Autunno fredda è la tua voce
35 del mare. Mare verde, mare glauco mare di sangue quando il sole scende dietro l’ultima onda d’occidente. Il tuo cuore ha pulsato nella notte col popolo notturno degli insetti col saettare delle serpi col palpito verde dei ramarri con la gola calda delle lucertole col ronzio delle api selvatiche col brusio dei calabroni. Col tonfo del piccone e del badile dei predoni del marmo dei vampiri del tuo oro sommerso sotto la sabbia dei millenni 11 . Vecchia città, nel tuo sonno di sabbia ascoltavi 12 i vagiti dei neonati sull’ara di Thanit 13 e il salmodiare dei monaci le voci dei pirati 14 d’attorno alle fontane asciutte ed ai ninfei. Quante volte l’abate nel suo seggio sotto la cupa volta del Battista ha sollevato il capo sonnolento dal miniato Antifonario. All’urlo dei marosi era frammisto il gemito del naufrago, il rintocco della campana del galeone sotto la navata nera del mare. Quante volte l’Abate nella notte ha sentito la buccina d’Iolao e il grido di cinquanta concubine invocare l’approdo sotto l’ala beffarda del gabbiano sotto la sferza del libeccio. O meriggi d’estate quando il mare è bianco sotto un biancheggiar di cielo
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