CENSIMENTO ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI ORISTANO

CENSIMENTO ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI ORISTANO

Esiste una bellissima disciplina molto utilizzata nella ricerca archeologica di tutti gli ambiti cronologici, essa viene denominata Archeologia del paesaggio dove, questo ultimo termine, non è da intendersi come “panorama” riferito a quanto possiamo vedere durante una escursione nella natura.

 

Noi utilizzeremo al meglio questa dottrina per cercare di individuare “nei nostri giorni” quanto purtroppo non possiamo più vedere in quanto il tempo e, molto più spesso l’uomo, ha cancellato, nascosto o distrutto.
Una archeologia urbana che riemerge solo attraverso la ricerca di fonti, spesso mute altre volte scritte, di quanto ora si trova sotto una casa, un palazzo o una piazza della nostra città…una Oristano e il suo territorio preistorico…nuragico…fenicio-punico…romano e medievale.
Una stratigrafia cronologica che ci riporta indietro al tempo dei tempi…per cui la definiremo pertanto al plurale come Archeologia dei paesaggi.
Cosa avremmo visto davanti a casa nostra o a pochi passi da essa se potessimo fare un viaggio nel tempo?

Bene ci proviamo?
Un viaggio lungo qualche puntata, per cercare di non lasciare scoperto neanche un lembo del nostro territorio e indurci ogni volta a “guardare” con occhio differente quanto finora abbiamo sempre “visto senza vedere”.
Non ci allontaneremo molto, ma spero che la sorpresa vi possa piacere e, perché no, fantasticare.

CENTRO STORICO

Partiamo dal nostro centro storico dove in Via Solferino, attraverso le ricerche di Francesco Cerchi Paba si rinvengono dei resti di ossidiana inerenti una verosimile stazione prenuragica di lavorazione. Tali reperti sono attualmente custoditi presso l’Antiquarium Arborense[1].
D’età nuragica, pertinenti ad un insediamento, sono le ceramiche del Bronzo recente, quali una lucerna a cucchiaio[2], rinvenute nell’area della attuale Vico Ammirato.
Di periodo fenicio-punico è da attribuire, attraverso uno scavo di fine ottocento presso l’attuale Via Azuni (già Via Re Ugone) una lastra frammentaria in arenaria del Sinis, con iscrizione in lingua etrusca. Si tratta probabilmente di una epigrafe dedicatoria databile alla fine del VII secolo a.C. forse posta in un santuario.[3]
Sempre nella suddetta via, durante i medesimi scavi che restituirono l’epigrafe etrusca, fu rimessa in luce una struttura muraria in opus testaceum ma d’età romana, vennero inoltre recuperati laterizi, ceramica romana non definibile topologicamente e monete del basso impero.[4]
Per quanto attiene l’età medievale, l’attestazione di Aristiane nella Descriptio Orbis Romani di Giorgio Ciprio, databile al VII secolo d. C., documenta l’assunzione da parte dei testi geografici di una nuova realtà poleografica, non attestata precedentemente in nessuna fonte. L’origine del toponimo sembra riferibile ad un nome prediale[5], derivato dalla famiglia Aristia, che in epoca romana dovette possedere i fondi su cui sorse l’insediamento tardoantico e medievale.[6]
Cattedrale di Santa Maria Assunta; Gli scavi del 1987 nel sagrato della Cattedrale di Oristano hanno rivelato una discarica del IV-V secolo riferibile alla pratica cristiana del refrigerium[7] presso un coemeterium di Aristiane, probabilmente in collegamento con la primitiva chiesa di Santa Maria Assunta.
Le tombe del tipo a cassone, costituite da lastre di arenaria, sono prive di corredo funerario. In età tardo bizantina e nel momento giudicale alle tombe a cassone si sovrapposero sepolture a fossa. Sin dal X secolo la chiesa di Santa Maria fu dotata di un arredo marmoreo di derivazione italo-meridionale di cui resta un unico elemento con decoro a treccia riusato quale basamento della statua della Vergine del Rimedio nella attuale Cattedrale. I materiali recuperati comprendono tegole, ceramica romana (sigillata chiara; comune a pettine strisciato; da fuoco modellata a mano; lucerne mediterranee; anfore e vari vetri e gioielli in bronzo.[8]

Chiesa di San Saturno; la chiesa è stata interamente ricostruita nel 1901. In base alla documentazione cartografica ottocentesca, si può ipotizzare che la chiesa di San Saturno intramuros (così la definisce il Lamarmora alla metà dell’800), nominata in documenti tardo-medievali, fosse un edificio a pianta centrale, probabilmente cruciforme.
Chiesa dello Spirito Santo; dall’analisi delle strutture murarie è possibile leggere nella chiesa dello Spirito Santo diverse fasi strutturali; in particolare, anche considerando alcuni elementi stilistici, sembra potersi datare ad età bizantina un primitivo impianto cruciforme, al quale seguì l’edificio a pianta longitudinale oggi visibile, forse già riadattato nel pieno Medioevo e ristrutturato in età moderna.
Rinvenimenti sporadici; dall’insediamento altomedievale di Aristiane derivano due frammenti bronzei d’età bizantina.


[1] Materiali inediti.
[2] Nieddu-Zucca; Othoca. Una città sulla laguna. 1991
[3] Tamponi; Oristano in Notizie degli Scavi di Antichità. 1891; Nieddu-Zucca, Othoca. Una città sulla laguna. 1991
[4] Tamponi (vedi). Rowland; I ritrovamenti romani in Sardegna. 1981. Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[5] Predio uguale latifondo, proprietà fondiaria concesso dall’Imperatore romano affinché venisse coltivato.
[6] Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[7] La parola Refrigerium andò ad indicare l’augurio della beatitudine eterna all’anima del defunto e del godimento al suo corpo, espresso nelle epigrafi e nelle pitture funerarie (Da Treccani Enciclopedia Italiana).
[8] Sebis-Zucca; Aristiane in Quaderni della Soprintendenza Archeologica per le provincie di Cagliari e Oristano. 1987

 

TORANGIUS

Età romana
Su un terrazzamento alluvionale che domina la riva sinistra del Tirso è stato individuato un insediamento romano con necropoli. Dall’area cimiteriale è nota una tomba a cassone delimitata da tegole fittili, il cui corredo era costituito da forme di ceramica sigillata di produzione italica e ceramica comune.[9]


[9] Cherchi Paba; Evoluzione storica dell’attività industriale, agricola, caccia e pesca in Sardegna. 1974

 

CUCCURU S. ANTONI – SATTU ‘E TOLU

Età nuragica; Insediamento nuragico; il vasellame consente di datare l’insediamento tra il Bronzo medio e il Bronzo Finale.[10]
Età romana; Insediamento romano con necropoli: in quest’ultima si attestano sia tombe a cremazione che a inumazione. Il corredo funerario era costituito da ceramica comune di età imperiale.[11]


[10] Atzori; Scoperte nella Penisola del Sinis. 1987.
[11] Nieddu-Zucca 1991 (vedi)

CUCCURU DE S’ARENA

Età nuragica; L’insediamento nuragico documentato da ceramiche del Bronzo medio e del Bronzo Finale.[12]


[12] Atzori 1987 (vedi)

 

SAN MARTINO

Età fenicio-punica; E’ stata rinvenuta una moneta punica in bronzo, coniata dalla zecca di Sicilia, databile tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. recante una testa di Core a sinistra e cavallo al galoppo a destra).[13]

Età Romana; Necropoli romana con tombe a fossa ed a cassone; dalla necropoli proviene un corredo funerario, costituito da ceramiche e da monete, probabilmente riferibili ad una tomba della prima età imperiale. Alla stessa necropoli è assegnabile un’iscrizione, oggi conservata nel convento dei Cappuccini. L’epigrafe relativa ad una Nigella, è incisa su una grande lastra di marmo con specchio epigrafico delimitato da una cornice modanata; per le sue caratteristiche può datarsi ad età alto imperiale.[14]


[13] Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[14] Rowland 1981 (vedi)

 

SAN GIOVANNI DEI FIORI

Età Romana; Nella tenuta di E. Carta Coro sono state individuate strutture murarie di difficile interpretazione; è attestata inoltre una piccola necropoli romana, con tombe a fossa. Dall’area provengono ceramica a vernice nera (Campana A), ceramica comune di età imperiale e laterizi.[15]

Età medievale; Chiesa di fondazione giudicale, menzionata nel 1301 nel testamento del catalano G. Lloret e nel 1335 nel testamento di Ugone II.[16]


[15] Zanardelli; Le stazioni lacumarensi del Campidano di Oristano. 1899.
[16] Nieddu- Zucca 1991. (vedi)

 

SAN NICOLA

Età prenuragica; Stazione di ossidiana, con documentazione di lame e di punte di freccia.
Età fenicio-punica; Insediamento punico, documentato prevalentemente da materiale ceramico di superficie. Si riconoscono produzioni puniche databili al V – III secolo a.C. (anfore, piatti da pesce, coppette) e attiche (Grecia), tra cui una coppa a vernice nera del 500-480 a.C.; dall’area proviene inoltre una moneta in bronzo della zecca di Sicilia.[17]
Età romana; Insediamento romano di età repubblicana e imperiale. Dall’insediamento è stata individuata una necropoli con tombe a cremazione ed a inumazione. Alla prima tipologia possono attribuirsi olle in ceramica, di forma troncoconica e bitroncoconica, inserite in fosse nel terreno alluvionale; il corredo si compone di lucerne e altre forme vascolari, databili alla prima età imperiale. Le inumazioni riguardano prevalentemente tombe a cassone, delimitate da tegole; pertinente ad un sarcofago marmoreo è infine un frammento di alzata di un coperchio, conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, in cui si riconoscono i volti di un uomo e di una donna in conversazione. I corredi, composti da vasellame a vernice nera, sigillata italica, sigillata sud gallica, ceramica a pareti sottili, sigillata chiara A e D, ceramica africana da cucina, ceramica comune e vetri, consentono di datare la necropoli e l’insediamento entro un arco cronologico che va dalla tarda età repubblicana al tardo impero.[18]

Età medievale; Insediamento altomedievale e giudicale, collegato ad una chiesa intitolata a San Nicola: quest’ultima, oggi distrutta, è ricostruibile in base alla documentazione iconografica in forme romanico-pisane, nonostante dalla stessa documentazione sembra potersi individuare una preesistenza, relativa ad un primitivo impianto centrale, trasformato in età romanica in impianto longitudinale. Alla chiesa era annesso un monastero di Cassinesi. Dall’area proviene ceramica comune, sigillata chiara D, vasellame di produzione locale con invetriatura verde. Non può escludersi che provenga da San Nicola il sarcofago “con diversi ritratti di persone e con festoni di buonissima grazia”[19]


[17] Nieddu-Zucca 1991. (vedi)
[18] Pesce; Sarcofagi romani in Sardegna. 1957. Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[19] Spano; Ultime scoperte in Bullettino Archeologico Sardo, III, 1857. Coroneo; Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300. 1993.

 

CUCCURU DE SANTU PERDU

Età romana; La frequentazione dell’area è attestata già in fase tardo-repubblicana (seconda metà del II secolo a.C.), alla quale si assegnano produzioni Campane a vernice nera, e prosegue in età imperiale, come testimoniato da contenitori anforari di differenti tipologie.

Età medievale; Per quanto riguarda l’età altomedievale, la frequentazione del sito è testimoniata dal rinvenimento in superficie di elementi di cultura materiale, quali anfore africane e altri contenitori con superfici ingubbiate e decorate a pettine strisciato, attribuibili ad età vandalica e protobizantina. Non abbiamo elementi per qualificare l’insediamento in questa fase, mentre per il pieno medioevo siamo certi dell’esistenza di una chiesa e verosimilmente di un piccolo centro abitato. La chiesa di Sanctus Petrus de Claro oggi completamente distrutta; è invece localizzabile in base al toponimo odierno: il “poggio di San Pietro” è relativo ad un dosso alluvionale corrispondente al sito attualmente occupato, almeno parzialmente, dal cimitero di Oristano. I blocchi della chiesa furono interamente utilizzati proprio per la costruzione del muro di cinta dello stesso cimitero, avvenuta nel 1834. Secondo la testimonianza delle fonti erudite ottocentesche, la chiesa era comunque ancora officiata nel XVI secolo, mentre nel successivo era già in rovina. L’edificio di culto è attestato in almeno tre atti. Il primo è un atto di donazione della ecclesia de Sanctus Petrus de Claro e di una curia con tutte le sue pertinenze, fatta nel 1331 dal giudice arborense Comita I a favore della Cattedrale genovese di San Lorenzo e dello stesso Comune di Genova. Il secondo atto è invece costituito dal testamento di un mercante catalano residente ad Oristano, Guillelm Lloret, che dispone il 6 novembre 1301 alcune piccole donazioni, da farsi dopo la sua morte ad alcune chiese cittadine, tra le quali quella di San Pietro. Infine, nel 1335, la chiesa fu destinata a luogo di sepoltura per il Giudice arborense Ugone II. Tra i materiali di superficie, pertinenti alla fase di età giudicale sono ceramiche di importazione di area italica, quali la maiolica arcaica di XII secolo e iberica, come le produzioni in blu cobalto (XIV secolo) e in blu e lustro metallico (inizi XV secolo).[20]

Ed ora allontaniamoci dalla città e proseguiamo verso oriente…siamo a

FENOSU
Età nuragica; Insediamento documentato da vasellame, tra cui si riconosce un vaso del Bronzo recente quale è una olla ovoidale biansata e da industria litica, in particolare macine in basalto.[21]
Età romana; dall’area proviene una stele di tradizione punica.[22]

TIRIA
Età nuragica; in passato è stato individuato un nuraghe monotorre in conci di basalto, oggi completamente distrutto.

COSTA DE PISU
Età nuragica; Di un insediamento nuragico rimane attualmente un nuraghe monotorre in blocchi poliedrici di basalto in pessimo stato di conservazione.[23]

BAU MENDULA
L’insediamento nuragico, con un nuraghe polilobato, rientra in gran parte nei confini territoriali di Villaurbana.
Età romana; Insediamento romano di età repubblicana ed imperiale, documentato da anfore modello Dressel 1, ceramica a vernice nera in Campana A, sigillata italica, sigillata chiara A, ceramica africana da cucina.[24]
Età medievale; Presso il nuraghe di Bau Mendula la ceramica di superficie, in particolare la sigillata chiara D di produzione africana e la ceramica a pettine strisciato, indica l’esistenza di un insediamento altomedievale; dalla necropoli bizantina proviene un sarcofago in arenaria, con coperchio monolitico piano, il cui corredo era costituito da coppe in sigillata chiara D e brocche in ceramica comune, che consente di datare la sepoltura alla seconda metà del VI secolo d.C.[25]

Dopo l’oriente ci spostiamo ora ad occidente e verso il mare, con uno dei luoghi più amati dagli oristanesi…

TORREGRANDE
Età nuragica; Insediamento nuragico, documentato dal rinvenimento di manufatti in basalto, quali macine e teste di mazza, senza dimenticare il pozzo all’interno della pineta.
Età romana; Insediamento di età romana imperiale, come indicato dai materiali di superficie, quali ceramica comune e laterizi.
Età medievale; Cimitero bizantino con tombe alla cappuccina, per le quali sono stati utilizzati laterizi contrassegnati dal marchio F. In documenti medievali è attestato il Portus Chucusii, corrispondente alla località Cuguzzu, presso Torregrande.[26]

 

DONIGALA
Età medievale; Donigala corrisponde ad una villa giudicale, la cui chiesa era intitolata a Sant’Antonio.[27]

SANTA PETRONILLA
Età nuragica; Insediamento nuragico attestato da un nuraghe in grandi conci di basalto, di cui rimangono pochi blocchi visibili nel sagrato della chiesa di Santa Petronilla.
Età medievale; Nel sito era ubicato l’insediamento medievale di Gippa, di cui rimane oggi la chiesa di Santa Petronilla; il centro era esteso anche nel contiguo territorio di Solanas di Cabras.[28]

RIMEDIO
Età nuragica; Nuraghe polilobato con antemurale, il Nuracraba. Gli scavi del 1983 hanno evidenziato due torri circolari in blocchi di basalto, unite da cortina rettilinea. I materiali rinvenuti si ascrivono ad un arco cronologico che va dalla fase finale del Bronzo medio al Bronzo finale. Una pintadera di grandi dimensioni, rinvenuta integra più altri frammenti delle stesse, sembrerebbero ascrivibili alla fase di trapasso tra l’età del bronzo e le prime età del ferro (IX secolo a.C.)[29]
Età romana; Sulle rovine del nuraghe si costituì un insediamento di età romana repubblicana, di cui è incerta la funzione; il rinvenimento di terrecotte figurate ellenistiche tra cui alcuni Kernophoroi bruciaprofumi databili tra il II e I secolo a.C., farebbe comunque pensare all’esistenza di un modesto sacello rurale.[30]
Età medievale; Presso l’attuale cento abitato del Rimedio si localizzava la villa medievale di Nuracraba, alla quale si riferiva l’originaria chiesa, forse già dedicata alla Vergine. La villa era già distrutta alla fine del XVIII secolo. L’attuale chiesa della Madonna del Rimedio fu edificata nel XVI secolo; si tratta di un’aula di culto a croce latina, con una sola navata sulla quale si aprono le cappelle laterali, presbiterio rialzato e tamburo ottagonale sul quale si imposta una cupola, che sovrasta l’incrocio del transetto con la navata.
Il prospetto, timpanato con rosone superiore, è dominato dall’ampio portale con lunetta superiore, incorniciato da modanature multiple. Il campanile era originariamente localizzato tra il transetto e la prima cappella laterale destra; attualmente è visibile a sinistra della facciata, un campanile ricostruito negli anni ’50, a canna quadrata con cuspide superiore.[31]

FENUGHEDA
Età fenicio-punica; Insediamento punico, documentato da forme vascolari ceramiche di varia tipologia e terrecotte figurate, sulle quali si uniscono monete coniate dalla zecca di Sicilia.[32]
Età romana; L’insediamento ebbe una continuità in età romana, attestata dal rinvenimento di ceramica a vernice nera, assegnabile alle produzioni di Campana A e B, e sigillata chiara A di produzione africana: queste consentono di datare la frequentazione tra l tarda età repubblicana e la prima età imperiale.
Età medievale; La villa giudicale di Fenugheda è nota in un documento del 1235; in essa era ubicata la chiesa di San Marco, oggi distrutta e di cui non si conosce l’esatta posizione. In seguito alla distruzione della chiesa, il simulacro del Santo fu trasferito nella vicina chiesa della Beata Vergine del Rimedio.[33]

 

NURAXINIEDDU. MONTE GONELLA
Età nuragica; Insediamento di cultura Bonnanaro, corrispondente alle fasi finali del Bronzo antico - fasi iniziali del Bronzo medio: all’insediamento è riferibile una tomba megalitica, del tipo a corridoio dolmenico. Dal contesto provengono diverse forme vascolari (tegami e tazze troncoconiche, tazze e scodelle a segmento sferico, bicchieri, ollette a collo svasato, tipiche della cultura di Bonnanaro, vasi “a calamaio”) e uno spillone di rame; l’elemento tipologico più rilevante è comunque costituito dalle numerose anse a gomito di varia tipologia, inquadrabili in un orizzonte cronologico e culturale riferibile alla fase più tardiva della cultura di Bonnanaro A, alla fine del Bronzo antico.[34]

 

NURAXINIEDDU. SANTA VITTORIA
Età prenuragica; Insediamento frequentato nelle fasi di cultura Ozieri, Abealzu e Campaniforme (3300-1800 a.C.). Tra gli abbondantissimi elementi di cultura materiale si segnala una statuetta di Dea madre in marmo, con schema delle braccia a traforo e un pendente fallico. Al Campaniforme è assegnabile una tomba a cista litica, con inumato in posizione supina: il corredo era costituito da almeno tre bicchieri e un tripode, tutti decorati.
Età nuragica; Insediamento nuragico caratterizzato da forme ceramiche delle fasi finali del Bronzo antico – inizi Bronzo medio; in particolare si segnala la frequenza di forme con anse a gomito di varia tipologia, in associazione con tegami troncoconici, tazze carenate, olle ovoidi, globulari, biconiche con orlo a tesa interna, basi a bollitoio, materiali attestati nelle fasi finali della cultura Bonnanaro.[35]

NURAXINIEDDU. SU CUNGIAU ‘E FUNTANA
Età prenuragica; Insediamento eneolitico ascrivibile alla cultura di Monte Claro.
Età nuragica; Insediamento indigeno frequentato tra la prima età del Ferro e il periodo orientalizzante (IX-VII scolo a.C.); del villaggio rimangono poche strutture abitative, che dovevano avere un elevato in mattoni crudi (di cui è stata trovata chiara attestazione) impostato su uno zoccolo lapideo. Il villaggio fu distrutto da un incendio intorno al 650 a.C.. I materiali sono di varia tipologia: si individuano ciotole carenate e a profili curvilinei, orcioli a profili ovoidale e a forma ellissoidale, brocchette askoidi, alcune delle quali con decorazioni geometriche; particolarmente interessante è un askos ad anello, con bocca trilobata, databile al VII secolo a.C.. Dalla stessa area proviene un’anforetta in lamina di bronzo e bacili in rame, frammentari.[36]
Età fenicia; Stanziamento punico del V-III secolo a.C., documentato da vasellame locale e da ceramica attica a vernice nera.[37]
Età romana; Il sito mostra continuità in età romano-repubblicana ed imperiale.

NURAXINIEDDU. SATTU ‘E SERRA
Età nuragica; Insediamento nuragico, documentato da un nuraghe monotorre ormai distrutto (fino a pochi anni fa si notava esclusivamente un allineamento circolare in blocchi di basalto e arenaria) e da vasellame del Bronzo medio, ascrivibile alla fase Bonnanaro B.[38]
Età medievale; la villa medievale di Nuraginiellu, attestata sin dal 1102. È nota solamente dalle fonti, non evidenziandosi alcune testimonianza materiale.[39]

 

MASSAMA. MONTIGU MANNU
Età prenuragica; Insediamento eneolitico di cultura Monte Claro.[40]
Età nuragica; Stanziamento nuragico, attestato dal nuraghe monotorre, costruito con blocchi ben squadrati in basalto e in arenaria, oggi completamente demolito. I numerosi frammenti ceramici recuperati nell’area permettono di attribuire l’insediamento alla facies del Bronzo medio di Bonnanaro B.[41]

CUCCURU ‘E FRUMINI
Età nuragica; Insediamento di cultura Ozieri, attestato da industria litica e ceramica recuperata in prospezioni di superficie.[42]

BAU ‘E PROCCUS
Età prenuragica; Insediamento esteso cronologicamente tra la seconda metà del IV millennio a.C. e la fine del II millennio a.C.. I rinvenimenti documentano gli aspetti delle culture di Ozieri (cui si ascrivono due idoletti accettiformi in scisto che ripropongono lo schema a T del volto ed un pendente fallico in trachite), di Abealzu e di Monte Claro.[43]
Età romana; Insediamento romano di prima età imperiale, documentato da ceramica in terra sigillata chiara A, di produzione africana, recuperata in superficie.
Età medievale; La continuità dell’insediamento in età altomedievale è indicata dal rinvenimento di pochi materiali, tra cui una lucerna mediterranea.

SERRA ‘E CRESIA
Età prenuragica; Insediamento di cultura Ozieri.[44]

SILI’ CENTRO ABITATO
Età romana; Insediamento romano; documentato il rinvenimento di materiali nel corso di scavi occasionali o da rinvenimenti del secolo scorso. Questi materiali, tra i quali si riconosce ceramica comune, frammenti di anfore africane, tegole e un vomere romano in ferro permettono di ipotizzare una vita dell’insediamento almeno in età repubblicana.[45]
Età medievale; In una tomba femminile, di cui non si conosce la tipologia, fu rinvenuta nel XX secolo una coppia di orecchini a globo mammellato, databili ad età bizantina, in un orizzonte cronologico del VII secolo d.C.[46]

SILI’ SA BIA MANNA
Età romana; Insediamento romano, documentato da ceramica comune e da frammenti di anfore: tra queste si riconoscono diversi frammenti di contenitori vinari Dressel 1 databili al II secolo a.C.. Il toponimo è probabilmente da porre in relazione con la via a Turre Karales, che doveva attraversare il territorio dell’Oristanese proprio in prossimità di questa zona.[47]

SILI’ SANTA MARIA MADDALENA
Età medievale; La prima menzione della chiesa, riferibile con tutta probabilità alla villa medievale di Sillu ricordata nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, risale al 1336. La chiesa mostra un impianto unitario, verificato in base all’analisi delle stratigrafie murarie, che mostrano l’utilizzo di un’opera pseudoisodoma in blocchi: costruita in forme gotiche nel XIV secolo, la chiesa ha un impianto longitudinale, con una unica navata e abside quadrangolare orientata a est. La copertura della navata è a capriate, mentre l’abside ha volta a crociera definita da costolature. La facciata è tripartita da lesene; una serie di archetti a tutto sesto, poggianti su mensole, reggono una cornice sulla quale si imposta il frontone, a sua volta definito, negli spioventi, da archetti ad ogiva, trilobati e poggianti su mensole decorate. Un unico portale è sovrastato da un architrave poggiante su mensole, anch’esse decorate, sul quale poggia una lunetta con soprarco modanato; articolate modanature circondano anche l’oculo posto in facciata. Un portale analogo a quello del prospetto principale si apre sul lato sud. Sei finestre poste nel lato nord e cinque aperte sul lato sud (una in meno dell’altro lato, data la presenza del portale) danno luce alla navata; a queste e all’oculo di facciata si aggiunge una grande bifora, forse aggiunta in età moderna. La chiesa era originariamente annessa ad un convento di frati Minori Osservanti.[48]

SARTUCCINU
Età nuragica; Nuraghe monotorre costruito in blocchi basaltici, oggi completamente distrutto; dall’area provengono elementi di cultura materiale riferibili a strumentario litico in basalto, in particolare macine.
Età romana; Insediamento romano attestato dai materiali di superficie: tra questi si segnalano ceramica comune, vernice nera (Campana A), sigillata chiara A, frammenti di anfore greco-italiche, che consentono di datare l’insediamento tra l’età repubblicana e la prima età imperiale.[49]

NURAXI FIGU
Età nuragica; Insediamento nuragico di cui rimangono i resti di un nuraghe monotorre in blocchi di calcare arenaceo; attorno si raccolgono ceramiche del Bronzo medio.[50]

SAN QUIRICO
Età prenuragica; Insediamento prenuragico di cultura Abealzu.[51]
Età romana; Insediamento romano attestato da una elevata quantità di materiali di superficie, soprattutto laterizi e ceramica africana da cucina.

PONTE DEL TIRSO (PONTI MANNU)
Età romana; Nel corso dei lavori per la costruzione del nuovo ponte sul Tirso, terminati nel 1938, furono rimesse in luce le fondazioni in legno che dovevano sostenere il nucleo in opera cementizia del pilone di un ponte. A questo dato si aggiunge l’esistenza di alcune pile in opera quadrata, che vedono l’utilizzo di blocchi ben lavorati in basalto e trachite, destinate a sostenere le arcate del ponte; alcune pile sono visibili ancora oggi. In base alle conoscenze sulle tecniche ingegneristiche antiche, il manufatto scoperto poté attribuirsi ad un ponte costruito in età romana, posto lungo la via a Tibula Sulcis. Il ponte fu restaurato in età medievale e sabauda ma andò distrutto intorno al 1870. In base a descrizioni di due secoli orsono, a poche testimonianze iconografiche ed a dati archeologici che consentono interessanti confronti, è possibile comunque ricostruire un ponte a cinque arcate di grandezza decrescente, a partire dal fornice impostato su due piloni, contraffortati alla base da una coppia di speroni triangolari.

MASSAMA
Età medievale; L’attuale frazione di Massama corrisponde alla villa giudicale di Marsima, di cui rimane, quale unica testimonianza, la chiesa di San Nicola, oggi adibita a oratorio delle Anime. Già attribuita ad età medievale in base alla planimetria e ad altri elementi strutturali, secondo recenti ipotesi è invece da interpretarsi come una trasformazione in impianto a croce, avvenuta nel ‘700, di una originaria aula mononavata con copertura lignea, di cui si conservano la facciata nordovest ed il contiguo lato sinistro; tale primitiva aula di culto potrebbe forse attribuirsi ad età romanica. Occorre comunque notare che una accurata lettura delle strutture murarie è resa difficile dalle altre strutture che si addossano alla chiesa. La facciata, con un paramento a grossi blocchi in arenaria e basalto, ha un doppio spiovente con campanile a vela centrale. Si notano cinque incavi, che originariamente dovevano contenere bacini ceramici decorativi.[52]


[20] Scintu; Raccolte di memorie d’Arborea. 1873.
[21] Nieddu-Zucca 1991. (vedi)
[22] Tore; Notiziario archeologico in Studi Sardi, 23. 1975.
[23] Aru; Elenco degli edifici monumentali. Provincia di Cagliari. 1922.
[24] Nieddu-Zucca 1991. (vedi)
[25] Nieddu-Zucca 1991. (vedi)
[26] Mossa-Pau; Oristano e il suo volto. 1986. Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[27] Bonu; Oristano nel suo duomo e nelle sue chiese. 1976.
[28] Bonu 1976. (vedi)
[29] Santoni-Sebis; Il complesso nuragico “Madonna del Rimedio” in Nuovo Bullettino Archeologico Sardo. 1984.
[30] Barreca; La civiltà fenicia e punica in Sardegna. 1986.
[31] Bonu 1976. (vedi)
[32] Barreca 1976. (vedi)
[33] Bonu 1976. (vedi)
[34] Atzeni; Nuovi idoli della Sardegna prenuragica. Nota preliminare in Studi Sardi. 1973-1974. Sebis; Villaggio di età del Bronzo a Montegonella (Nuraxinieddu) in Studi Sardi XXVI. 1981-1985.
[35] Lugliè. Ceramiche eneolitiche dall’insediamento di Fenosu, Palmas Arborea in Studi Sardi XXVIII. 1988-1989.
[36] Sebis; Materiali dal villaggio di Su Cungiau ‘e Funtà nel territorio di Nuraxinieddu in Quaderni della Soprintendenza. 1994
[37] Barreca 1976. (vedi)
[38] Sebis; Siti con ceramica “a pettine” del Campidano Maggiore e rapporti con la facies Bonnanaro B. 1992.
[39] Bonu 1976. (vedi)
[40] Sebis 1992. (vedi)
[41] Sebis 1992. (vedi)
[42] Pinza; Monumenti primitivi della Sardegna in Monumenti primitivi dei Lincei. 1901. Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[43] Atzeni 1974. (vedi). Lugliè 1989 (vedi. Nieddu-Zucca 1991 (vedi).
[44] Nieddu-Zucca 1991 (vedi).
[45] Spano; Scoperte archeologiche fattesi in Sardegna in tutto l’anno 1871 con l’appendice sugli oggetti sardi dell’esposizione italiana. 1872. Cherchi Paba 1974 (vedi). Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[46] Spano 1872 (vedi)
[47] Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[48] Coroneo 1993 (vedi)
[49] Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[50] Nieddu-Zucca 1991 (vedi)
[51] Lugliè 1988 (vedi)
[52] Serra; L’oratorio delle Anime a Massama in Annali delle Facoltà di Lettere, Filosofia e Magistero Università di Cagliari. 1971.