Sa Pippia de Maju

- 53  - -  52  - Arbres Branches et bouquets de Mai, entre ces trois symboles du mois, ou du Printemps, existe une différence de forme; mais dans les coutumes, ils peuvent se remplacer, selon les possibilités du lieu qui fournit telles ou telles espèces végétales, et la nature de l’endroit où l’on veut les utiliser (place publique, devant de la maison, rebord de la fenêtre, toit d’une maison, etc..). Aussi le nom de mai, et ceci aussi haut que les documents historiques français nous permettent de remonter, désignet-il indifféremment l’une ou l’autre de ces trois formes symboliques, le bouquet pouvant d’ailleurs être constitué simplement par de petites branches fleuillues, et non pas nécessairement, comme au sens moderne, par des fleurs assemblées. Ainsi, on nomme trés souvent dans les documents ruraux bouquet le sommet non ébranché de l’arbre de mai (VAN GENNEP 1945: 1516) Nonostante la diversità degli elementi rituali, il fattore comune è il simbolo che questi, da soli o manipolati da attori specifici, esprimono, ovvero come più volte ricordato: la rinascita della Natura, l’arrivo della Primavera che si manifesta tramite la ritualizzazione degli elementi vegetali. L’utilizzo di mazzi fioriti o lunghi rami, ornati o meno di fiori e nastri è tipico di diverse cerimonie, da quelle del fidanzamento, di cui un esempio attestato in Italia può essere quello del «Maggio Fiorentino», durante il quale i ragazzi piantavano rami o alberi davanti la casa della propria innamorata; oppure lasciavano dei mazzi di fiori con specifici significati come segno di interessamento, (uso documentato anche da Van Gennep in Francia). In Sardegna l’utilizzo di fiori di pervinca era tipico del periodo nuziale, per ornare il corredo degli sposi ad esempio come accadeva a Seneghe: “Io ricordo che il corredo per la sposa era tutto ornato con pervinche fiorite intrecciate” (Intervista a F.M. Del 14/02/12). Altri scopi assumono mazzi di specifiche erbe destinati a proteggere il frumento, o rami e fiori utilizzati per adornare chiese e piazze dove vengono celebrate cerimonie festive, si pensi all’alloro per la Sardegna e la Sicilia ad esempio, tipico elemento vegetale che accompagna la Festa; le pertiche utilizzate per costruire le pire dei falò cerimoniali ecc. L’alloro inparticolare, è una specie vegetale dal forte significato simbolico (BUTTITTA 2006), come scrive I.E. Buttitta rappresenta il “simbolo della vita vegetale che si rinnova” (BUTTITTA 2008: 245) , viene impiegato come addobbo in molte culture con una tradizione agro-pastorale, in occasione di feste e riti popolari, proprio con lo specifico scopo di “auspicio di rinnovamento vegetale” (BUTTITTA 2008: 244). A Seneghe (OR), la prima domenica di maggio viene ancora oggi celebrata “S’arregotta de sa linna” 53 per festeggiare a Luglio (2 e 3) SantaMaria della Rosa e Santa Elisabetta, questa raccolta, in particolare, risulta molto interessante: il rito oggi ha subìto alcune modifiche ma in passato fino agli anni ‘60 ca. del 1900 era uso recarsi nel bosco, tagliare un albero e trainarlo con i buoi fino al paese, questo veniva trasportato fino alla corte della chiesa di Santa Maria della Rosa e innalzato intero, successivamente con la legna che si era ottenuta tagliando i rami più bassi e piccoli dello stesso albero, (a cui si doveva lasciare intatta la chioma verdeggiante all’apice), si costruiva il falò 53 Trad. Lett.: La raccolta della legna cerimoniale, arso per le vigilie delle feste. 54 A proposito della raccolta cerimoniale della legna e nello specifico dell’elemento vegetale dell’alloro, presente in numerose celebrazioni rituali di diverse culture Buttitta scrive: Il significato ultimo della prova del pellegrino consiste nel ripetere, nel rivivere, la vicenda di nascita, morte e resurrezione della pianta, della natura, del cosmo. Se è possibile leggere in questo viaggio una fuoriuscita dal sicuro cosmos ordinato del paese verso un caos imprevedibile allo scopo di recuperare le “energie” necessarie alla sopravvivenza del gruppo, il richiamo alla ricerca della sacra pianta della vita [...] Una ricerca che può dare buon esito solo se compiuta con umiltà e per il bene di tutti. Le “selvagge” energie riportate debbono essere addomesticate dalla norma. Non è un caso che le processioni dell’alloro percorrano tutto il paese: esse compiono un’opera di sacralizzazione dello spazio (delimitando il cosmo in cui la comunità si riconosce) e, nello stesso tempo, di rifondazione e garanzia di ordine, di stabilità (BUTTITTA 2006: 84) Vengono riportati tutti questi esempi per consentire a chi legge di avere un quadro preciso dei riti presi in considerazione nell’indagine, tutto ciò infatti risulta importante per comprendere i cerimoniali del Maggio nelle molteplici possibilità in cui viene elaborato il rito. A parere di chi scrive, è proprio in questo contesto che può inserirsi una linea di ricerca relativa a sa “Pippia de Maju” simbolo vegetale della Sartiglia di Oristano. Altri autori hanno accennato alla possibilità di questa ipotesi, ma non abbiamo trovato da parte loro degli approfondimenti che ne dessero una lettura completa. Con questa ricerca si tenta di fornire al lettore un quadro più omogeneo per elaborare una nuova, possibile interpretazione del simbolo Pippia de Maju . Un altro studioso e professore di tradizioni popolari che dedica alcuni studi alla tradizione del Maggio è Paolo Toschi (1893-1974); che nel suo testo “Le origini del teatro italiano” 1955, cerca di spiegare la genesi della commedia e del teatro sostenendo la tesi secondo la quale, questo avrebbe origine nelle tradizioni popolari della nostra società. Egli basa le sue ricerche su quelle feste annuali e stagionali che implicano riti di rinnovamento e propiziazione, che scandiscono momenti calendariali di instabilità e incertezza: (Capodanno, Carnevale, Calendimaggio, di chiara derivazione pagana e Natale, Epifania, Pasqua nelle quali è palese la derivazione cristiana) queste, segnano quindi la fine di una fase, che implica la purificazione del tempo consumato e l’inizio di una nuova fase, di un tempo rinnovato . Durante tali feste popolari, venivano celebrati riti attraverso i quali era necessario espellere il male accumulato nella fase trascorsa, eseguendo la “messa in scena” di determinati canovacci istituzionalizzati, per potersi assicurare attraverso tali pratiche che il nuovo ciclo fosse favorevole: “ I riti nei quali viene a configurarsi e ad atteggiarsi 54 In: Erika Meles, Tesi di Laurea: “Luoghi dell’identità. Rito, memoria e concezione dello spazio a Sene- ghe (OR), Università degli Studi di Sassari 2012

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