Il monumento ad Eleonora d’Arborea
- 184 - gli uomini umilia talvolta le nazioni. Grande sventura per la Sardegna, non essere ben conosciuta, ed essere sempre ingiustamente giudicata!» (I, p. 14). Il Dizionario collocò Tola, non ancora quarantenne, tra i più rinomati letterati della Sardegna. Nel 1839 fu nominato, su proposta di Giuseppe Manno, socio corrispondente dell’AccademiadellescienzediTorino.Neldiscorsopronunciatonel1841nell’Accademia filologica di Sassari, Tola espose la sua concezione della storia ispirata al «terribile ingegno di Giambattista Vico» ( Discorso accademico , Torino 1841, p. 11). Nelle prime elezioni del 17 aprile 1848 fu candidato nel collegio Sassari I ed eletto con 229 voti su 255 votanti. Al Parlamento subalpino sollevò il problema dell’assenza nell’aula dello stemma della Sardegna. In novembre decadde da deputato per incom- patibilità con la carica di presidente del Consiglio di amministrazione dell’Università sassarese. Fu ammesso alla Camera soltanto nella V legislatura (1853-57) come rap- presentante del collegio di Nulvi: fra i temi seguiti durante il suo mandato parlamenta- re si segnalano quelli relativi al Consiglio dei giurati, al riordino dell’istruzione pubbli- ca in Sardegna, al ‘gazogeno’ di Sassari, alle strade della Gallura, alla costruzione della rete ferroviaria nell’Isola, alla revisione del codice civile albertino, alla soppressione della Corte di appello sassarese. Tola svolse un ruolo determinante, come emerge dal carteggio del 1840-41, nel fornire al Manno la documentazione necessaria per la composizione della Storia moderna di Sardegna dall’anno 1773 al 1799 , che sarebbe stata pubblicata in due volumi a Tori- no nel 1842 (A. Mattone, Giuseppe Manno magistrato, storico, letterato tra Piemonte della Restaurazione e Italia liberale , Napoli 2009, pp. 119, 123 s.). A quest’opera Tola avrebbe dedicato un’ampia rassegna critica ( Storia moderna della Sardegna del baro- ne Giuseppe Manno , in La Meteora , 30 settembre 1843, pp. 137-142) in cui, in stretta sintonia con l’ideologia conservatrice dell’autore, avrebbe affrontato tutte le grandi problematiche relative alla «sarda rivoluzione». Era consapevole che il suo articolo avrebbe suscitato le ire di parte liberale. Così ne scriveva a Salvatore Angelo De Castro, uno dei redattori del periodico: «So bene che molti lo malediranno, come maledicono la Storia moderna del Manno, perché non consona con le loro tradizioni, con le loro simpatie e con i loro principii» (T. Orrù, Il risveglio culturale sardo nel carteggio Tola-De Castro , in Nuovo boll ttino bibliografico sardo , XV (1973), 84, doc. IX, p. 7). Nell’ottobre del 1850 il tipografo cagliaritano Antonio Timon diffondeva un manifesto di associazione per la pubblicazione del Codice della Repubblica di Sassari di Tola. Nella prefazione al volume Codice degli Statuti della Repubblica di Sassari (Cagliari 1850) sosteneva che «possiamo anche noi pretendere alla gloria dei Comuni italici del medio evo» (p. XI). Il codice comprendeva tre fonti: la «convenzione tra il Comune di Sassari e il Comune di Genova» del 24 marzo 1294, tratta dal manoscritto genovese dei Libri Iurium , dove si faceva menzione per la prima volta degli statuti e delle con- suetudini sassaresi; il «Codice degli Statuti del Comune di Sassari» emanati in volgare logudorese nel 1316 dal podestà Cavallino de Honestis; i «frammenti del codice degli Statuti della Repubblica di Sassari» in latino. Nel 1848 Tola, uno degli esponenti di punta dello schieramento monarchico-clericale, fu coinvolto nelle lotte tra conservatori e liberali. Il suo clericalismo non passò inos- servato agli occhi del governo: accusato di essere troppo accondiscendente con l’ar- civescovo e di aver difeso debolmente le leggi Siccardi sul foro ecclesiastico, nel 1850 venne collocato in aspettativa dall’ufficio di magistrato e dispensato dalla presiden-
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