Autunno fredda è la tua voce
80 Fissità eterna. Un nembo di libellule scarlatte turbina sul mio capo. Io vivo. C’è un cane rognoso sul marciapiede. Non ha padrone. Dorme sulla soglia dei negozi. Genia di cani. Genia di schiavi. Avidi di servire. Disperati se non hanno padrone. Degeneri figli di lupi ignorano la libertà. Il cane rognoso guarda con occhi d’infinità mestizia o giace, come morto, sul marciapiede. Non chiede che il guinzaglio. Sogna collare e catena. I sogni del cane rognoso son moine attorno a bimbi scodinzolii all’appressarsi del passo di chi reca la ciotola fumante. Nati servi. Han sangue di servi. Odiano la libertà. Percossi si appiattano carezzati si stemprano in uggiolii di tenerezza leccano i piedi del padrone lo fiutano tra mille sconosciuti scacciati ritornano. Abbandonati cercano un nuovo Nume. Tenerezza negli occhi color nocciola calda malinconia sconfinata e abbandono stanco sotto il sole
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