Autunno fredda è la tua voce
43 E di nessuno. Così pingue, feconda. E tanto lontana dalla schiena dell’uomo. Troppo bassa è la morbida terra d’aprile per l’uomo che non l’ama. Troppo lontana. La terra. Il tuo connubio con l’uomo è nel vomere caldo dell’aratro, nella ferita della trattrice rossa e azzurra che ti squarcia e t’insozza. Il tuo sacerdote, terra, siede tra leve calde e sa d’officina. Egli ti squarcia e ti stritola indifferente e lontano come il rombo del motore nel silenzio del meriggio quando i gabbiani vengono dal mare e sulla cresta nera della terra beccano i lombrichi che sanno di nafta. Tu terra non sai più il sudore dell’uomo. [s.d.] 38 L’anima mia è una città deserta nel meriggio d’agosto. I cani fiutano carte unte sull’asfalto e ogni alito di vento sa d’acque salmastre, di mendicanti addormentati all’ombra calda di case sgretolate dal sole. Un ragazzo dalla pelle ambrata si arrampica sui ruderi assurdi del Medio Evo per cogliere i fiori carnosi di cappero. [s.d.]
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