Sa Pippia de Maju
- 51 - - 50 - Sia che questo simbolo venga rappresentato da un attore che lo personifica o da un semplice elemento vegetale, il significato del rito rimane il medesimo, ovvero quello di rendere palese e tangibile l’arrivo della Primavera, propiziandolo e manifestando- lo durante la festa comunitaria. Un’altra considerazione deve essere fatta sugli “emissari” della Primavera o gli attori che ricoprono il ruolo di personificare la Vegetazione, si tratta sempre di fanciulli, in alcuni casi non viene fatta distinzione tra maschi e femmine, in altri i piccoli gruppi di questuanti sono di un unico sesso. I bambini come i poveri e gli emarginati sono figure dell’alterità, un tramite diretto con il mondo dei defunti, non è un caso che sia- no proprio i fanciulli ad attuare queste tipologie di rito, i bambini nell’età pre adole- scenziale (che sicuramente non possono rappresentare l’elemento orgiastico tipico di molti altri riti della vegetazione) simboleggiano il diretto tramite col mondo sot- terraneo delle potenze ctonie, che risulta indispensabile ingraziarsi per augurarsi il germinare di un buon raccolto e una buona annata (BUTTITTA 2009-2013; TOSCHI 1976; BONANZINGA 2003). Abbiamo quindi diverse tipologie di Attori che celebrano il rito del Maggio, una di queste è “Le Feillu”: si tratta di un ragazzo completamente ricoperto di rami e foglie che viene portato cerimonialmente in processione in testa a un corteo questuante: On peut appeler ainsi, au Moussu, employé dans qu lques régi ns, le garçon, très rarement la fille, babillé de verdure ou de mousse qui représente manifestement le renouveau de la végétation et qui est conduit en tête du cortège de quête. La règle générale est qu’il doit être parfaitement déguisé, et même invisible, comme si la vue de son humanité entrainait un risque d’atténuation, sinon même de destruction, de la Puissance qu’il représente (VAN GENNEP 1945: 1488) 50 Canton de Soulz-sous-la-Fôret: le Pfingstdreck (ordure de Pentecôte) d’Herm- merswiller est un écolier entouré de fleurs et de feuillages; il est précédé d’un camarade qui porte une perche avec un bouquet. Autrefois, ce cortège était constitué par des jeunes gens qui se rendaient à cheval dans les villages voi- sins (Lefftz) (VAN GENNEP 1945: 1494) 51 Altra importante tradizione è quella che prevede l’utilizzo del Maggio rituale in particolari prove di abilità come quelle eseguite a cavallo: Course à cheval, Châtillon-sur Sèvre, avec participation des deux derniers mariés. En Alsace, autrefois “dans quelque village” et nottament à Schleital, les futurs conscrits faisaient un course à travers champs le jour de la 50 Trad. : si può chiamare così: “Moussu”, il ragazzo o raramente la ragazza, addobbato di verde o mu- schio che in alcune regioni rappresenta manifestatamente il rinnovamento della vegetazione e che conduce il corteo questuante. Travestito e invisibile, come se la vista della sua umanità attenuasse o addirittura distruggesse il Potere che rappresenta. 51 Trad. : Il “Pfingstdreck” d’Hermmerswiller è uno studente ricoperto di fiori e fogliame; è preceduto da un compagno che porta una pertica con un mazzo. Una volta, questo corteo era costituito da ragazzini che si recavano a cavallo dei paesi vicini. Pentecôte; même coutume à Osthausen, exécutée seulement par les fils de cultivateurs; celui qui arrivait le premier recevait un bouquet de fleurs. A Pernes, la fête du carri qui se célébrait le 1er mai, comportait deux courses, la première à cheval et le dimanche suivant à âne. Intéressante surtout est celle qui se faisait à Port-sur-Saône le 13 mai, jour d’une foire important, au commencement du XIX° siècle. Son ouverture était annoncée par un héraut à cheval, enrubanné, tanant à la main un pieu garni d’aguillettes et précédé d’un musicien. A midi, ces deux cavaliers faisaient trois fois le tour de la fontaine, puis se rendaient à Magny, à un quart d’heure de là, où ils faisaient aussi trois fois le tour du four banal. Ensuité, ils revanaient au milieu d’une prairie et, avec les jeunes gens de Port-sur- Saône, ils plantaient solidement en terre le bâton garni d’aigullettes. Tous les cavaliers se mettaient en ligne à une extrémité de la prairie et couraient ventre a terre, à un signal convenu, pour arracher le bâton. Celui qui y réussissait devait atteindre la première auberge du bourg sans se laisser enlever son trophée. On le couronnait alors de lauriers, on le promenait par le bourg, chaque aubergiste lui devait une bouteille de vin et un pain blanc de deux livres; toutes les marchandises encore étalées après le coucher du soleil lui appartenaient et son cheval pouvait paître toute l’année sans redevance dans le pré où la course avait eu lieu (VAN GENNEP 1945: 1698) fa riferimento a Thuriet e Beauquier. 52 Per quanto riguarda gli Alberi, i Rami e i Bouqu t di maggio , il Van Gennep afferma che la tipologia rituale di questi tre simboli così come le specie vegetali utilizzate, possono variare a seconda della zona in cui ci si trova e relativamente al luogonel quale ilMaggio viene celebrato, quindi questo, non assume una forma fissa e stabile, riscontrabile in tutti i luoghi medesima e immutabile, ma può assumere le più svariate forme: dal mazzo di fiori campestri (che variano necessariamente da regione a regione) a rami di specie arboree di diverso genere, (alloro, betulla, pino, quercia ecc.) Oppure può essere impersonato da un ragazzo totalmente coperto da una struttura di rami, foglie e fiori, o da piccole fanciulle ornate con una corona di fiori campestri e recanti piccoli mazzi fioriti. 52 Trad. : Corsa a cavallo, Châtillon-su Sèvre, con partecipazione di due uomini sposati recentemente. In Alsazia, In qualche paese, e com’è noto a Schleital, i futuri soldati erano soliti fare una corsa at- traverso i campi il giorno di Pentecoste; stessa usanza a Osthausen, eseguita solamente dai figli dei contadini; il ragazzo che arrivava per primo riceveva un mazzo di fiori. A Pernes la festa del “carri” che si celebrava il primo maggio, comprendeva due corse: la prima a cavallo, e la domenica successiva a cavallo d’asino. Interessante soprattutto quella [corsa ndr] che viene fatta a Port-sur-Saône il 13 mag- gio, giorno di una fiera importante all’inizio del XIX° siècle l’apertura della corsa è annunciata da un araldo a cavallo ornato con nastri, che porta una pertica guarnita con (corde intrecciate?) e preceduto da un musico. A mezzogiorno questi due cavalieri facevano per tre volte il giro della fontana e poi si recavano a Magny, a un quarto d’ora da lì, dove facevano per tre volte il giro del forno. Successiva- mente rientravano, passavano attraverso una prateria e piantavano solidamente per terra il bastone guarnito di (corde intrecciate?). Tutti i cavalieri si posizionavano in linea da una parte della prateria, si mettevano pancia a terra e al il segnale convenuto strisciavano in questo modo per prendere il palo. Quello che riusciva nell’intento, doveva raggiungere la prima locanda del borgo senza lasciarsi toglie- re il suo trofeo. Lo si incoronava allora di allori, lo si portava a spasso per il borgo, ogni locandiere gli doveva offrire una bottiglia di vino ed un pane bianco di due libbre. Tutti i prodotti ancora appesi fuori dopo il tramonto gli appartenevano e il suo cavallo poteva pascolare gratuitamente nel prato in cui si era svolta la gara.
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