Sa Pippia de Maju
- 95 - - 94 - de bandera e Oberaiu de Cascia che la componevano, quindi creando un supporto, un piccolo bastone chiamiamolo così.... Come veniva creato? Fasciandolo con una fettuccia verde e stringendo molto, perché si cercava di raccogliere degli steli non totalmente erbacei, ma non esageratamente fibrosi perché poi si scoprirà che, con l’utilizzo della stessa [Pippia de Maju ndr] che.. utilizzando, degli steli molto duri, in quel tempo poi ancora su Componidori teneva di più in mano, più di oggi sa Pippia, addirittura si creavano non dico dei lividi ma degli indolenzimenti della mano, si è scoperto così con l’esperienza piuttosto che per caso, che invece con gli steli un po’ più morbidi era meno faticoso, ma soprattutto poi essendo più malleabili, si poteva stringere meglio per rendere più rigido il supporto, alle due estremità che normalmente è lungo circa 40 cm, 35 ormai, perché si cerca di portare, (oggi però, allora non si facevano questi calcoli) la lunghezza definitiva a circa 55 cm, per una questione estetica ormai o quanto meno per determinazioni estetiche poi, che sia meglio o peggio è diverso! Alle due estremità si infilavano dei mazzolini di mammole che oggi convenzionalmente sono diventati mazzetti di 10, 11, 12, mammolette che vengono fasciate con del filo, circa 50 mazzetti, possono essere 45, 55, in merito alle dimensioni del fiore che per San Giovanni, quasi sempre, per quanto possibile, è la mammola blu, la più scura; ci sono due varietà di mammole, quantomeno qua in Oristano, blu con lo stelo più corto che viene un po’ più difficile la manifattura però più uniforme il colore, più forte e anche più lucido se si vuole, questi mazzetti di cui parlavamo prima vengono a loro volta raccolti in gruppi un po’ più numerosi, 5, 3, 8 dipende da chi poi manualmente li infila fra gli steli che non sono stati completamente fasciati ancora. [La fettuccia ndr] si inseriva prima, oggi non più, oggi c’è la possibilità utilizzando altri materiali di rendere comunque definitiva la tensione degli steli e quindi si aspetta di chiudere con la fettuccia, a questo punto però oltre che una fasciatura definitiva diventa anche un elemento estetico, quindi c’è la possibilità con del filo da vela che è sottile e poi con una pellicola trasparente che evita l’evaporazione e quindi mantiene più fresco il tutto...si compongono intorno e all’interno di questo fascio di pervinca, le mammole per formare una semisfera che poi viene definitivamente fasciata con la fettuccia, dopo aver contornato nella parte sottostante delle due estremità con delle foglie d’edera, questo è moderno però, è una cosa che viene fuori nei primi anni ‘80, cosa succedeva? Che i mazzetti esterni della semisfera, andavano ad appassirsi piuttosto che ad afflosciarsi, e quindi già a metà della Sartiglia esteticamente pareva più una parrucca arruffata che una semisfera, e quindi si era arrivati così, ma per tentativi, perché qualcuno aveva detto: «mettiamo questo piuttosto che quest’altro materiale» e si erano trovate queste foglie d’edera piuttosto resistenti, che contornando la parte inferiore della semisfera la reggono anche. Un’ altra funzione degli steli non fibrosi, ma un po’ più erbacei è che con l’azione della fasciatura sempre più forte, sempre più tesa fanno sì che l’acqua la parte umida degli steli venga verso l’alto, anche perché al centro viene tesa sempre di più, e che fungano quasi da vaso comunicante dell’acqua che va verso le mammole, tanto che oggi sa pippia dura per ancora un giorno o due ancora fresca, mentre come ripeto fino agli anni ‘80, ai primi anni ‘80, alla fine della manifestazione era avvizzita. [...] le cuciture erano diverse, proprio per evitare che la tensione della fettuccia si allentasse, l’ultima cucitura è fatta assolutamente da sa Priorissa che comunque sono interne a tutte queste cose [...] [Alla domanda «Lei la preparava insieme a qualcun altro?» l’Informatore risponde:] sempre con N., Ignazio Pinna e Giuseppe Vacca [...] fino ai primi anni 2000, da quel momento in poi, piano piano, bbiamo ceduto questa pratica a Michele Pinna e Gianni Dessì” Il Sig. Giuseppe Vacca (1952) che ha costruito sa Pippia de Maju a partire dai primi anni ‘80 testimonia: “Io ho avuto la fortuna di entrare a far parte del Gremio nell’80, avevo 27 anni, mi ero appena sposato, credo di essere il più giovane, […] [quando ha iniziato a fare sa Pippia de Maju? ndr] praticamente l’anno dopo, per combinazione, perché la facevano due anziani. Lui [si riferisce a Gianni Sabattini ndr] che non faceva parte del Gremio, era un mio carissimo amico e aveva un negozio di fiori, quindi aveva in mano una parte di tecnologia che lui ha portato e abbiamo adottato, quindi siamo entrati subito nelle grazie del Gremio che contava, […] hanno visto che noi eravamo molto appassionati, che ci piaceva, che ci interessava molto portare avanti questa tradizione, quindi ci hanno subito coinvolto nella realizzazione. [Si riferisce ai componenti del Gremio Ignazio Pinna e N.P. ndr] Noi nell’81, io e lui [l’informatore si riferisce a Gianni Sabattini ndr] siamo stati invitati a farla [...] Negli anni ‘80, ‘81, ‘85, ‘90, ‘95 ecc..., sa ippia de Maju, (a parte che noi la facevamo sia di domenica che di martedì, per tutti e due i Gremi) ...chi eravamo? Io, lui [l’informatore si riferisce a Gianni Sabattini ndr] un altro amico, mia moglie, sua moglie e forse altre due persone, quindi sa Pippia de Maju la facevamo in 4-6 p rsone, la facevamo a cas mia o a casa sua [l’informatore si riferisce a Gianni Sabattini ndr] , quindi non la facevamo al Gremio, non c’era il Gremio che veniva, non c’era su Componidori che voleva partecipare, no! Ce l facevamo per conto nostro […] per noi è sempre stata una grande emozione, un grandissimo piacere, poi la realizzazione è diventata ancora più piacevole, però voglio dire, avere l’onore di fare sa Pippia de Maju e di godermela tutta io da solo, figurati se non andava bene! quindi noi per 10, 15 anni l’abbiamo fatta da soli senza cercare nessuno. Ci siamo fatti le nostre cene, le nostre cose […] noi l’abbiamo fatta dall’80 al ‘97, l’abbiamo fatta anche per san Giuseppe, e poi per san Giovanni fino al 2002. […] Ti spiego prima tecnicamente come si fa: devi procurare le mammole, che sono 1500/2000 mammole dipende da come vuoi fare sa Pippia de Maju, ti devi procurare la pervinca che ti serve per il fusto, ti devi procurare il nastro per avvolgerla, e poi la realizzi. Questo è! In termini nudi e crudi per fare sa Pippia de Maju. La cosa magica della fattura de sa Pippia de Maju sta nel fatto che queste 2000 o 1500 mammole le devi trovare! L’anno in cui
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