Sa Pippia de Maju
- 63 - - 62 - una vera e propria “tradizione di raccolta in festa” che nonostante oggi sia cambiata nell’organizzazione del prelevamento di alcuni materiali, continua a essere praticata con divertimento e spensieratezza dai nuovi costruttori, con la sempre attiva partecipazione di Vacca e Sabattini. La loro raccolta iniziava la mattina presto: l’incontro era stabilito in una casa di campagna con pochi amici per iniziare la giornata di festa con la colazione, essendo un giorno di bagordi, non ci si risparmiava: da subito si beveva un bicchiere per brindare alla giornata che li attendeva e nel frattempo si preparava della carne alla brace, l’atmosferadi convivialitàeallegriarisultapalesedai racconti degli informatori. In questo clima di Carnevale, si decideva durante la mattinata di spostarsi nelle vicine campagne e nei paesi limitrofi per iniziare la raccolta. Durante la giornata era necessario recuperare tutti gli elementi vegetali necessari per la costruzione dello “scettro” fiorito: pervinca, edera, violemammole. Gianni Sabattini e Giuseppe Vacca si spostavano dalla città per recuperare i fiori necessari per la preparazione, recandosi nei paesi in cui alcune famiglie che coltivavano le viole mammole nei propri giardini decidevano di buon grado di offrirle per la causa, per loro era una sorta di onore. In questi contesti familiari, i due raccoglitori venivano accolti con “su cumbidu” 68 : Vernaccia 69 e dolci. Con il passare degli anni questo appuntamento divenne una vera e propria tradizione, che le famiglie in questione aspettavano con entusiasmo. I costruttori de sa Pippia de Maju , dal canto loro, vivevano questa raccolta con estrema naturalezza e divertimento: per loro era un giorno di eccessi, di scherzi, di ebrezza e convivialità, era Carnevale. Non rispettavano orari precisi o schemi prestabiliti, la giornata si delineava in base a ciò che accadeva con il passare delle ore. La raccolta della pervinca e dell’edera avveniva nel momento in cui risultava più semplice ai costruttori; il tempo era relativo, non si badava all’orologio mentre si brindava con gli innumerevoli aperitivi offerti durante la lunga giornata. Si arrivava così, presso il luogo stabilito per la costruzione de sa Pippia de Maju a sera inoltrata, inebriati e felici, questo in particolare significava che tutto si era svolto nel migliore dei modi. Qui, precedentemente o successivamente la cena, in compagnia di pochissimi amici e le rispettive mogli, si costruiva il doppio mazzo di viole festeggiando in un contesto tranquillo e familiare. Oggi sa Pippia de Maju del Gremio dei Contadini, viene costruita da Gianni Dessì e Michele Pinna, che interpretano la loro raccolta adeguandola al naturale cambiamento che ha subìto nel tempo. Ora non ci si reca più di casa in casa per raccogliere le mammole che venivano appositamente donate al Gremio; per sicurezza molte vengono ordinate in vivaio, non potendo rischiare di rimanere senza a causa di una cattiva annata o con dei fiori non troppo belli. Un’altra parte, invece, viene colta sia dai costruttori che da alcune donne del Gremio presso la corte della chiesa di San Giovanni dei Fiori, dove da qualche tempo vengono coltivate le viole, oppure presso qualche giardino privato, messo a disposizione del Sodalizio per l’occasione. Il clima di festa viene percepito dalla mattina presto. Gianni Dessì e Michele Pinna s’incontrano per fare colazione in un bar, successivamente si spostano nelle vicine 68 Trad. Lett.: L’Invito 69 Vino tipico prodotto nell’Oristanese campagne oristanesi e dei paesi limitrofi per raccogliere la pervinca. Si ispezionano i luoghi prescelti per trovare e cogliere solo i fusti che abbiano la giusta consistenza, non troppo sottili né troppo spessi, non troppo giovani né troppo vecchi, devono aver raggiunto la giusta “maturazione”. Il fascio di pervinche viene conservato al buio nel mezzo utilizzato per gli spostamenti.
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