Il monumento ad Eleonora d’Arborea
- 156 - Il Satta Musio trasforma la parte inferiore del basamento in una sorta di narrazione personalistica e per questo avulsa dal contesto. Per soddisfare poi la sua immen- sa voglia d’apparire si farà effigiare nel sole che ride, all’interno del posticcio e del tutto inventato “stemma di Oristano”. Autoproclamandosi committente dell’opera, fa riprodurre le sue fattezze, alla moda di un mecenate rinascimentale, di cui tanti esempi a lui ben noti, erano presenti a palazzo Pitti a Firenze. È proprio la fantasiosa ricostruzione dello stemma della città che ne fa il Satta Musio, uno dei capitoli più misteriosi e poco documentati. Basta ripercorrere le tappe della “carriera” del Satta Musio nell’affare monumento ad Eleonora per comprendere il suo disegno, legato alla vanagloria e all’ambizione di essere protagonista, come una sorta di compensa- zione al rapporto di sudditanza psicologica con il più illustre fratello Francesc’Angelo rettore di Orune e lo zio Giuseppe senatore del Regno, all’ombra dei quali con fatica e zelo si era ritagliato uno spazio effimero nella politica isolana. Il culmine di questa sua ossessione- narrazione sarà l’accettazione incondizionata del nome di Branca- leone, nemesi storica di Eleonora, inizialmente affibbiatogli in maniera spregiativa da un giornale concorrente e fatto proprio orgogliosamente non solo usandolo in maniera autoreferenziale nelle lettere al De Castro, ma addirittura commissionando al pittore Antonio Benini il quadro dal titolo “Le nozze di Eleonora con Brancaleone Doria”, che donerà alla amministrazione comunale quale ringraziamento per essere stato insignito della cittadinanza onoraria. Incongruenze evidenti sono inoltre la qualità delle sculture all’interno degli scu- di se raffrontate con i leoncini, ma soprattutto se accostiamo l’albero eradicato nello stemma di Oristano e quello ghermito dai marzocchi nella parte superiore del dado principale, imputabili a due differenti qualità di esecuzione. La fama e il livello arti- stico che aveva raggiunto il Sandrini rendono improbabili la coesistenza nella botte- ga di artisti di così differente livello, men che meno che si facessero eseguire lavori a ragazzi di bottega e nello stesso tempo a marmisti provetti, a cui veniva autorizzata la firma sui propri lavori 255 . Una possibile relazione con queste presunte aggiunte e reali modificazioni, la si può trovare negli avvenimenti successivi alla inaugurazione. Tra le carte del Fascicolo 1611 che riguarda il monumento ad Eleonora, suscita un certo interesse la perizia per il collaudo del monumento a firma dell’ingegnere Serra Falqui: In adempimento dello incarico avuto da questa Civica amministrazione per il collaudo finale dei lavori risguardanti la messa in opera del Monumento ad Eleonora d’Arborea, il sottoscritto deve anzitututto far osservare che nel procedere alla conoscenza degli atti relativi alla pratica si ebbe a lamentare la mancanza dei regolari disegni in base ai quali devono essersi compiuti i lavori in parola, e siccome tale documento rendesi indi- spensabile per le volute operazioni d’un collaudo definitivo dovea perciò riescir difficile procedere alle medesime senza quella scorta necessaria che deve guidare il giudizio sul regolare compimento dell’opera. 255 In uno dei marzocchi presenti nel monumento è presente la firma dell’autore “S. Sborgi”, come documen- tato da Federica Pinna nei lavori di restauro e pulitura da lei diretti negli anni 2009-2011. Nella pagina accanto, Monumento a Eleonora d’Arborea , particolare del bassorilievo in bronzo. Foto Stefano Orrù · Archivio Fondazione Oristano
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