Il monumento ad Eleonora d’Arborea

- 249  - mostra nei sardi potente risveglio di nobili scopi di Nazionalità e di vero incivilimento. Il monumento è ormai un fatto compiuto e fra breve sorgerà in Oristano per rammentare a questo paese cosa fu, e quindi quanto possa essere, se data la giusta misura ai tempi saprà col’attività e l’intelligenza che loro lasciò in retaggio la rammentata Donna, far suoi gli ele- menti di progresso che sono il beneficio dei tempi moderni. Ma come sempre avviene nei fatti che scaturiscono dalla passione, è oltremodo contestato il luogo ove si debba erigere il compiuto monumento. Una commissione venne eletta, ma tante furono le proposte quanti furono i componenti la commissione, per cui non s’ebbe da quella alcun risultato. Ora a me non sardo di nascita ma di cuore, perché fui in questa terra ospitato, perché fu nella patria d’Eleonora che nacquero i miei figli, orgogliosi d’essere oristanesi, a me ch’eb- bi l’amore d’appartenere alla citata commissione, sia permesso di dire la mia parola nel vitale argomento. Credo respingere la piazza del Mercato perché troppo ingombra, e perché la Gran torre schiaccerebbe, quasi direi, il monumento; ne di poter appoggiare la scelta della piazza Cea Cuccu come quella che è troppo bassa e si trova troppo di frequente allagata. Ragion storica consiglierebbe la piazza di Porta – Mari, ma dopo chè l’antico palazzo dei Regoli fu ridotto a carceri chi può con serenità di cuore portarsi ad assistere agli strazianti spettacoli che offre quella piazza.? a chi regge il cuore di passeggiare davanti la porta di un carcere per assistere ai lamenti dei detenuti, al pianto delle madri, mogli, sorelle deso- late? Eleonora se fu una gloria sarda, fu ancor più gloria Municipale, né meglio, pure, pos- sa onorarsi la di Lei memoria che collocarla nel centro della città in piazza municipale; e quella non può essere che ove sorge il palazzo del comune, ove i nepoti, oggi ancora, s’adu- nano per difendere le pubbliche faccende; né sarà vana l’inspirazione della nobile effigie. Ma ora non si ha in Oristano una piazza municipale, nè le finanze pubbliche permettano gravi spese per averla, ciò io ammetto ed anzi è precipuamente per tale argomento che fondo la mia proposta di una piazza del Comune da nomarsi Eleonora d’Arborea, e da aprirsi ove oggi si ha il quadrivio, piuttosto che piazza ora di San Domenico. L’acquisto dei cortili dell’antica casa dei Conti Paderi, sarebbe per ora sufficiente presen- tando spazio conveniente sia per il monumento che per una fontana, e quando con ben tenue spesa si provvedesse ad un giardino circostante al monumento stesso, sarebbe anche decoroso, perché con ben intesi gruppi d’alberi si potrebbero coprire le deformità degli edifici circostanti. Col tempo poi, quando le finanze municipali fossero ristorate si potrà demolire anche la casa Paderi, e si potranno eseguire tutti gli altri rettilinei, che sono se- gnati nel foglio che unisco, per maggior schiarimento del mio concetto. Se poi l’acquisto dell’intiera casa Paderi fosse per il municipio di non troppo grave assunto, allora il monumento sarebbe a farsi non ove è segnato in foglio, ma come vi è indicato da stella a raggi rossi, corrispondente agli assi della piazza del Municipio e della nuova piazza d’Eleonora, quindi in ogni punto visibile. In altri tempi si potranno eseguire le demolizioni pure in foglio segnate in giallo, e si potrà abbellire la piazza col decorare il fianco quivi prospiciente del palazzo del Carmine, e col fabbricare il teatro, desiderio degli oristanesi, sulle rovine del convento dei domenicani, per modo che la sua facciata rivolta alla piazza ne aggiunge ornamento. Facondi oratori difesero già in pubblica adunanza, con abbondanza di argomenti e venu- stà di forma l’argomento che io qui presi a trattare, e mi sia perdonato se volli prender la parola forse ripetendo cose da altri meglio esposte. Non presente alle adunanze ed ignorando gli argomenti in quelle svolti, credetti mio do- vere, come cittadino, di concorrere alla soluzione di questo problema, col presentare idee pratiche e coll’illustrarle a mezzo di un disegno. Sassari 28 gennaio 1873. 296 296 ASCO S.S., cart. 1611, fasc. 6384, cc. 25-28.

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