Il monumento ad Eleonora d’Arborea
- 185 - za del consiglio di amministrazione dell’Università. Reintegrato in magistratura per intercessione di Manno, l’anno successivo fu trasferito come consigliere d’appello a Nizza e poi a Genova, dove concluse la carriera come presidente della Corte d’appello. L’opera più ambiziosa e importante di Tola è senza dubbio la grande raccolta documen- taria del Codex Diplomaticus Sardiniae che ancor oggi costituisce, nonostante tutto, uno strumento indispensabile per lo studio della storia medievale e moderna della Sardegna. Era un progetto maturato già negli anni Quaranta: Tola aveva pubblicato in fascicoli nel 1845-1847 un’anticipazione del Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti storici di 128 pagine. Nel 1850 il primo volume del Codice era già pronto per la stampa. Nel 1855 la Deputazione di storia patria di Torino (di cui dal 1857 Tola sarà membro) decise di allargare anche alla Liguria e alla Sardegna la collezione degli Histo- riae Patriae Monumenta , accettando i due volumi del Codex Diplomaticus Sardiniae che sarebbero stati pubblicati rispettivamente nel 1861 e nel 1868 presso la tipografia regia (ora ed. anast. a cura di F.C. Casula, I-III, Sassari 1984-1985). Nell’introduzione al Codex Tola passava in rassegna, da Jean Mabillon a Ludovico Antonio Muratori, le «più note» e «più famose» raccolte diplomatiche ed epigrafiche, prevalentemente sei- settecentesche, da cui aveva tratto ispirazione per la sua opera, soffermandosi sulla collana della Deputazione subalpina e sulle recenti edizioni di documenti che aveva tenuto presenti, ignorando però la collezione dei Monumenta Germaniae Historica , le cui pubblicazioni di fonti erano incominciate nel 1826. Il Codex comprende documenti inediti ed editi che vanno dall’XI al XVII secolo. I documenti sono suddivisi per secoli e ogni sezione temporale è introdotta da una dissertazione che si caratterizza come unpuntuale e approfondito saggio storiografico. A sua volta ogni documento è preceduto da un sintetico regesto introduttivo che ne illustra il contenuto. La prima dissertazione, per esempio, che abbracciava un ampio arco di tempo, affrontava la controversa questione dell’origine dei quattro Giudicati: collocava il momento di formazione del «governo nazionale dei regoli», che risaliva «per antica origine al tempo dei Duci del greco impero», alla metà dell’VIII secolo, cioè «ai primi tempi delle incursioni saracinesche» ( ibid. , I, pp. 120, 169). I giudici – scriveva nella seconda dissertazione – «con autorità dinastica, e quasi regia, impera- vano in ciascuno di questi grandi scompartimenti» (p. 141). Il legame con le tesi di Manno emerge nitidamente a proposito del giudizio incondizionatamente favorevole sulla «tutela paterna» esercitata dal «pontificato cattolico» sull’Isola, rivolta sempre a «vantaggio della Sardegna e dei suoi abitatori», e del credito dato all’alta sovranità della Santa Sede, che era stata apertamente confutata dalle correnti laiche della sto- riografia italiana (p. 169). Il secondo volume del Codex raccoglie i documenti dal XV al XVII secolo: le dissertazioni di Tola esprimevano, in controtendenza, un giudizio equilibrato sul governo spagnolo, evidenziandone luci e ombre e soffermandosi in particolare sui Parlamenti che «fin dalla metà del secolo XIV costituivano per patto fondamentale la rappresentanza nazionale della Sardegna» ( ibid. , II, p. 239). Il terzo volume del Codex , che comprendeva documenti dei secoli XIII-XVI, rimase inedito, no- nostante fosse pronto per la stampa sin dal 1872: lo storico del diritto Antonio Era, che ne analizzò il manoscritto per un’eventuale pubblicazione, ritenne che l’edizione sarebbe stata «affatto superflua» e nulla avrebbe aggiunto ai «meriti riconosciuti e ce- lebrati del Tola» ( Il terzo volume inedito del «Codex Diplomaticus Sardi iae» di Pasqual Tola , in Archivio storico sardo , XXIII (1946), 1-4, pp. 85-115).
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