Il monumento ad Eleonora d’Arborea

-  162  - Maria Panu Saba scrive: “L’Asproni e il De Castro misero il loro ingegno, la loro cul- tura, la loro esperienza a servizio delle idee democratiche più avanzate, sinceramen- te convinti che nello Stato esse potessero conciliarsi con un largo spirito cristiano come si conciliavano nel loro animo generoso” 259 . Ricopre ininterrottamente la cari- ca di deputato al Parlamento fino al 1859, anno in cui il Cavour riesce a far approva- re la legge che escludeva dal numero dei candidati eleggibili i canonici, ritenuti “in abituale cura d’anime”. Da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, il De Castro ha avuto i seguenti incarichi: il 2 luglio 1855 mentre era ancora deputato è nominato dal ministro del- la P.I. Lanza, Provveditore agli Studi della Provincia di Oristano. Nel 1862 diviene Ispettore del Circondario di Oristano e nel 1867 anche del Circondario di Lanusei. Per undici anni, dal 1867 al 1878, ricopre l’incarico di Provveditore a Sassari, dopo essere stato Preside del Convitto Nazionale di Cagliari e, per tre anni, Preside del Re- gio Liceo della stessa città fino al 1863. Nel 1868 diviene Ispettore di tutti gli istituti governativi di istruzione secondaria dell’Isola. De Castro può essere considerato un “prete rivoluzionario”, come venivano spesso chiamati i preti liberali e quanti erano solidali con i vari movimenti indipendentisti. Essi tentavano una distinzione tra Stato Pontificio e Chiesa, rischiando la scomunica. Il De Castro, come altri religiosi, si limitava per esprimere le proprie idee liberali, ad abbracciare il programma politico-democratico del Gioberti, che includeva una riva- lutazione del papato come segno di unità. Con altri pedagogisti innovatori dell’epo- ca, può essere considerato un pensatore d’avanguardia nell’ambito dell’educazione e della scuola. Si fece propugnatore delle tensioni democratiche del suo tempo, por- tando un contributo con l’azione e con gli scritti, in favore dell’unità d’Italia e nello stesso tempo della valorizzazione della cultura e della storia della Sardegna. Forse, inconsapevolmente, fu vicino al regionalismo federale di Carlo Cattaneo, malgrado le sue occasionali esaltazioni di casa Savoia, alla quale tutti gli spiriti liberali avevano firmato una cambiale in bianco, relativamente all’unità nazionale. Il De Castro, come l’Asproni, l’Angius, lo Spano, il Tola, furono uomini politici e di cultura e nello stesso tempo sacerdoti, fedeli al loro credo e liberi nelle scelte par- ticolari d’ordine politico o culturale. Ma nell’impegno attivo furono più politici che uomini di chiesa. Una spiegazione circa la scelta di tale impegno, può trovarsi in una necessità di supplenza, dove non esisteva una classe dirigente colta e preparata. Gli ecclesiastici esprimevano una parte preminente tra gli uomini di studio, soprattutto nelle regioni meridionali e in Sardegna. Era quindi abbastanza normale vedere posti di responsabilità pubblica e di potere politico, occupati da sacerdoti - più spesso da canonici, quasi mai da membri del basso clero -. I laici intellettuali del tempo che rientravano nell’Isola erano più sorvegliati e inquisiti; per il clero si demandava la sorveglianza alle autorità ecclesiastiche, meno rigorose, forse perché meno prepara- te ad un giudizio culturale politico aggiornato. L’ultimo grande interesse storico-letterario del De Castro (diventerà per lui un vero dramma che lo appassionerà fino alla morte) sono le famose “ Carte d’Arborea ”. La vicenda conserva ancora oggi aspetti di un autentico giallo non ancora risolto. Oggi nessuno dubita che si sia trattato di “un falso” e clamoroso, per i contenuti, la perizia e l’intelligenza con cui fu condotto, nonché il numero e la levatura letteraria delle perso- 259 Cfr. I parlamentari sardi alla Camera Subalpina , in La politica Parlamentare , a. X, Roma 1957.

RkJQdWJsaXNoZXIy MjA4MDQ=