Il monumento ad Eleonora d’Arborea
- 117 - Perché non imitare l’autore del famoso quadro regalato dal Satta Musio, messo in lotte- ria dal Comitato? L’autore di quel quadro ha conservato rigorosamente il tipo, il carat- tere della nostra eroina, il taglio dell’abito, la pezzuola che ha sulla testa, e il vezzo d’oro che scorgesi nell’antico ritratto – ben inteso abbellendolo. Perché non ha fatto altrettanto il Cambi? Avrebbe per certo risparmiato molte dicerie sul conto di quella statua, che non si vuol riconoscere dai suoi compatriotti. Vero è, se vogliamo, che nell’antico ritratto Leonora è un po’ bruttina; quantunque gli ammiratori, nell’entusiasmo, vi abbaino trovato quella bellezza cantata dal poeta Cubel- lo... Ma si sa bene in una regina, in una buona legislatrice ed in una coraggiosa guerriera, si trova tutto bello – anche un viso stranamente ovale, un naso stranamente lungo, ed una fronte stranamente spaziosa. Ma della statua ho abbastanza parlato. Mi resta ora di far rilevare il patriottismo del Municipio di Oristano, e la solerzia del Comitato, i quali fecero ogni sforzo, e moltissimi sagrifizi, per eternare la memoria dell’illustre figlia di quella terra, che ha ben dritto all’ammirazione di noi tutti. Le feste non potevano riuscire più belle; esse lascieranno sempre un grato ricordo nell’a- nimo di tutti i forestieri che visitarono la città di Oristano in quella circostanza; e tanto il Municipio, quanto il Comitato, non potranno che insuperbire della loro opera patriottica. Si calcolano a più di 15000 i forestieri intervenuti alle feste; e ciò che è degno di men- zione, e che dimostra l’indole pacifica di quelle popolazioni si è, che durante quei tre giorni di festini, non un furto, non una rissa, non il più piccolo inconveniente si ebbe a lamentare. Oristanohacollocatosopraunpiedestallolastatuadellasuagrandeeroina,appagando finalmenteunsuodesiderio,cheerapurvivonell’animodeisardi,edanchedeglistranieri. Valery, quando nel 1836 visitò la Sardegna, scrisse: “Mi rincrebbe assai di non aver potuto rinvenire ad Oristano né la tomba di Eleonora, né alcun vestigio che la rammentasse. La grande statua di marmo bianco, che va perduta in un boschetto di un piccolo giardino pubblico di Cagliari, sarebbe stata assai me- glio collocata nell’antica capitale del Giudicato di Arborea” - (Valery né altri, non sapevano ancora che quella statua era invece di un’antica sacerdotessa). La città di Oristano – lo ripeto – ha fatto un’opera patriottica; ed io chiudo questo mio terzo ed ultimo articolo colle parole scritte dal Mantegazza, a proposito della statua del nostro Domenico Alberto Azuni: “Quando una città ha la fortuna di aver dato la luce ad un grand’uomo e di ornare una delle piazze colla sua statua, rammen- ta al viaggiatore una pagina gloriosa della sua storia, e può uscirne onestamente superba. È la civiltà moderna che demolisce il castello del feudatario e colle vecchie pietre rizza una nuova scuola; è la nuova generazione che ai santi del calendario so- stituisce le statue dei santi del progresso!” 208 208 Cfr. Gazzettino Sardo , a. I, n. 51 del 31 maggio 1881.
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