Il monumento ad Eleonora d’Arborea

-  190  - 9. Giuseppe Regaldi Nacque il 18 novembre 1809 a Novara, dove il padre Francesco, avvocato, si era trasferito da Varallo. Da giovane improvvisava e recitava in pubblico con grande e rara facilità e con abilità ammirevole. Lasciò gli studi di legge all’Università di Torino, dopo un insuccesso in un esame universitario il 1° agosto 1833, per «pelle- grinare a modo de' trovatori» ( Poesie , 1894, I, p. 131). Il 2 agosto 1833, nel teatro d’Angennes a Torino, improvvisò nella prima Accademia di poesia estemporanea e il plauso popolare immenso lo consacrò poeta. Nello stesso 1833 pubblicò a Torino l’ode lirica  La guerra  e l’ Inno alla Luna . Nel 1834, a causa della censura austriaca e per motivi politici-patriottici, fu proscritto da Milano. In una lettera del 29 aprile 1834 lamentava: «io sono italiano, sento fortemente l’amor della patria […] e sarò condannato al silenzio o ad interessarmi di cose indifferenti al risorgimento della Patria gloria» (Bazzoni, 1906, p. 44). Per le stesse ragioni, nel 1835 fu espulso da Parma, «ove aveva osato affrontare gli sdegni e i disdegni del gran nemico degl’im- provvisatori, Pietro Giordani» (Carducci, 1898, p. 118). Nel 1836, oltre a Roma si recò ancora a Bologna, Firenze e Perugia. Nel 1837 e nell’anno seguente fu in Pie- monte, Toscana e a Modena. All’inizio del 1839 partì per la Francia con una prima fermata in Provenza. Poi proseguì per Parigi, dove fece parte dello stesso circolo letterario di George Sand e Alphonse de Lamartine che lo definì «poeta e improvvi- satore» ( Canti e prose , 1862, p. 21). A Parigi restò fino al 1840, riscuotendo grandi riconoscimenti. Nell’estate del 1840 Regaldi andò a Baden, a Ginevra e a Losanna per dare spettacoli d’improvvisazione. Rimpatriato, dal 1840 fino al 1849 visse in Sicilia e poi a Napoli, che fu l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in Italia prima dell’esilio in Oriente nel 1849. Dopo avere passato diciotto giorni in carcere, s’im- barcò sul vapore francese Eurotas, si recò a Malta e poi «navigò a ricercare il sogno della sua gioventù in Oriente» (Carducci, 1898, p. 122). Nella poesia che scrisse nel 1838 a Firenze e che dedicò a Byron, predisse infatti un suo futuro pellegrinaggio in Grecia, manifestando rispetto e ammirazione per quel Paese (cfr.  Canti , 1860, p. 140). Durante i quattro anni di viaggio in Oriente, conobbe molti luoghi e persone. In particolare, come ricorda, «tre insigni uomini Dionigi Solomos, Luigi Kossuth e Teofilo Cairi mi s’impressero nella mente in modo singolare, perché essi mi rappre- sentavano la Poesia, la Politica e la Filosofia ne' loro più sublimi aspetti» ( Storia e letteratura , 1879, p. 430). Si fermò poi per circa due anni a Corfù (1851-1853) dove conobbe e ammirò il poeta nazionale greco Dionisio Solomos. I ricordi dell’Oriente sono pieni di memorie della Grecia e dei suoi eroici esempi, ma anche di impor- tanti informazioni sulla letteratura, la lingua e la storia dei greci contemporanei. I capitoli riguardanti Smirne, Dionisio Solomos, Parga, Giovanni Capodistria, Exoria, la casa dove si riunivano gli esuli italiani a Corfù, l’Università di Corfù e Teofilo Cairi contribuiscono a illuminare e glorificare la vita politica, civile e religiosa della Grecia. Regaldi scrisse questi capitoli nel 1854 e 1855, quando era già ritornato in Italia, pubblicandoli poi nelle raccolte delle sue opere. Negli anni successivi assi- stette ai tentativi falliti di liberazione dei territori greci, ma anche all’esito positivo della seconda guerra d’Indipendenza, che celebrò con la poesia. L’Armeria Reale di Torino (Torino 1861), dedicata a Vittorio Emanuele, presentato come «immortale esempio di lealtà e prodezza» (p. 5), dimostrando ancora una volta la sua fedeltà

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