Autunno fredda è la tua voce
96 LXIX Estate, il tuo vello di caprone pende sulla città. Sconfinate albe di croco senza rugiade. Il ciclamino d’oriente protende i petali carnosi sul mare d’agata che specchia la cuspide rostrata del campanile. È l’ora dei sacrifici. L’ora del sonno più lieve dei vivi e dei morti. Tu scendi dalle rocce burrose verso le alghe di porpora e rechi il gran rhyton d’argento sbalzato in protomi taurine e crescenti lunari. Versa il miele e il latte nell’ara del mio sepol- cro. Io scenderò col gabbiano a sfiorarti la veste. LXX Canicola d’agosto Io sono come le nere soglie di basalto di case divorate dal tempo. Sono l’insegna spenta di una bottega di periferia, un’insegna che più non s’accende, gabbione di vetro appannato dalla polvere delle stagioni. Canicola d’agosto distruggimi sotto le foglie immobili dei platani. Portami nel caos. Io so di essere nulla.
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