Il monumento ad Eleonora d’Arborea

- 173  - 5. Antonio Giuseppe Satta Musio (Bitti 1815-Cagliari 1882), magistrato Tra i retroscena che la lettura dei documenti presenta, un problema di preminente interesse lo riserva il rapporto di Antonio Satta Musio con l’amministrazione co- munale. Rapporto difficile, conflittuale, solo in parte attenuato dalla mediazione del canonico De Castro. Uno dei maggiori problemi che gli amministratori dovettero affrontare fu l’ingom- brante presenza di Antonio Satta Musio 276 , entrato in sordina in questa vicenda dopo aver aderito al Comitato di Cagliari, nel quale presto prende il sopravvento, complice la sua iperattività, ma anche sfruttando opportunisticamente il ruolo di magistrato e di proprietario di giornale. Le continue insistenze, le pressioni esercitate sul suo giornale Corriere di Sardegna e le intromissioni spesso pesanti nella attività consilia- re, non pago dei riconoscimenti avuti dalla città, suscitarono a più riprese la reazione degli amministratori oristanesi. Avere a che fare con un giudice, che ben volentieri aveva accettato il soprannome di Brancaleone, che col tempo si era completamente immedesimato nella figura del marito di Eleonora, che anzi più sul serio che nel fa- ceto, ne menava vanto col De Castro non deve essere stato facile. Alle punzecchiature giornalistiche da lui ideate e dirette sia il Parpaglia, sia il Corrias risponderanno per le rime imponendo la pubblicazione di vere e proprie reprimenda sul giornale Il Corriere di Sar egna , in un crescendo di colpi bassi e di piccate risposte. Non a caso, pur dovendo subire l’imposizione della nomina a cittadino onorario, mai gli ammini- stratori oristanesi andarono oltre la mera formalità, trascurando volutamente il pro- tocollo seguito per il Regaldi, negandogli anche una attestazione scritta col relativo diploma. In un crescendo di disistima il cui culmine si avrà dopo il 1875 all’indomani della nomina a cittadino onorario, all’arrivo della base monumentale nel 1877, non priva di polemiche circa i costi economici sostenuti, l’organizzazione logistica e fino al 1881 perfino per la distribuzione degli inviti per l’inaugurazione del monumento. Alla base due diverse visioni della gestione della cosa pubblica. Sovrastato dalle car- riere politiche del Parpaglia e del Corrias, colto da un palese senso di subalternità culturale e politica, evidente nella corrispondenza a noi pervenuta, piena di errori grammaticali, sintattici e di costruzione, indice di una scrittura di getto e poco accu- rata. Il Satta Musio si sente considerato come un parvenu , l’ultimo arrivato, ed infatti agli occhi del Corrias e soci era così, e per sopperire a questo peccato originale, usa il presenzialismo, millantando amicizie altolocate, utilizzando la sua iperattività in maniera pasticciata e confusa, con un continuo va e vieni da Torino, Firenze e Roma. Ma il Parpaglia è uomo navigato, tra l’altro viene eletto per la prima volta al Parla- mento sostituendo Marco Calvo, di cui Satta Musio era stato lo sponsor politico e, se pur appartenendo ad una stessa famiglia, la loggia “Vittoria” di Cagliari, si guarda bene di accondiscendere ai progetti politici e culturali e tanto meno di far da sponda 276 Cfr. G. Zichi I Cattolici sardi e il Risorgimento p. 73, nota n. 300. Tra le Carte della famiglia Satta Musio si trova un brevissimo profilo biografico, manoscritto, riguardante l’avvocato Antonio Giuseppe Satta Musio: «fratello del Rettore di Orune, Consigliere d’appello, ex deputato di Cagliari. Degno di rilievo un suo discorso sugli ademprivi. Promosse le onoranze ad Eleonora d’Arborea ed agli illustri sardi. Fu uno dei capi del partito democratico cagliaritano». La Civiltà Cattolica serie IX, vol. III, fasc. 378 del 25 luglio 1874, pp. 22 e seg., lo segnala tra i componenti del Gran Consiglio della Massoneria Italiana.

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