Il monumento ad Eleonora d’Arborea

-  110  - il Direttore del Gazzettino Sardo – il Conte Nieddu Presidente della Corte d’Appello – il Comm. Piercy ingegnere delle ferrovie Sarde – il Cav. Guillot per il Municipio di Alghe- ro – il medico Dott. Leo per il Municipio d’Iglesias – e il Procuratore del Re d’Oristano. Alle sei e mezza lasciammo le mense e ci recammo nella piazza del monumento, dove una folla compatta e impaziente aspettava la premiazione delle donne che vestivano il miglior costume dell’isola. La banda rallegrava la serata. – Montammo sul palco in cui erano esposte in bella mostra le donne che aspiravano al premio. A dire il vero io mi aspettavo un risultato più soddisfacente; avrei creduto che il felice pensiero del Comitato nello stabilire i premi ai migliori costumi, dovesse far accorrere da ogni villaggio molte paesane – ma non fu così. Le donne che si presentarono non furono che una ventina in tutte, e dirò francamente che i costumi che vestivano non avevano per la maggior parte nulla di notevole; ne vidi molte che indossavano male quegli abiti, – mancava direi quasi il vero tipo, la sveltezza, quella grazia tutta paesana che dà risalto alle belle forme; in una parola, avrei deside- rato che le stesse paesane si fossero presentate al premio coi loro migliori abiti ed in buon numero. Non voglio con ciò dire che le fanciulle che indossavano quei costumi non avessero grazia, né mancassero di bellezza – il Ciel mi liberi da questa imprudenza che mi costerebbe un occhio! – dico solo, dico solo che non è l’abito che fa il monaco – e dentro gli abiti dei contadini ci vogliono i contadini, perocché le donne signorili non sagrifica- no mai intieramente tutto; e specialmente nelle pettinature e negli ornamenti vogliono sempre lasciar trasparire… il vero loro stato sociale, pregiudicando così i costumi sardi nella loro elegante semplicità… Mentre però, sopra quel palco, si era tutti intenti a passare in rassegna le pezzuole ricamate, le gonnelle di scarlatto, i corsetti dorati, e le camiciette candide, che celavano quello che non si vedeva, uno scricchiolìo improvviso, a cui seguì uno schianto fortissimo fece mandare un leggiero grido alle donnine, e con ragione. Un travicello si era spezzato ed una tavola aveva ceduto. Si abbandonò subito il palco dall’esposte e dagli esaminato- ri, e si rimandò la premiazione al doman l’altro. E per quel dì… non vi leggemmo avanti. Sono in grado pertanto di darvi oggi l’elenco dei costumi premiati, col nome delle donne dalle quali furono indossati: 1. L. 90,00 sorelle Cambilargiu (Osilo). 2. L. 80,00 a 5 donzelle d’Oristano e sobborghi. 3. L. 50,00 Lia Satta Musio (Dorgali). 4. L. 45,00 Satta Musio Antonica (Oruni). 5. L. 40,00 Cocco Rosa (Alà dei Sardi). 6. L. 35,00 Satta Verina e sorelle Chessa (Ploaghe). 7. L. 30,00 Maoddi Antonica e Cichi Angela (Gavoi). 8. L. 30,00 Aneris Gerolama (Samugheo). 9. L. 30,00 Oliveri Angela (Nuoro). 10. L. 30,00 Denegri Giovannica (Busacchi). 11. L. 30,00 Azzara Antonica (Iglesias). 12. L. 30,00 Sedda Carmelina (Sorgono). Ebbero premio d’incoraggiamento di L. 25 caduna quelle dei Comuni di Ossi, Fonni, Terralba, Ozieri, Bono e Benetutti. Fra le premiate erogarono a favore dell’Asilo ed Istitu- ti di beneficenza locali, l’importo del proprio premio, le signorine: Satta Verina e sorelle Chessa di Ploaghe, Lia Satta Musio di Dorgali, Satta Musio Antonica d’Oruni, e Sedda nobile Carmelina di Sorgono. Seguì l’illuminazione, e questa riuscì splendida; merita lode la società dei napoletani, che si addossò l’impresa di farla.

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