pure dentro le mura, tieniti fortunatissimo se spesso inciampando non avrai fatto cadute gravi […] Con poco si potrebbe dar lo scolo alle acque e non si vedrebbero tanti pantani, e mancherebbe quel mar di fango a muffa ed acqua verde sul quale sorgono i meschini casamenti.
Uscirò da questo tema così osceno dove molto sarebbe a notare contrario all’igiene pubblica, dopo aver indicato che forse una delle più funeste sorgenti dell’infezione dell’aria di Oristano è del fimo che si accumula né cortili della case..."
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