Autunno fredda è la tua voce
83 Cammina lento sotto gli ulivi a levante verso un tempio ancora vergine. L’urna di vetro iridescente raccoglie ossa calcinate. Nostalgia di morte. Quando il fuoco non ha lasciato che piccole schegge d’osso frammenti di tibia di rotula vertebre cenere, cenere. Racchiuso in quel cofano azzurro riposto, quel che io fui. Nel sarcofago d’arenaria nel cuore della roccia. Davanti al gran mare. Sonno della morte cullato dalle onde cantato dal vento di maestro coperto di sabbia fiorito di papaveri gialli di erba di Santa Maria d’elicrisi fruscianti. Gran sonno eterno sul mare. Non lasciatemi a lungo in una corsia d’ospedale. La cortesia compassata la freddezza l’indifferenza al tuo male, a ogni male, è retaggio di quanti operano nelle lucide case del dolore. Si entra. Si esce. Si muore.
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