Autunno fredda è la tua voce

76 ridesta gli uccelli. Brilla quando il raggio della luna fruga tra le foglie canute tremanti al soffio del Libeccio e i conigli corrono alla tana, i cani randagi s’acquetano nell’intrico delle siepi. Rudere stanco. Tu guardi sopra le acque morte della palude. Custode dell’oliveto dell’impiccato dove un solo albero non matura le bacche. Riponi la corda uomo senza nome e scivola in silenzio sotto l’arco infranto. Cammina perché avrai trovato anche tu, la tua pace. (Casa, 20 gennaio 1972) [s.n.] Un nembo di libellule scarlatte turbina sul mio capo, nel silenzio del mattino. Le foglie del riso sono lame di smeraldo grondanti rugiada. L’acqua torbida scorre, muta, tra lastre di cemento. Danza fulva di donnole, groviglio di piccoli corpi guizzanti in uno squittire sommesso tra spasimi di lucertole serrate da mandibole feroci dilaniate da piccoli denti belluini. Sommessa antica lotta per sedare la fame mattutina.

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