Il monumento ad Eleonora d’Arborea

- 129  - 3. La calunnia è un venticello Le notizie false della storia nascono certamente spesso da osservazioni individuali ine- satte o da testimonianze imperfette, ma questo infortunio iniziale non è tutto e in realtà in sè stesso non spiega nulla. L’errore si propaga, si amplifica e vive solo a una condizio- ne: trovare nella società in cui si diffonde un brodo di cultura favorevole. In quell’errore, gli uomini esprimono inconsciamente i propri pregiudizi, odi e timori, cioè tutte le loro forti emozioni. Soltanto [ ... ] dei grandi stati d’animo collettivi hanno poi la capacità di trasformare una cattiva percezione in una leggenda. 223 È d’obbligo fare alcune considerazioni su quanti ancora sostengono che la statua di Eleonora d’Arborea sia stata una modificazione di un’altra rappresentante l’Italia turrita. Essa si fonda su inesatte e superficiali conclusioni, da abbagli presi circa l’au- tore, le modalità e i tempi di esecuzione. Molto spesso un’impressione scambiata per affermazione entra presto nell’accezione comune 224 . Un giudizio personale trasformato in verità assoluta, questi i principali meccani- smi che vennero innescati dai primi commentatori dell’opera. Alla base delle quali vi è la deludente percezione personale dell’opera rispetto alle attese, argomenti que- sti di cui abbonda la critica e la letteratura e che ripropongono l’annoso problema dell’arte come emozione, a cui si contrappone l’arte come pensiero. Commenti di pancia quelli del Costa, che non distingue il piano ontologico, da quello ermeneutico che lo porta a svilire il piano critico-valutativo, giudicando l’o- pera con termini di paragone impropri, (il volto di Eleonora, l’abbigliamento, e il gesto), soffermandosi al contenente piuttosto che al contenuto, metodo che il Giurì aveva, rovesciando il concetto (la statua deve essere un ricordo, un simbolo, una speranza), tanto caldamente raccomandato al Cambi per l’esecuzione. Alcune di queste interpretazioni hanno dato origine a leggende metropolitane che ancora circolano ad Oristano, compresa una versione a fumetti. Il primo che sol- levò dubbi sulla paternità della statua di Eleonora ad Oristano fu Alberto Prunas Tola già dopo pochi anni dalla inaugurazione del monumento. In una nota relati- va ad Eleonora d’Arborea della traduzione italiana del Reise uf der Insel Sardinien. Nebst einem Anhang über die phönicischen Inschriften Sardiniens del Barone von Maltzan“ 225 l’autore erroneamente attribuisce al Dupré la paternità della statua mal riportando quanto il Turco riferisce nella relazione del Giurì, che invece descrive il rapporto filiale del Dupré col Cambi: È un uomo rispettato con ammirazione filiale da Giovanni Dupré, l’artista meraviglioso dei nostri tempi . 226 223 Cfr. Marc Bloch, Réflexions d’un historien sur les fausses nouvelles de guerre, in Revue de synthèse historique , Parigi, agosto 1921, volume XXXIII, pp. 13-35. 224 Un esempio di quanto, deliberatamente omeno, gli oristanesi siano stati fino a tempi recenti imprigionati in queste dicerie lo troviamo a pagina 45 del fortunato volume Oristano e il suo volto di V. Mossa e G. Pau. Il commento della figura 30 rappresentante il monumento a Eleonora infatti così recita: «Più che l’im- magine ideale della Giudicessa, la statua sembra ricordare un’Italia turrita». 225 Cfr. Il Barone di Maltzan in Sardegna. Traduzione dal tedesco con note del cavaliere Alberto Prunas, Brigola & C Editori, Milano, 1886. 226 Cfr. Relazione del Giurì Artistico, p. 9.

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