Il monumento ad Eleonora d’Arborea
- 171 - 4. Salvatore Parpaglia (Bosa, 6 aprile 1831- 15 maggio 1916) Avvocato, parlamentare e senatore. Figlio di Pietro, di nobile famiglia originaria di Pozzomaggiore e di Marianna Passino, dopo gli studi secondari fatti a Bosa, com- pie quelli legali all’Università di Sassari laureandosi a soli vent’anni. Suoi maestri di dottrine giuridiche furono i professori Ferracciu e Sulis di provata fede liberale, che ritrovò nel Parlamento nazionale come colleghi. Legati tra loro da amicizia e comuni idealità politiche, si sostennero a vicenda nelle varie battaglie elettorali. Fece pratica legale a Torino nello studio di Raffaele Conforti- esule napoletano, che con Scialoia, Pisanelli e Mancini ebbe un ruolo di primo piano nell’incremento degli studi giuridi- ci e nella eloquenza forense. Nel 1858 si trasferisce ad Oristano aprendo uno studio legale, nel 1860 è già consigliere comunale. Dinamico ed attento alle questioni so- ciali, percorrerà tutti i gradini della carriera politica: sarà presidente del Consiglio provinciale di Cagliari, Commissario straordinario della disciolta Congregazione di Carità, amministratore dell’ospedale civile di Oristano. Massone iscritto alla loggia Vittoria di Cagliari, diventa parlamentare del Regno nella tornata elettorale del 1870 nel collegio di Oristano e nello stesso verrà riconfermato fino al 1886, per essere poi eletto in quello di Cagliari fino al 1897. Nel 1898 viene nominato senatore come deputato “dopo tre legislature o sei anni di esercizio”. Protagonista di tante battaglie parlamentari che interessano la Sardegna e la condi- zioni di lavoro dei minatori (nel 1904 l’eccidio di Bugerru), e quella dei cittadini di Cagliari: nel 1906 a seguito delle manifestazioni contro il carovita. “Alla stima degli oristanesi e dei sardi dell’Isola, nei confronti di Parpaglia, si aggiungeva quella dei numerosi emigrati a Roma e nella penisola. I sardi residenti a Roma vollero Par- paglia come Presidente del comitato al congresso regionale sardo che si celebrò a Castel S’Angelo nei giorni 10-15 maggio del 1914. Congresso che fu un fallimento e Parpaglia ne restò addolorato. L’entrata in guerra dell’Italia e lo spettacolo dei nu- merosi giovani sardi mandati al fronte quasi sempre in prima linea, fu tuttavia l’ul- tima e più viva sofferenza del suo animo. Malato e col peso dei suoi ottantasei anni, si ritirò nella casa paterna di Bosa, dove moriva alle ore 04 del 15 maggio 1916.” 274 Di seguito ampli stralci della commemorazione avvenuta al Senato nella seduta del 4 luglio 1916: Democratico temprato alla fede nelle istituzioni, popolare, soccorrevole nel giusto al proletario, tenne la sua Sardegna, dopo la patria italiana, alla cima de' pensieri e degli affetti. Appartenne alla Sinistra storica, e le si mantenne fedele nella Camera: ma la fi- ducia nei governanti del suo partito, non represse in lui lo sdegno delle parsegli loro ter- giversazioni a mantenere l’impegno assunto riguardo alle ferrovie sarde; e l’uomo leale ed indipendente lo rivolse aspro al ministro dei lavori pubblici, che era lo Zanardelli, del primo gabinetto Depretis. Narrasi, che il Governo, cogliendo l’occasione dell’esposizione agricola, che aprivasi in Oristano, mandò, per placare il Parpaglia, il segretario generale del Ministero d’agricoltura Branca, portatore a lui di alta onorificenza; e che Salvatore Parpaglia telegrafò senz’altro: “La Sardegna chiede ferrovie: il Governo manda croci: io rifiuto”. La scossa fruttò le convenzioni del 1877. Ecco il carattere, che rese venerato 274 Cfr. G. Murtas, Salvatore Parpaglia in Quaderni Oristanesi nn. 26-27, Oristano, Sa Porta, 1991.
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